Teatro
Teatro. “Lasciami volare”, finalmente a teatro la storia di Emanuele (Ema PesciolinoRosso)
La storia di Emanuele e di suo padre Gianpietro, raccontata attraverso il teatro
Mi è capitato di conoscere Gianpietro e la moglie in una spiaggia di Riccione, ad uno dei tanti meeting che fanno per incontrare i giovani e le loro famiglie per portare un messaggio importante. Ho ascoltato commossa la storia che Gianpietro ha raccontato ed ho visto padri e madri alzarsi ed abbracciarlo alla fine dell’incontro. Questi genitori piangevano nell’abbraccio. E si capiva. Si capiva tutto. Si capiva che anche loro avevano perso un figlio. Si perché questa è una storia triste ma molto attuale, talmente attuale che Gianpietro ha fondato un’associazione a supporto dei giovani e delle loro famiglie, “Ema PesciolinoRosso”.
Ma chi era il pesciolino rosso? Quando era piccolo, Emanuele aveva un pesciolino rosso. Un giorno, in partenza per le vacanze, il papà convinse Emanuele a liberare il pesciolino nel torrente vicino a casa. Il bambino era contrariato ma il padre lo convinse che sarebbe stato meglio in libertà. Lo liberarono e passò subito un gabbiano al volo che lo inghiottì. Vi potete immaginare la reazione di Emanuele che si arrabbiò moltissimo col padre (sorride Gianpietro mentre lo racconta). Passano gli anni e accade un fatto. Una sera Emanuele che ormai ha 16 anni, va ad una festa a casa di amici. I genitori sono tranquilli perché il figlio è in quello che dovrebbe essere un ambiente protetto, una casa, insieme agli amici.
Durante la serata però accade una cosa inaspettata. Emanuele prende (o gli viene servita a sua insaputa?) una pastiglia maledetta. Una droga, un cosiddetto “acido”. Il ragazzino perde subito il controllo ed inizia a stare male. Molto male. E’ in stato confusionale e vuole andare a casa. Il suo amico, quello che dovrebbe essere un suo amico, lo accompagna a casa, ma poi, sulla porta, vedendolo in quelle condizioni, lo convince ad andare a fare un giro per smaltire un po’ l’effetto della droga prima di andare a casa.
Emanuele è confuso, probabilmente ha delle allucinazioni, sta male e ad un tratto si tuffa nel torrente (siamo nel bresciano). E muore così, nello stesso punto dove era morto il suo pesciolino rosso. I genitori vengono avvisati e prontamente arrivano sul posto. Il padre è disperato e vuole tuffarsi per cercare il figlio (in quel momento disperso). E’ una notte brutta, le condizioni climatiche sono sfavorevoli, il torrente è molto agitato e i soccorritori gli impediscono di farlo per non mandarlo incontro ad una morte certa.
Da quel momento la vita della famiglia di Emanuele cambia. Si respira solo dolore, disperazione. Gianpietro si sente inutile e desidera morire. Si sente anche colpevole, per non aver saputo ascoltare suo figlio in un momento delicato della sua vita. Poi, una notte, fa un sogno. Sogna di cadere in quel torrente e arriva Emanuele a salvare lui e la sua anima. Emanuele ha un messaggio per lui: “vai e parla con i giovani e con le loro famiglie. Puoi salvarne ancora tanti”.
E così da quel sogno Gianpietro ha una nuova ragione di vita, fonda l’associazione e porta in giro la storia di Ema il pesciolino rosso.
Dal 2014 ha tenuto in tutta Italia oltre 1.600 incontri in oltre 500 città, in scuole, oratori e piazze con tantissimi genitori e ragazzi.
In Facebook, con oltre 330.000 fan, Ema PesciolinoRosso è ormai diventato il luogo per genitori e figli dove incontrarsi e condividere messaggi di speranza, amore e riflessione
L’associazione ha scritto diversi libri, il più amato è “Lasciami volare” un dialogo per figli e genitori volto a cercare di abbattere quel muro che troppo spesso li divide.
“Lasciami volare” è diventato anche un’opera teatrale, una rappresentazione, una tragedia moderna ispirata alla storia di Emanuele, che viene portata in tour nelle città italiane in spettacoli serali e matineé nelle scuole. Grazie all’impatto e al coinvolgimento che il teatro riesce a comunicare viene raccontata la storia in modo straordinario ed emozionante.
Alla regia e nella parte del padre Gianpietro, Mauro Mandolini e nel delicato ruolo del figlio Emanuele, Federico Inganni.
E’ uno spettacolo assolutamente da non perdere, l’interpretazione di una storia che suscita un grande impatto emotivo sul pubblico. La cronaca e la poetica si fondono stimolando quelle corde delle emozioni che solo il teatro sa toccare. Lo spettatore è portato a riflettere.
L’appuntamento è al Teatro Anfitrione di Roma, il 13 e 14 gennaio, in via di San Saba 24. Per prenotazioni telefonare al numero 342.1635079.
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