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Psicologia

SPAZIO MENTE. La fibromialgia e le implicazioni psicologiche

Manifestazioni fisiche e cognitive di una “malattia invisibile”

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Fibromialgia

La fibromialgia è una sindrome muscolo-scheletrica a lungo termine che causa dolore ed affaticamento. La patologia colpisce circa 1,5/2 milioni di italiani ed è caratterizzata da dolore muscolo-scheletrico diffuso e sensazioni di affaticamento. Il dolore muscolo-scheletrico, però, non è l’unica manifestazione somatica della sindrome fibromialgica che spesso include parestesie, ovvero sensazioni di intorpidimento, “spilli” nel corpo ed acufeni, ossia percezione di suoni simili al ronzio nell’orecchio.

Il quadro clinico coinvolge maggiormente il genere femminile e può insorgere durante tutto l’arco di vita, sebbene ciò avvenga di solito in persone di età compresa tra  40 e  60 anni. I disturbi sono a carico dell’apparato muscolare e, sebbene possa assomigliare ad una patologia articolare, non va confusa con l’artrite e non causa deformità delle strutture articolari.

Si tratta di una forma di reumatismo extra-articolare o di tessuti molli. I sintomi di fibromialgia sono comuni ad altre manifestazioni cliniche e, pertanto, spesso può essere difficile effettuare tempestivamente la diagnosi. I pazienti affetti, difatti, vengono spesso scambiati per “malati immaginari”.

La manifestazione più comune è il dolore cronico, causato da una sorta di tensione muscolare localizzata o diffusa in tutto il corpo. La problematica interferisce significativamente con le attività lavorative, la vita familiare ed i rapporti sociali. Tra le altre manifestazioni cliniche e cognitive si riportano affaticamento, astenia, parestesie, tachicardia, disturbi del sonno, mal di testa ricorrente e dolore facciale.

Di frequente, si riscontrano anche disturbi cognitivi, gastrointestinali, urinari e della sensibilità, allergie e sintomi a carico degli arti inferiori, quale la cosiddetta sindrome delle gambe senza riposo. Studi recenti hanno messo in evidenza il ruolo di particolari eventi di vita come abusi, traumi fisici e problematiche psicosociali che agirebbero come fattore di rischio predisponenti allo sviluppo della patologia.

Il trattamento si fonda su un approccio integrato, farmacologico ed educazionale di supporto al paziente. Un’ulteriore connessione tra questa sindrome ed il funzionamento psichico è dato dalla comorbidità con diversi disturbi mentali come i disturbi d’ansia e la depressione.

Dott.ssa Alessandra Bisanti, Psicologa, Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale

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Crediti Foto: SHUTTERSTOCK