Sanremo
Sanremo History, “Le cinque indimenticabili”. La carica degli ‘artistoniani’, quelli che al Festival hanno trascorso l’intera carriera
Le classifiche di tutto il top, e il flop, visto e ascoltato nella storia del Festival di Sanremo
Dalle canzoni più ironiche alle più criticate, da quelle ‘a luci rosse’ a quelle passate inosservate, dalle meteore alle alternative, ma anche dai look peggiori visti all’Ariston alle scenografie più suggestive, fino alle ‘penne’ migliori del Festival, ai cantanti plurititolati e a quelli plurivincenti. Una classifica al giorno, fino al 4 febbraio, per accompagnarvi al prossimo Festival di Sanremo all’insegna del sorriso e del ricordo, facendovi tornare alla mente brani indimenticabili e altri dimenticabilissimi. Quest’oggi il ‘classificone’ si occupa degli “aristoniani”, ovvero quegli artisti che, al di là del numero di presenze, hanno vissuto una carriera sempre costellata, nel bene e nel male, da passaggi al Festival.
GLI ARISTONIANI
- Toto Cotugno
“L’aristoniano” per eccellenza, porta sul palco di Sanremo il repertorio di un’intera carriera, guadagnando anche un record che appartiene a pochi. All’esordio nel 1980 con “Solo noi” conquista subito il primo posto, poi forse per compensazione nei lustri successivi colleziona una fila infinta di secondi posti. Straordinaria la sua vena anche come autore di moltissimi brani cantati a Sanremo, come “Io amo” interpretata da Fausto Leali o “Il sognatore” portata all’Ariston da Peppino di Capri.
https://www.youtube.com/watch?v=wfj1Pp8Vxd4
- Anna Oxa
Per un trentennio e passa sarà regina del Festival, bellezza inarrivabile ma anche voce irraggiungibile. La sua carriera, di fatto, si apre a Sanremo e dalla riviera ligure continuerà a passare con cadenza regolare fino al ’90, poi il ritorno in grande stile nel ’97 con una “Storie” da secondo posto, prima di vincere due anni dopo con “Senza pietà”.
- Michele Zarrillo
Non c’è Sanremo senza Zarrillo. Una presenza fissa, un posto d’onore all’Ariston conquistato però non senza fatica. All’esordio assoluto, infatti, è solo ottavo con “Su quel pianeta libero” nell’81 e l’anno dopo non si classificherà neppure con “Una rosa blu”, brano che poi diventerà vent’anni dopo un grande successo. Fortuna che resiste e non si arrende, portando negli anni brani indimenticabili come “Cinque giorni”. E quando non c’è, manca.
- Matia Bazar
Pluripresenti al Festival, cambiano le voci al femminile ma non cambiano loro, che non mancano (quasi) mai. Per loro Sanremo sarà l’inizio della carriera ma contrassegnerà anche gli inizi delle loro epoche artistiche, dei cambiamenti non soltanto di formazione ma anche musicali. Da “…e dirsi ciao” a “Dedicato a te”, passando per “Vacanze romane” e “Messaggio d’amore”, anche le volte che non hanno vinto hanno sempre lasciato il segno.
- Irene Grandi
Soddisfazioni e delusioni in carriera, tutte passate e vissute sul palco sanremese. Si concede il lusso di cantare un brano di Vasco all’Ariston (“La mia ragazza sempre”) e di portarlo fino al secondo posto, risultato che neppure Patty Pravo con la vascorossiana “E dimmi che non vuoi morire” aveva saputo conquistare. Poi però il Festival la delude scartando il brano “Bruci la città” che diventerà una sua hit tra le più famose della carriera.
https://www.youtube.com/watch?v=6RS_qQXiFDk
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