Attualità
Indie-gesta Teatro: “Il quotidiano innamoramento” di Mariangela Gualtieri
Lo spettacolo in streaming dall’onirica cornice del Teatro della Fortuna di Fano, immerso per l’occasione in una luce blu profondo, è un’esperienza di rito sonoro, citando la stessa Mariangela Gualtieri. La regia è con la guida di Cesare Ronconi, co-fondatore con Gualtieri nell ’83 dell’ispirata compagnia teatrale Teatro Valdoca, che da sempre accompagna le sue opere con sperimentazione e ricerca sonora.
Il quotidiano innamoramento è una macro partitura dell’orchestra sinfonica di parole di Mariangela Gualtieri, sillabe che si allineano verso dopo verso in un flusso cosmico. Lei, sacerdotessa-poeta, voce del possibile e ineffabile vivere, si staglia ieratica e candida su un cielo di palchi e gradinate vuote. La voce è suono, le lettere ritmo e intensità. E in pochi eletti momenti i versi sono più suono ancora, inter-fono di tasti neri e bianchi, pagine sacre.
Il quotidiano innamoramento attinge dalla raccolta poetica di Quando non morivo, edizioni Einaudi (2019) e da altri passi che sottendono, senza mai volerla chiarire o meglio, istituire, la grande tematica del Celeste, del noi di fronte “all’altro”…l’Uomo? la Natura? il Cosmo? Dio?
“Subito si cuce questo niente da dire ad una voce che batte. Vuole palpitare ancora, forte, forte forte dire sono – sono qui – e sentire che c’è fra stella e ramo e piuma e pelo e mano un unico danzare approfondito,e dialogo di particelle mai assopite, mai morte mai finite. Siamo questo traslare cambiare posto e nome. Siamo un essere qui, perenne navigare di sostanze da nome a nome. Siamo.”
recita la copertina del libro, e già si sente forte la voix humaine che si libra a cosmique.
Legge sola, abbracciata da palchi e gradinate del meraviglioso Teatro della Fortuna di Fano Mariangela Gualtieri. Ma sola non è. Con lei danza un pronome che da io diventa noi (“siamo”) e poi presto è un’alterità siderale.
Non c’è meta nelle sue parole, non una mappa da seguire. Siamo noi, esseri imperfetti, siamo noi, animali, cuccioli, angeli, centauri, chimere, sfingi.
Biblici e mondani scenari.
Siamo natura, e non rerum, ma universorum, ascoltiamo le “profezie dei fiori”.
L’estasi è quotidiana, il camminare passo dopo passo su un filo immaginario, quella che ci pervade è una “celeste pazzia”.
Ecco, si, ascoltando la Gualtieri si pensa ad un San Francesco funambolo. Non crediate però che la (unica) risposta sia lo spirituale, il mistico e l’iconico.
C’è ancora tanto da esplorare in questo nuovo ciclo: noi stessi nel Mondo.
Tutto quello che ancora non è esperito, un altro Big Bang che ci ha avvicinato a Marte, le maree, amore liquido e marziane promesse, sempre più debole il nostro ruolo hic et nunc. C’è di più, molto di più.
“Aspetta l’ordine della luna
poi nel torpore subacqueo
un’onda di marea lo spegnerà
fino alla luce. Viene.
Rompe il mistero delle acque.
Si scaraventa in questa nascita –
la nostra nuova stella”
E poi si torna a casa, all’Amore, mancato, dis-adattato, incapace.
“Benedetto ognuno che non ce la fa”
“Teste crollate, solitudini analizzate su un lettino […] Bambini, divinità nostre, le sole che ancora abbiamo, vedo l’agnello impazzire tra le viscere del lupo, ostello chiuso del cuore […] Opera rotta storta corrotta, cuore mio sei stanco anche tu dell’uomo che pare così malfatto […] C’è in me qualcosa più vecchio di me. Mio antico me…fammi entrare, la tua eterna danza, non lasciarmi qui dentro a un nome, dentro a un piccolo cognome….”
Immersi in un moto perpetuo che può tornare indietro come un boomerang, cartucce che esplodono tra le mani. Non basta amare, non basta ricevere amore. Non è questo il senso del nostro viaggio piuttosto immergerci nell’energia di farlo. Oceani di vibrazioni paniche, simultanee tra noi e l’altro. L’elezione di un volto o un corpo sono solo l’inizio del nostro maturare. Per arrivare a non aver più bisogno (solo) di un destinatario e uno sguardo, quanto di uno spazio dove contenere tutto e poterlo abitare, mai soli. Non siamo soli mai, nel nostro quotidiano innamoramento. E la Gratitudine ne è la naturale estensione. Ricordiamoci di essere grati, sempre.
“Perdonate se ho riso troppo poco, se non ho ringraziato per le passeggiate, perdonate la misura del mio voler bene, perdonate la prigionia interiore…”
Tra i reading più ispiranti di sempre.
Vi consiglio di non perdervelo. Fortunatamente dopo le tre repliche sold out dell’1, 2 e 3 gennaio, la Fondazione Teatro della Fortuna e AMAT hanno deciso di prolungare con altre tre repliche: stasera e domani ore 21.15, il 6 gennaio ore 17 con la possibilità di assistere in streaming dal Teatro della Fortuna di Fano.
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