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Tiger Dek: il performer sospeso fra pop-dance e Trap

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L’artista di Gorizia si è imposto sul web per il suo inusuale mix fra supereroe cittadino e cantante dall’ironia sferzante verso i mali del contemporaneo. Riuscendo a far parlare di sé.

Tiger Dek ha iniziato a far parlare di sé come versione parodistico ironica degli eroi mascherati cittadini, fenomeno molto diffuso sui social. Propostosi come il protettore di Gorizia, il nostro con maschera da uomo tigre e piglio scanzonato ha proposto prima una pop-dance e poi una Trap con un taglio critico sociale. La stampa si è occupata più delle sue performance situazioniste che della sua musica, molto gradite dal pubblico sul web. Noi ci occuperemo del lato prettamente musicale del personaggio, capace di regalare discreti spunti d’interesse.

Il primo parto musicale dell’artista mascherato è una dance orgogliosamente trash, sospesa fra il peggior parto da dj di provincia ed echi di Miss Keta, in piena affermazione nel 2018 (anno di composizione del brano). Amatoriale sotto tutti i punti di vista, il brano è incentrato sulla critica alla xenofobia in una città come Gorizia che ha il tasso di criminalità di un oratorio e la vitalità di una casa di riposo, eppure anche lì il germe anti immigratorio si è radicato senza troppi problemi. Lodevole la critica sociale, ma il trash musicale è talmente calcato da rendere il brano sconsigliato ad un secondo ascolto.

Brano più professionale sia dal punto di vista musicale che di produzione video, “Vita d’altri” è una dance al limite del trash sull’isolamento sociale e il conformismo. L’accostamento fra la peggio colonna sonora da discoteca di provincia e il testo è tipicamente situazionista, il risultato finale è sulla sufficienza.

Qui la dance si mischia ad echi di pop romantico (sempre molto trash, come marchio di fabbrica vuole). Brano sulla difficoltà delle relazioni contemporanee, svela il lato più intimista di un artista dedito alla critica sociale. Nonostante le buonissime intenzioni il brano colpisce meno dei precedenti.

“Uomo Tana” lascia trapelare echi Trap sia nell’uso dell’autotune sia nell’estetica video. Canzone sul nuovo conformismo maschile, sfoggia un testo che vale la pena di essere ascoltato. Il limite dell’operazione qui si rivela la base musicale: anche il trash va saputo fare per non annoiare.

Con “Regina sulla panca” la Trap diventa il genere principale dal punto di vista musicale. L’estetica video segue il cambio di registro, e l’autotune viene utilizzato come fosse napalm. Testo di ottima fattura, la canzone mostra un’interessante maturazione di Tiger Dek dal punto di vista musicale, anche se siamo appena sopra la soglia dell’ascoltabilità.

Tiger Dek è un indubbiamente un performer dall’estetica interessante e capace di comporre testi di ottima fattura. La musica in quest’ottica diventa l’ancella, e si sente: produzione trash amatoriale, le basi sono la vera debolezza del progetto, in quanto inascoltabili dopo la prima volta. L’artista goriziano potrebbe fare un immenso passo avanti sia artisticamente che in termini di popolarità se si facesse produrre da professionisti del settore: i numeri ci sono tutti.

VOTO: 5/10

AGGETTIVO: SACRIFICATO

 

 

 

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