Interviste
Claudia Cantisani: “Non c’è genere più contaminato del jazz e del folk” – L’INTERVISTA
I cantanti di oggi, in Italia, possono essere accademici ma nello stesso tempo pop? La risposta è sì se si pensa a una vocalist e compositrice come Claudia Cantisani.
Cestinate per un attimo le voci dell’indie contemporaneo o quelle che – a detta di coach televisivi alla Simona Ventura o alla Maria De Filippi – “arrivano”. Aprite il vostro Spotify e ascoltate un brano a caso dell’artista sopracitata. Di album ne ha pubblicati due: “Non inizia bene nemmeno questo weekend” del 2018 e “Storie d’amore non troppo riuscite” del 2013. Bene, quello che ascolterete sarà molto orecchiabile e canticchiabile, nonostante si tratti di canzoni di matrice colta. Non un’Alessandra Amoroso qualunque dunque, ma un’artista jazz diplomata in Canto Lirico e al C.E.T. (Centro europeo di Toscolano) di Mogol come autrice. La vocalità jazz l’ha perfeziona attraverso lo studio della tecnica americana Vocal Power di Elisabeth Howard, di cui è insegnante certificata.
Claudia Cantisani mescola jazz e swing con naturalezza, maestria e con un’attitudine pop che ricorda la prima Mina. Contaminata anche con la musica folk e pregna di quell’ironia cantautorale propria di Sergio Caputo e Fred Buscaglione, nonché di quella luminosità che contraddistingueva Julia De Palma negli anni ’50. Retrò ma nello stesso tempo futurista perché lei, a differenza del pop involuto dei giorni nostri, non è la solita minestra riscaldata che tanto piace alle radio. Laziale di nascita ma lucana d’adozione, la Cantisani è un concentrato alchemico di leggerezza scanzonata, immediatezza evocativa, ricercatezza testuale e retrospettiva nostalgica.
Il suo nuovo singolo, uscito su etichetta La Stanza Nascosta Records, si intitola “Fredaster”. Lo ha scritto con il marito musicista Felice Del Vecchio e lo ha cantato in duetto con Andrea Agresti, protagonista in programmi tv come Le Iene e Tale E Quale Show. I due danno vita ad un interplay vocale riuscitissimo, vestito da un raffinato divertissement sonoro e linguistico. L’inedito, in bilico tra gusto surreale e semiseri cambi di rotta esistenziali, sembra trovare il suo alter ego filmico nell’ironica levità e intelligenza delle commedie newyorchesi di Woody Allen.
I musicisti che hanno suonato il brano sono davvero tanti e formidabili: Felice Del Vecchio (piano e organo), Tony Arco (batteria), Valerio Della Fonte (contrabbasso), Moreno Falciani (sassofoni e clarinetto), Andrea Baronchelli (trombone), Silvia Conte (flauto) e Michele Sannelli (vibrafono). Su Youtube si può vedere il relativo videoclip realizzato dalla “Mediterraneo Cinematografica s.r.l.” per la regia di Martìn Caezza.
INTERVISTA
Claudia come nasce il brano “Fredaster” e in che versione è stato respinto da Claudio Baglioni per Sanremo 2019?
Buongiorno Ugo e a tutti i lettori. Nasce come la maggior parte delle mie canzoni: con un testo chiacchierato con mio marito Felice Del Vecchio (che è anche mio pianista) tra un pranzo e una cena e un vestitino swing per renderlo brioso. Baglioni non ha respinto la versione, ha respinto la canzone. Non gli è piaciuto lo swing? Non gli è piaciuta Claudia Cantisani? Chi mai lo saprà!
Durante la conferenza stampa d’apertura del Festival Claudio Baglioni si è schierato dalla parte del pop affermando: «È una delle poche musiche in movimento, le altre (classica, jazz, folk) sono elitarie e tendono a conservarsi». Ha ragione?
Non c’è genere più contaminato del jazz e del folk. Solo in questo momento , al volo, mi vengono in mente nomi come gli Snarky Puppy o Kamasi Washington e sono produzioni dell’ultimo decennio! Direi che tendente alla conservazione è proprio Baglioni e tutto il suo Festival (con Red Canzian, Ron, Luca Barbarossa… e non finisce qui). E poi… il pop che si muove chi sarebbe? Giovanni Caccamo?
Quanto il jazz può essere popolare oggi in Italia? Di più o di meno rispetto al passato?
La popolarità del jazz in Italia è sempre stata legata alla forza e al carisma del singolo personaggio, vedi Carosone, Buscaglione, Caputo. Aspetteremo il prossimo… o la prossima!
Le voci femminili jazz in Italia vantano icone pop come Ornella Vanoni, Mietta e Mina, ma anche Rossana Casale, Arisa, Simona Molinari e Chiara Civello. Qual è la tua recensione su ognuna delle loro vocalità e quale altro nome va assolutamente menzionato, a parte il tuo, e perché?
Le prime tre prediligono un registro di petto con una proiezione del suono decisa e che va dritta al cuore di chi l’ascolta. Le altre voci prediligono colori chiari e dinamiche più rarefatte. Ad ogni modo sono tutte voci che hanno forti caratterizzazioni ed è per questo che vantano grande personalità.
Tu sembri un incrocio artistico-vocale tra Mina e Sergio Caputo. Da dove nascono queste assonanze e quali sono gli album che ti hanno maggiormente formato?
Sono cresciuta ascoltando la musica dei cantautori, ho cantato Mina, mi ha incuriosito la produzione di George Gershwin e Cole Porter che mi hanno portato a divorare tutti i dischi di Sergio Caputo. La combinazione degli elementi ha creato “Storie d’amore non troppo riuscite”, “Non inizia bene neanche questo weekend” e l’ultimo “Fredaster”!
Qual è il brano della tua precedente produzione che più di tutti può farti da ‘biglietto da visita’ e perché?
E’ più di uno! Sono quelli che esplicitano un modo di pensare, che poi è il mio e sono “Il mio vecchio coupè” e “Pezzettini di pazienza”.
Proporrai qualche tua composizione ad Amadeus per il prossimo Festival? Quali sono i tuoi prossimi progetti discografici?
Certo! Con la mia etichetta “La stanza nascosta records” stiamo lavorando ad un nuovo singolo da proporre ad Amadeus. Incrociamo le dita.
Prossimi progetti discografici?
Staremo a vedere dove ci porta questo singolo.
Un programma tv, un libro, un film, una canzone non tua e un desiderio che più ti rappresentano…
Farò di più! Ti darò due nomi per ognuno, uno per ogni mia natura: quella più romantica e quella più guascona!
Programma TV: “Come eravamo” contro “Indietro tutta”;
Libro: “Il libro degli abbracci” di Eduardo Galeano contro “Caino” di Josè Saramago;
Film: “Non ci resta che piangere” contro “Il marchese del grillo” (da qui il mio motto: chi zompa allegramente, bene campa!!);
Canzone: “Basta na jurnata e’ sole” di Pino Daniele contro “Amore all’estero” di Sergio Caputo;
Il desiderio ce l’ho sul comodino travestito da semplice bicchiere d’acqua… ma non lo dirò! Ciao!
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