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Vattene amore, per Mietta e Minghi ennesimo disco d’oro 33 anni dopo. I segreti di una pietra miliare del pop
Nonostante siano passati ben 33 anni il capolavoro di Mietta e Minghi continua a raccogliere certificazioni di peso. Scopriamo le ragioni di questo successo eterno, recentemente entrato anche nell’archivio oro FIMI
Ci sono canzoni che custodiscono al loro interno qualcosa di veramente speciale, un tratto così tanto caratteristico da entrare in modo dirompente nella memoria collettiva. È decisamente il caso di “Vattene amore“, brano di Mietta e Amedeo Minghi che ha ricevuto recentemente l’ennesimo disco d’oro a trentatré anni dalla sua uscita datata 1990 in occasione del Festival di Sanremo, dove centrarono la terza posizione conquistando in poco tempo la bellezza di dieci platini.
Un risultato a dir poco clamoroso per un pezzo di complessa semplicità il cui testo, scritto da Minghi e dal Re della parola Pasquale Panella, racconta in modo evocativo l’inizio di una relazione d’amore, descrivendo proprio l’attimo in cui i due innamorati perdono la testa l’un l’altro. Una storia per immagini composta con versi che accarezzano la poesia, fattore oggi purtroppo praticamente disperso.
Insomma, un’apoteosi di romanticismo spalmata su una melodia incalzante, espressiva, melodica, orecchiabilissima, in cui le due voci si avventurano in una trama quadrata e irresistibile, in grado di insidiarsi nella testa dell’ascoltatore e di non uscire più. L’ispirazione in tal senso è assolutamente colta: lo stesso Minghi ha dichiarato più volte di essersi ispirato per la stesura del ritornello a un’aria del Settecento di Wolfgang Amadeus Mozart, la famosissima “Non più andrai“, tratta da “Le nozze di Figaro“.
Ma a mettere la ciliegina ci hanno pensato proprio i due protagonisti, con Mietta che recita il ruolo di attrice principale, cantando più del partner e in un modo assolutamente inusuale per l’epoca, utilizzando una coloratura molto calda e avvolgente, cullando con la voce ogni singola parola del testo dando dunque un tocco unico e personale, come dimostrano anche le centinaia di cover pubblicate o eseguite successivamente anche da personaggi illustri della musica italiana e non, davvero mai all’altezza dell’originale.
Minghi in tal senso ha lavorato di sottrazione, mettendo a servizio la sua vocalità elegante, calibrata e sottile, creando un impasto unico nel proprio genere. Fu lui ad avere l’intuizione vincente. Inizialmente infatti la canzone era stata pensata per cantanti come Mina o Ornella Vanoni per poi virare verso Mietta, fresca vincitrice di Sanremo Giovani con “Canzoni“, pezzo scritto appunto dalla coppia Minghi-Panella.
A quanto detto si aggiunge poi anche il claim, il vezzo gergale che ha di fatto reso immortale l’episodio in questione: stiamo parlando proprio di quel “trottolino amoroso du du da da da“, espressione ancora oggi in uso nella cultura pop che è riuscita a sopravvivere anche all’avvento delle nuove generazioni grazie alla forza dell’empatia. Perché è vero: Il tempo passa, le canzoni restano. E l’amore, dal giorno 0 della storia dell’umanità, non passa mai di moda. Immensi.
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