Sanremo 2024
Lo sfogo di Arisa su Sanremo mostra la (pericolosa) importanza del Festival stesso
Il duro sfogo di Arisa mostrato durante la puntata pomeridiana di Amici certifica la grande attenzione degli artisti verso un evento spartiacque come Sanremo. Ma esiste una vita anche oltre il Festival, e ci sono altri esempi che lo dimostrano
Malgrado il periodo dell’anno (solitamente indicato come quello di recupero tra la fine di un’edizione e l’inizio della pianificazione della nuova) il Festival della canzone italiana continua a tenere banco. Nelle ultime settimane infatti non è stata soltanto Laura Pausini (che ha dichiarato di non voler partecipare in qualità di concorrente) a fare discutere. Qualche giorno prima della romagnola a catturare l’attenzione dei media era stata Arisa che, durante una puntata pomeridiana di Amici, si è lasciata andare ad uno sfogo molto toccante, lamentando – tra le altre cose – anche la sua assenza a Sanremo da due anni (“Sono due anni che Amadeus non mi prende“, ha detto la bravissima cantante a Maria De Filippi).
Pur comprendendo il disagio della lucana è opportuno però segnalare in realtà quanto la sua presenza in riviera non sia mai mancata. Anzi, proprio a dirla tutta Arisa figura tra le artiste più presenti da quelle parti, peraltro con risultati davvero incoraggianti. Dal 2009 infatti la nostra ha calcato il palco dell’Ariston per ben sette volte come concorrente: nel 2009 (“Sincerità“), nel 2010 (“Malamorenò“), nel 2012 (“La notte“), nel 2014 (“Controvento“), nel 2016 (“Guardando il cielo“), nel 2019 (“Mi sento bene“) e nel 2021 (“Potevi fare di più“). Tutte le canzoni proposte dall’interprete si sono sempre piazzate in top 10, tra cui si contano ovviamente le vittorie del 2009 e del 2014 oltre che il podio raggiunto nel 2012.
Come se non bastasse, Arisa nel 2015 il Festival l’ha anche condotto (tra l’altro benissimo), affiancando insieme alla collega Emma il direttore artistico dell’epoca Carlo Conti. Nel 2011, nel 2018, nel 2020 e nel 2022 è poi comunque apparsa al Teatro di Via Matteotti, condividendo la scena in qualità di ospite nella serata delle cover o dei duetti (con Max Pezzali, Giovanni Caccamo, Marco Masini, Gianluca Grignani). Fin dal suo anno di debutto dunque la cantante non è partita alla volta della Liguria soltanto in due annate, quella del 2013 e quella del 2017.
Eppure, lo sfogo di Arisa – a prescindere dalle ragioni più personali e profonde su cui non entreremo per rispetto – è utile a fare capire la reale percezione nei confronti del Festival di una determinata categoria di artisti appartenenti alla fascia di mezzo, talmente grande da rivelarsi per certi versi anche pericolosa. Come abbiamo già detto più volte su queste pagine, Sanremo nell’ultimo quinquennio ha subito una crescita importante a livello di appetibilità, tanto da diventare un evento ancora più spartiacque rispetto a prima.
In discografia non a caso si parla spesso di periodo pre e post sanremese in quanto il Festival, insieme soltanto ai tormentoni estivi, è l’unico fattore in grado di muovere davvero il mercato, come dimostrano poi anche le classifiche, tutte a trazione festivaliera almeno fino a giugno. Avere la possibilità di rientrare nel cast dunque non dà ai diretti interessati soltanto la più canonica visibilità, bensì anche gli strumenti ideali per poter organizzare dei tour e delle relase mirate sfruttando a pieno la vetrina e l’indotto dell’Ariston.
Ma, come in tutte le cose importanti, non si può pianificare la propria vita e il proprio lavoro sulla base di agenti esterni. La partecipazione o meno di un cantante è infatti responsabilità unica del Direttore Artistico, non certo dell’artista o della propria canzone candidata (quante volte sono stati scartati brani meravigliosi? Pensiamo solo a “Bruci la città” di Irene Grandi). In virtù di questo principio, nulla può portare i cantanti a pensare che la loro carriera possa girare intorno ai numeri, ai dischi venduti, alle presenze al Festival. Molto spesso infatti, oltre al talento, è il percorso a fare la differenza.
Tralasciando Elodie, l’esempio più calzante in tal senso potrebbe essere Annalisa. La ligure infatti, esattamente come Arisa, ha gravitato per anni nella terra di mezzo, offrendo talvolta proposte incoraggianti, altre volte episodi molto meno convincenti, incanalandosi poi in un territorio musicale perfetto per il suo stile. A settembre scorso quindi, dunque fuori dal periodo sanremese e da quello estivo, la rossa ha tirato fuori dal cappello uno dei pezzi più clamorosi del 2022, “Bellissima“, un vero e proprio banger che, seppur con alcuni limiti, l’ha proiettata letteralmente in un’altra dimensione.
Arisa, ma lo adoriamo anche per questo, troppo spesso dimentica di avere un talento innato, una voce naturalmente straordinaria affinata negli anni con studio e devozione. Perché crearsi volontariamente un labirinto mentale puntando tutto sulla partecipazione ad un Festival che, per forza di cose, spesso si rivela più un terno a lotto che altro? In fondo, è soltanto una questione di canzoni. Basta avere quella giusta, e tirarla fuori al momento giusto. Anche lontano da Piazza Colombo.
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Crediti Foto: Andrea Butera