Musica
Rubrica. FLASHLIGHT. Il mito rivive in una chart: Larry Levan su Spotify
By Old Man Say
Un viaggio nella memoria e nella storia della musica, quella da ballare, ecco cos’è questa chart. Un percorso che entusiasma in compagnia di tutte quelle tracce dalle quali poi ha avuto origine la “House Music” insieme a tanti altri intramontabili classici, dagli anni settanta in poi. Senza dubbio è davvero emozionante sfogliare sulla piattaforma Spotify “Larry Levan at Paradise Garage”, oltre un migliaio di brani, (quasi tutti disponibili per l’ascolto) protagonisti dal settembre del 1977 fino alla sua chiusura esattamente dieci anni dopo nel settembre 1987, sul dance-floor del club icona al numero 84 di King Street a New York.
Larry Levan nato a New York nel 1954 fu l’anima ed il d.j. residente di questo club fondato da Michael Brody che altro non era originariamente che il parcheggio della compagnia telefonica Bell. Ispiratosi al famoso Loft di David Mancuso il Paradise Garage ospitò nel suo decennio di vita tutto il gotha della Disco-Music poi trasformatasi in “Garage House”, genere musicale che si può considerare il vero “ponte” per arrivare alla “House Music” nata poi nella seconda parte degli anni ottanta, fra disc-jockey ed artisti: vi “suonarono“ fra i tanti Frankie Knuckles con il quale divideva la passione per la consolle dalle prime esperienze, Francois Kevorkian, Todd Terry, David Morales e Jellybean Benitez. Madonna ci girò il suo primo video, “Everybody” e ci si esibirono “live” artisti del calibro di Loleatta Holloway, Police, Clash, Chaka Khan, Claudja Barry, Grace Jones, Amanda Lear, First Choice. I graffiti in sala erano del genio della pop art Keith Haring.
Produttore di oltre una cinquantina fra versioni mix e remix soprattutto per le etichette Salsoul Records, West End, Island Records, Garage Records e Warner a lui dobbiamo pietre miliari della “disco-music” come “I got my mind made up” di Instant Funk, “First time Around” di Skyy, “Work that Body” di Taana Gardner e “How High” di Salsoul Orchestra. Conclusasi l’esperienza decennale nel club newyorkese Larry fu residente al Ministry of Sound di Londra. Dopo la sua scomparsa, avvenuta l’ 8 novembre 1992 è stato inserito nella “Dance Music Hall of Fame” (2004) e gli sono stati dedicati alcuni documentari come “Maestro” “ed il recente “Larry’s Garage”.
Ora si aggiunge questa maxi chart con decine di brani da ascoltare e con tante perle da riscoprire. Le sue selezioni rimangono come un prezioso testamento musicale per comprendere il valore del fenomeno clubbing dagli Stati Uniti per il mondo e soprattutto da dove arrivino i generi musicali che hanno fatto ballare milioni di persone dagli anni settanta ad oggi. Da qui partono gli input che hanno ispirato centinaia di dee-jay’s ed artisti nelle loro produzioni dagli anni novanta fino ai nostri giorni, una vera bibbia musicale di cui l’ ascolto è un obbligo.
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