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Viaggi, cacciatori di tesori. “Uova di Fabergé”, sette opere d’arte smarrite dal valore inestimabile
Quando si parla di viaggi e storia si finisce inevitabilmente, prima o poi, a parlare di archeologia e tesori nascosti. Se amate anche il mondo del cinema il passo successivo finisce con l’indirizzarsi, per ovvie ragioni, sull’archeologo cinematografico più invidiato e apprezzato: Indiana Jones. Tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo sicuramente sognato di partire all’avventura e dare la caccia ai tesori nascosti sul nostro Pianeta.
Se nella vita reale tutto ciò potrebbe risultare complicato, nessuno ci vieta di farlo virtualmente! Siete pronti? Indossate il vostro cappello perché oggi viaggeremo a ritroso nel tempo, tornando al periodo dell’orafo Peter Carl Fabergé, gioielliere di Corte al servizio dello Zar di Russia Alessandro III.
LA STORIA
1885, Alessandro III è angosciato per la salute della moglie Marija Fëdorovna. Quest’ultima, che da vent’anni ha oramai lasciato la Danimarca, è spesso colpita da un forte senso di depressione al dolce ricordo delle sue terre natali. Lo Zar, volendo alleviare la malinconia della moglie, commissiona all’orafo Peter Carl Fabergé il compito di creare un prezioso e pregiato dono d’amore. Nacque così un manufatto, realizzato con smalto opaco di colore bianco, chiamato “uovo con gallina” contenente all’interno, “schiudendosi” come una matrioska, un prezioso tuorlo dorato e la miniatura di una gallina d’oro con occhi di rubino. L’opera d’arte, che fece immediatamente breccia nel cuore della zarina, entusiasmò gli animi dei massimi esperti di gioielleria mondiale. Alessandro III decise quindi di farla diventare una tradizione, nominando Fabergé stesso gioielliere ufficiale della Corte Imperiale e commissionando di anno in anno nuovi “preziosi scrigni” pasquali. L’orafo realizzerà, fino al 1917, ben 52 uova per la famiglia Romanov.
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LA REALIZZAZIONE
La preparazione e la realizzazione delle uova occupava un anno intero: scelto il progetto una squadra di artigiani lavorava, ininterrottamente, per assemblarlo. Il segreto per ottenere la sua straordinaria lucentezza era l’applicazione di almeno sette strati di smalto, che cuocevano fino agli 800°, abbelliti successivamente con oro e argento, platino, perle, pietre preziose e a volte legno pregiato. Marchiate col segno di autenticità, “Casa Fabergé”, erano fornite di dispositivi originali ideati specificatamente dall’orafo. La creazione della sorpresa, elemento imprescindibile delle opere, veniva circondata dalla massima segretezza. Manufatti perfetti e splendidi che fungevano da scrigno per piccole e altrettanto meravigliose opere d’arte di gioielleria, come ad esempio piccoli orologi. Un miracolo artistico, realizzato totalmente a mano, a cui ancora oggi si stenta a credere.
UOVA DI FABERGÉ
Le “uova di Fabergé” oggi valgono milioni di dollari; questi piccoli oggetti sono vere e proprie opere d’arte. Centinaia di diamanti e perle, ciondoli di zaffiro o rubino e ritratti in miniatura dipinti all’interno, hanno contribuito ad espanderne la fama tra gli appassionati e i collezionisti. Dopo la rivoluzione le uova imperiali furono saccheggiate dai bolscevichi e vendute per fare cassa. Tra il 1930 e il 1933 quattordici gioielli “lasciarono” la Russia e si dispersero in tutto il Mondo. Alcune oggi fanno parte di collezioni private, tre sono di proprietà della regina Elisabetta, altre si trovano all’interno di musei e altre ancora sono misteriosamente scomparse. Il Museo Fabergé di San Pietroburgo aperto nel 2013 ospita, oltre al famoso “uovo di gallina” dell’imperatrice Fëdorovna, altre otto Uova imperiali provenienti dalla collezione del magnate russo Viktor Vekselberg acquistate da quest’ultimo, per cento milioni di dollari, da un collezionista americano.
LA MORTE DI FABERGÉ
Nel 1917 i bolscevichi, irrompendo dentro al Palazzo d’Inverno, saccheggiarono i preziosissimi manufatti degli Zar, col fine di rivenderli. La Maison Fabergè fu nazionalizzata dal nuovo regime, i suoi artisti si sparsero per il Mondo e i suoi beni furono confiscati dal governo. Peter Carl Fabergé lasciò la Russia nel settembre del 1918 e si stabilì in Svizzera. Non si adattò mai alla vita in esilio e morì a Losanna nel settembre del 1920 all’età di 74 anni. Il lusso delle suo creazioni divenne mito.
UNA NUOVA SPERANZA
Qualche anno fa un uovo, visto per l’ultima volta in pubblico nel 1902, venne ritrovato in un mercatino delle pulci nel Midwest degli Stati Uniti e acquistato da un commerciante di metalli per 14 mila dollari. Ignorando di quale tesoro fosse venuto in possesso, l’uomo progettò di fonderlo per recuperarne l’oro e i materiali preziosi. Prima di compiere tale azione esaminò più a fondo lo strano oggetto prezioso notando sull’orologio, incastonato in quest’ultimo, la marca “Vacheron Constantin”. Una ricerca su Google e il parere di un’esperto, lo portarono alla clamorosa scoperta: era entrato in possesso di uno degli otto esemplari mancanti della collezione di uova create dall’orafo Fabergé, dal valore di 24 milioni di dollari! Inevitabilmente il ritrovamento riaccese le speranze e l’ardore dei cacciatori di tesori di tutto il Pianeta.
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LE UOVA DISPERSE
Uovo con gallina e pendente di zaffiro (1886), Uovo sul cocchio con cherubino (1888), Uovo necessaire (1889), Uovo malva (1897), Uovo di nefrite (1902), Uovo reale danese (1903) e Uovo in memoria di Alessandro III (1907). Questo è l’elenco delle opere d’arte che risultano ancora disperse e che quindi, da un momento all’altro, potrebbero essere ritrovate. Fotografie scattate dalla famiglia dello Zar, certificano l’esistenza di cinque di queste. Per le altre, invece, è possibile affidarsi solo ai nomi che appaiono sui contratti della Maison Fabergé. Nessuno ha idea del loro aspetto o di dove possano essere, un mistero che ossessiona gli storici dell’arte da decenni.
UOVO NÉCESSAIRE
Sopravvisse alla Rivoluzione ed appare nell’inventario dei beni trasferiti al Sovnarkom nel 1922. L’uovo partecipò alla prima esposizione di Fabergé in Inghilterra del 1949 e pare che venne venduto nel 1952, da un antiquario, ad un acquirente rimasto anonimo. Dopodiché, di questo uovo tempestato di diamanti, rubini e smeraldi contenente 13 oggetti, necessari per la toeletta, si persero le tracce.
UOVO SUL COCCHIO CON CHERUBINO
Esiste una fotografia sfocata, del 1902, in cui è possibile intravederlo seminascosto da un altro uovo. Nell’Archivio Storico di Stato Russo, a Mosca, è conservato un manoscritto nel quale viene brevemente descritto come un “Angelo che tira un carro con uovo”. La sorpresa sembrerebbe essere un orologio.
UOVO MELVA
L’Uovo Malva è andato perduto. Solo il portaritratti, a forma di cuore, contenuto al suo interno si è conservato. Un sofisticato meccanismo permette a quest’ultimo di aprirsi e rivelare un trifoglio smaltato verde. Ogni foglia racchiude le miniature dello zar Nicola, della zarina Alessandra e della loro prima figlia Olga.
UOVO DI NEFRITE
L’Uovo di Nefrite fu esposto a Londra nel 1935. Una pubblicazione del 2004, a cura di Alexander von Solodkoff, sembra suggerire il suo ritrovamento, ma la maggior parte degli studiosi non pare essere d’accordo.
UOVO CON GALLINA E PENDENTE DI ZAFFIRO
Il design esatto dell’Uovo con gallina e pendente di zaffiro non è noto, in quanto non ci sono fotografie o illustrazioni. Viene descritto, nell’archivio imperiale russo del febbraio 1886, come una “gallina in oro e diamanti rosa” che prende un uovo di zaffiro da un nido. Allo stato attuale, delle cose, non è dato sapersi se l’uovo in questione sia andato perduto oppure se si trovi in mano a privati.
UOVO REALE DANESE E UOVO IN MEMORIA DI ALESSANDRO III
Di queste due uova si hanno pochissime informazioni. Sembrerebbe esistere, per entrambe, solo un’immagine a certificarne l’esistenza.
Voi cosa ne pensate? Dite che presto avremo notizie anche sul ritrovamento ufficiale delle ultime uova in questione? Tutto è possibile staremo a vedere! Noi di OA Plus vi terremo sicuramente aggiornati.
Per oggi la nostra caccia ai tesori finisce qui. Vi do appuntamento al prossimo articolo.
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Crediti Foto: Felix Lipov / Shutterstock.com