Esteri
Cuba: proteste in tutta l’isola per far cadere il governo
Domenica scorsa a Cuba sono scoppiate le proteste più vaste degli ultimi trent’anni. Tutto è iniziato a San Antonio de Los Baños, una cittadina a circa 25 chilometri a sud della capitale L’Avana, ma si sono ben presto diffuse in tutte le città dell’isola. I manifestanti protestano contro il governo del presidente Miguel Dìaz-Canel, che si sarebbe macchiato di diverse colpe, come la mala gestione della situazione pandemica e di una più generale crisi economica che fa scarseggiare sull’isola persino i beni di prima necessità.
Inizialmente, Dìaz-Canel ha prediletto le misure forti, mandando dopo decenni la polizia in tenuta antisommossa contro la popolazione, e tra i manifestanti c’è stata anche una vittima. Domenica sera poi il governo ha bloccato la connessione a internet, perché le immagini delle proteste non potessero diffondersi, e in settimana la connessione è tornata a tratti e non per tutti i social network.
Negli ultimi giorni tuttavia, il presidente Dìaz-Canel ha ammesso parte delle proprie colpe nelle situazione critica del Paese, annunciando misure circoscritte per appianare la curva della crisi (come ad esempio permettere ai cubani all’estero di rientrare nel paese con cibo senza pagarne le imposte).
La crisi sanitaria fa scoppiare proteste in tutto il mondo. L’esacerbarsi della crisi economica, delle disparità e dei privilegi sociali porta la popolazione di molti paesi a ripudiare i propri governanti e le regole del proprio vivere civile, ma a Cuba c’è molto più di un governo incompetente. L’embargo che colpisce l’isola da tempo immemore non le concede di fiorire.
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