Seguici su

Arte

RELATIVE CALM: STORIA DI UN TEATRO MULTIMEDIALE

Pubblicato

il

Il mese scorso, nella cornice settecentesca della Sala Bibiena del Teatro Comunale di Bologna, è andato in scena “Relative Calm”, trittico per la regia (e ideazione, luci, video) di Robert Wilson, con le coreografie di Lucinda Childs, sulle musiche di Jon Gibson, Igor’ Fëdorovič Stravinskij e John Adams, eseguite a Bologna dal vivo dall’ Orchestra del Teatro Comunale diretta da Tonino Battista. Le due date, inserite nella programmazione sempre lungimirante e attuale del Comunale ci hanno permesso di assistere anche al grande talento dei giovani performer dell’ MP3 Dance Project, Compagnia diretta da Michele Pogliani.

Lo spettacolo, prodotto da Fondazione Musica per Roma con Change Performing Arts, fondata e diretta da Franco Laera (che da decenni collabora con Wilson e molti altri talenti di fama mondiale), in partnership con alcuni tra i più noti teatri internazionali, tra cui lo stesso Comunale di Bologna, tornerà in scena a Dicembre al Théâtre Garonne di Toulouse.
Il dispositivo scenico di Wilson agisce attorno alle tematiche dello spazio-tempo, tra segno, luce e colore come indicatori sin-estetici e, mutuando l’etimologia del termine, qui le sensazioni arrivano tutte insieme, come in una realtà aumentata. Allo spettatore viene consegnato il compito di attribuire significato, ri-costruire il proprio montaggio della performance audiovisiva.
Citando le note di regia di Wilson:
Il tempo è un bambino che gioca all’infinito componendo e scomponendo le tessere della stessa scacchiera. Questa è l’immagine evocata dal filosofo greco Eraclito 2.500 anni fa e l’intera esecuzione è un orologio che misura il tempo, come le ore di un giorno: è una costruzione dello spazio e del tempo”. Tredici performer si alternano su scenografie in cui le luci, inconfondibile firma del regista texano, interagiscono con i corpi attraverso la massima astrazione: ogni movimento è controllato, ogni passo è la narrazione di un tempo ciclico, tutto si ripete e si trasforma insieme. La serialità del gesto coreutico e l’interazione tra i danzatori sembrano riproporre un mondo antico e al contempo attuale, che ha tra i suoi riferimenti il teatro Noh giapponese, il Kathakali indiano, l’Über-Marionette di Craig e i Balletti Triadici di Oskar Schlemmer.

Nel trittico Pulcinella Suite fa da contrappunto centrale alle due storiche coreografie di Lucinda Childs, – Rise (1981) con la musica di Jon Gibson e Light over water, composta da John Adams (1985), qui riallestite con nuovi décors, luci e animazioni. Interessante notare che la coreografia su “Pulcinella Suite” di Igor Stravinskij è messa in scena a 100 anni esatti dalla sua prima esecuzione nella versione strumentale. L’allestimento, i costumi e il concept di Pulcinella ricordano gli “Shakespeare’s Sonnets” (2009) di Wilson, interpretati dal Berliner Ensemble. Questo spettacolo “combina il vecchio e il nuovo” ci dice Lucinda Childs che, con regia e luci di Bob Wilson, porta grandiosamente in scena visual art, teatro e danza. La coreografa racconta: “ammiravo il suo lavoro dal ‘74 quando lo vidi per la prima volta, in A Letter to Queen Victoria a New York”.

Due anni dopo, nel 1976, Wilson e Childs collaborano per la prima volta insieme in Einstein on the beach”, opera d’avanguardia in 4 atti composta da un altro maestro del Novecento, Philip Glass, e diretta da Wilson, che merita assolutamente di essere vista. Da lì lavorano anche a “I was sitting on my patio this guy appears I thought I was hallucinating” (1977), fino a “Bach 6 solo” per violino presentato a Parigi lo scorso autunno. Negli anni Wilson collaborerà anche con artisti come Isabelle Huppert, Marina Abramovic, Michel Piccoli, Willem Dafoe, Anohni, Mikhaïl Baryshnikov, Ariel Garcia-Valdès o Madeleine Renaud.

A partire da fine anni ‘60 lui e la Childs sono tra i protagonisti di una nuova scena artistica a New York e il regista ricorda: “Nel 1981 Lucinda mi ha chiesto di fare le luci e disegnare lo spazio per uno spettacolo di danza (“Relative Calm” appunto, presentato al The Kitchen, vera e propria istituzione dell’avanguardia americana) che stava creando con Jon Gibson a New York…Esattamente 40 anni più tardi, nel mezzo dell’isolamento della pandemia, ci è tornato in mente quello spettacolo con il titolo: Relative calm! ….Stravinskij è un mondo completamente diverso dal mio e quindi strutturalmente interessante per me. Mi sono confrontato con la suite di “Pulcinella” nello stesso modo in cui mi rapporto sempre con le partiture già scritte: rispetto il compositore ma poi non voglio diventare un suo schiavo, lo metto in scena a modo mio. Nel mio lavoro io vedo le immagini sul palcoscenico come una “maschera”, dietro la maschera ascoltiamo qualcosa.”

Pulcinella Suite, Relative Calm, 2022 – ph. by Lucie Jansch

Roma, Auditorium Parco della Musica 28 09 2021 BOB WILSON E LUCINDA CHILDS © Fondazione Musica Per Roma /foto Musacchio- Ianniello- Pasqualini

 

Il “nuovo” balletto sulle note di Stravinskij composte nel 1920 per Sergej Djaghilev e rielaborate nel 1922, rappresenta quindi per Wilson-Childs un confronto inedito e una sfida rispetto al loro background, come racconta la coreografa: «La storia di Pulcinella rappresenta esattamente quel tipo di narrativa che, fin dagli anni Sessanta, vogliamo combattere con il nostro lavoro. A noi non interessa raccontare storie, ma lavorare con l’astrattoDovevo trovare me stessa in questo lavoro e far rivelare alla maschera di Pulcinella quello che nasconde, ma in un modo differente».

E per chi pensa che l’Arte sia approccio empirico, o (solo) sperimentazione si ricrederà. Il lavoro su “Relative Calm” è matematico, architettonico, grafico. Le coreografie di Childs sembrano ricalcare lo schema del canone e della fuga, soggetto e controsoggetto dialogano e si alternano nei movimenti dei danzatori e il light design alle loro spalle. Il conteggio dei ballerini e l’uso dello spazio devono avere precisione millimetrica. Minimalismo e astrattismo sì, ma perchè uno spettacolo come questo funzioni, nulla è lasciato al caso e chi è sulla scena è soprattutto dentro la scena. Danzatori e pixel sono un unicum, le luci multiformi dei led li abbracciano. La dicotomia umano/grafico è forte: le geometrie spezzate di “Rise” (Jon Gibson) contrastano con le sequenze “morbide” di danza, le tondeggianti forme di “Light over water” (John Adams) si oppongono ai movimenti quasi “robotici” dei ballerini. Al centro, “Pulcinella Suite” nella massima sospensione e astrazione visiva, immersa nel rosso e nero e l’uomo-marionetta è narrato dalla quasi immobilità dei tre ballerini in scena.

“Rise”, per la musica di Jon Gibson

 

Anche se il tempo è dato dallo spazio diviso la velocità, in questo spettacolo si aprono le porte alla relatività: vorremmo controllare tutto ma l‘aleatorietà è pervasiva (John Cage, che Wilson e Childs hanno ben presente, docet) e il rigore scientifico non può escludere l’errore umano. Sembra comunicarci questo la Childs quando sale sul palco (con una presenza ed eleganza che pervade tutto il teatro), per due “knee play” (intermezzi): alle sue spalle c’è un ghepardo che in tutta la sua maestosità e potenza corre in slow motion verso una meta infinita e poi una mandria di bufali. La Childs interpreta un breve monologo in loop in cui si parla dell’arroganza umana che tutto vuol controllare e spesso prega o incolpa Dio per qualcosa di cui l’umano è responsabile in prima persona, come i terremoti.

Riguardo al lavoro della MP3 Dance Company, la Childs racconta: Michele (Pogliani) è stato un danzatore della mia compagnia negli anni Novanta e insieme a un mio collaboratore ha preparato i suoi giovani danzatori, che hanno imparato benissimo le coreografie originali, lavorando duramente e con tanta dedizione. Ero stata già molto impressionata tre anni fa da questi danzatori quando avevamo presentato insieme a La Spezia uno spettacolo che comprendeva proprio “Light Over Water”. Cosa chiedo loro, come a tutti i miei danzatori? Che ognuno in scena porti la propria presenza e le proprie emozioni, che abbia la visione di cosa accade intorno, oltre la sua testa, davanti, dietro, di fianco, perché ogni danzatore sia importante come ogni stella in una costellazione”.

Nel prossimo articolo di domani avremo l’occasione di parlare di Relative Calm e del futuro del teatro-danza proprio con Pogliani, coreografo, regista e videomaker fondatore e direttore della MP3 Dance Project.

Si ringraziano Carla Monni e Maurizio Tarantino, Teatro Comunale di Bologna

Per ulteriori informazioni:

Teatro Comunale di Bologna: www.tcbo.it

Robert Wilson: www.robertwilson.com

Lucinda Childs: http://lucindachilds.com

MP3 Dance Project: www.mp3project.it

 

Clicca qui per seguire OA PLUS su INSTAGRAM

Clicca qui per mettere “Mi piace” alla PAGINA OA PLUS

Clicca qui per iscriverti al GRUPPO OA PLUS