Sanremo
Sanremo History, “Le cinque indimenticabili”. Festival alternativo, ecco la classifica di chi andò a Sanremo per stupire
Le classifiche di tutto il top, e il flop, visto e ascoltato nella storia del Festival di Sanremo
Dalle canzoni più ironiche alle più criticate, da quelle ‘a luci rosse’ a quelle passate inosservate, dalle meteore alle alternative, ma anche dai look peggiori visti all’Ariston alle scenografie più suggestive, fino alle ‘penne’ migliori del Festival, ai cantanti plurititolati e a quelli plurivincenti. Una classifica al giorno, fino al 4 febbraio, per accompagnarvi al prossimo Festival di Sanremo all’insegna del sorriso e del ricordo, facendovi tornare alla mente brani indimenticabili e altri dimenticabilissimi. Quest’oggi è il turno della “impegnate”, ovvero di quei cantanti che portarono in gara brani su temi sociali di grande attualità. Un “classificone” che, lo diciamo in anticipo, lascia purtroppo fuori almeno altrettanti brani che meriterebbero una citazione.
LE ALTERNATIVE
- “La canzone Mononota”, 2013 – Elio e le Storie Tese –– (2°, vince Mengoni)
Più alternativa di così, non si può. Presentano al Festival una canzone praticamente solo in do, a parte l’intro che è più vario, 18 note. Inizialmente doveva chiamarsi “La canzone monotona”, poi si opta per valorizzare l’aspetto della sola, singola nota, con un gioco di parole azzeccato. Finisce seconda, alle spalle di Mengoni.
- “Tu fai schifo sempre “, 1979 – Pandemonium
Il titolo più incredibile mai visto al Festival, su questo ci sono davvero pochi dubbi. Ma singolare e alternativo, per usare un eufemismo, è sicuramente anche il testo, con un lui che ama lei ma è consapevole di non essere un granché, come uomo. E lei lo rassicura: sì, lo ama, ma non smette di ricordargli che farà sempre schifo, nei secoli dei secoli.
- “Sette fili di canapa”, 1982 – Nino Castelnuovo
Una canzone con un testo che è quasi un mantra, ripetitivo fino all’ossessività, prima di aprirsi in un ritornello che non è manco definibile ritornello. Il brano darà il titolo anche al primo album di questo cantautore che voleva essere diversamente cantautore. E senza dubbio, piaccia o no, ci riuscì perfettamente.
- “A“, 1990 – Francesco Salvi
Sulla genialità, poco da dire. Va al Festival per cantare “la canzone più corta del mondo/ che c’ha una nota sola che fa ‘A’”, ma che con altre mille declinazioni può diventare pure la canzone “più sexy del mondo”, con una nota sola, sospiratissima e godutissima, che fa “Aaa”. Terzo nell’anno di “Uomini soli”, resterà più noto come comico, ma alla fine sfornerà in carriera ben 8 album da cantante.
https://www.youtube.com/watch?v=b39pKVjzhLM
- “A me mi piace vivere alla grande” – 1979 – Francesco Fanigliulo
Singolare (e volutamente sgrammaticato) il titolo, singolare il testo ma soprattutto singolare lui, una sorta di attore teatrale prestato alla musica, che recitava quasi prosaicamente i suoi brani. Non fece eccezione la sua esibizione al Festival di Sanremo del ‘79, dove rischio pure l’accusa di vilipendio alla religione per la frase “e adesso che Gesù/ha un clan di menestrelli/ che parte dai blue-jeans/ e arriva a Zeffirelli..”.
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