Sanremo 2023
Sanremo 2023, le pagelle delle terza serata: Mengoni da urlo, Madame incanta. Giorgia in risalita
Marco Mengoni e Madame rubano la scena nella terza serata di Sanremo 2023 e conquistano anche le pagelle di OA Plus. Bene anche Lazza, Colapesce & Dimartino, oltre che una Giorgia in risalita
Le pagelle della terza serata di Sanremo 2023. Si conclude la terza puntata del Festival di Sanremo 2023 che da domani approda ufficialmente al giro di boa. Una serata di estrema importanza quella appena andata agli archivi, dove per la prima volta i ventotto artisti in gara hanno eseguito, tutti insieme, il loro brano.
La maggior parte delle sensazioni già avute nelle scorse ore sono state confermate. Tuttavia alcuni pezzi, all’esordio accolti con freddezza, sono risultati più incisivi e accoglienti. Ma chi avrà ricevuto la votazione più alta? Scopriamolo.
PAGELLE DELLA TERZA SERATA SANREMO 2023
PAOLA & CHIARA, Furore 8½
Al secondo ascolto svetta un fatto che nell’euforia del debutto è passato inosservato. Al contrario di quanto si poteva perlomeno ipotizzare, le sorelle Iezzi sono tornate all’Ariston con un brano che, in larga parte, sembra provenire proprio dai loro anni d’oro non solo per il sound (iper di fine anni 90, inizio anni 2000) ma anche per l’approccio, rimasto invariato ma che presenta comunque spiragli di modernità rappresentati soprattutto nell’hook. Questa non è una canzone, è una vera e propria orgia a matrice CAMP tra divertimento e follia.
MARA SATTEI, Duemilaminuti 7
Performance in netta crescita. Tutto sommato la proposta di Mara Sattei può considerarsi valida. Anche al secondo giro si intuisce perfettamente il tentativo di allargare il proprio bacino di pubblico, accogliendo anche gli ascoltatori “generalisti” e non solo dunque quelli amanti dell’urban. Tutta l’operazione ha senso: dalla collaborazione con Damiano David fino al ritornello, volutamente su un territorio standard e iper tradizionale. Non graffia granché, forse alla lunga può anche stufare, ma nell’economia del percorso dell’artista funziona.
ROSA CHEMICAL, Made in Italy 8+
Quando un brano invita ad abbattere gli stereotipi allora è sempre il benvenuto; quando lo fa in salsa electro dance impazzita tra richiami circensi e sfumature e Gypsy allora non si può far altro che lasciarsi andare. Tra i vari aspetti degni di nota spicca anche lo special, volutamente senza parole e caratterizzato da uno scat chiuso che richiama proprio l’universo di Fred Buscaglione. Lui performer vero.
GIANLUCA GRIGNANI, Quando ti manca il fiato 7
Canzone di una bellezza struggente stavolta eseguita in modo nettamente superiore rispetto alla prima volta, tanto da far trasparire tutto il tormento, la disperazione e il calvario. Arrivato al primo ritornello Grignani non sente l’audio in cuffia, quindi si ferma e difende Blanco: “A cinquant’anni ho imparato come si fa. A vent’anni non lo avrei saputo fare“. Poi sulla coda dell’orchestrazione si toglie la giacca sfoggiando la scritta “No war”. Solo applausi.
LEVANTE, Vivo 5+
Leggermente in crescita rispetto a ieri, anche se ribadiamo che il concept – davvero bellissimo, specie se scritto dopo la depressione post partum – non trova il giusto riflesso nella canzone. Curioso come Levante abbia sfornato nella sua carriera due pezzi sanremesi decisamente più deboli rispetto a quelli che rilascia abitualmente fuori dalla kermesse.
TANANAI, Tango 7½
E a proposito di operazioni perfette come non citare quel diavolo di Tananai. Se già la sua “Tango” aveva raccolto ottimi consensi da parte di pubblico e critica, l’ammirazione è raddoppiata questa mattina, quando il nostro ha rilasciato il video del brano, attualissimo (spoiler: conflitto ucraino, ma non vi vogliamo rovinare la sorprea). Se la gioca anche stavolta benissimo, portando il gergo tipico di un certo tipo di urban all’interno della tradizione. Una intuizione geniale che rischia seriamente di portarlo lontano, molto lontano. Si è un po’ imborghesito, ammettiamolo. Ma va bene così.
LAZZA, Cenere 9
Che garra! É il brano più contemporaneo del lotto. Il fatto che a proporlo sia proprio lui, ovvero l’artista che ha seminato il panico di recente nelle classifiche italiane, non può fare altro che far tirare un sospiro di sollievo (visto quanto fatto di recente dal Rkomi). Aveva tante chance e tanti armi in canna Lazza, ha scelto quella più forte e musicalmente funzionale, andandosi a prendere uno spazio fondamentalmente non occupato da nessuno. Nel 2019 Mahmood fece saltare il banco sciorinando una “Soldi” estremamente attuale. La storia potrebbe ripetersi, ma bisogna considerare tutti i frizzi e i lazzi del caso che sono (senza esagerare) il doppio rispetto a quelli di quattro anni fa.
LDA, Se poi domani 4-
LDA ha convinto con il primo inedito presentato ad Amici, “Quello che fa male“, grazie a un punto d’incontro bizzarro tra il più classico approccio indie e il neomelodico. Poteva piacere e non piacere, ma risultava particolare. Nella sua avventura sanremese si è gettato in un episodio che trasuda anni 90 (la parte però oscura) da tutte le parti, facendo svanire proprio quella peculiarità vincente che gli ha permesso di farsi conoscere al grande pubblico. Anche oggi, in mezzo a tanti altri, scompare. Ma non è colpa sua, è colpa del pezzo.
MADAME, Il bene nel male 9½
Quello che colpisce di Madame, oltre al brano di una bellezza sconcertante di cui abbiamo già parlato ieri, è la sua crescita performativa. È sempre stata un vero animale da palcoscenico, sia chiaro, ma quest’anno si è presentata più consapevole e comunicativa. E riesce a farlo con lo sguardo, con la declamazione, con le sfumature di questo eccezionale film musicale a tinte noir. Superlativa.
ULTIMO, Alba 7
Anche se vuole farci credere il contrario, ad Ultimo interessa tantissimo vincere. E lo dimostra il fatto che, dopo un debutto eseguito all’asta con un gesticolare eccessivo, oggi si sia comodamente seduto al pianoforte per poi alzarsi e cantare direttamente con il gelato. Rispetto alla versione registrata “Alba” rende molto di più dal vivo e anche in questa seconda volta è arrivata la conferma. Il target di riferimento è chiaro, il pezzo è scritto bene e costruito ancora meglio. La vera domanda è: soddisfa tutti? Riuscirà Ultimo a fare breccia non solo su una determinata fascia ma su un pubblico ancora più ampio? Fossimo nel 2010 avrebbe vinto a mani basse. Ma i tempi sono cambiati. Vedremo.
ELODIE, Due 8+
Che Diva. Da Sanremo a 2020 a Sanremo 2023 è passata un sacco di acqua sotto i ponti. Oggi, così come martedì, Elodie ha dimostrato una crescita importantissima in termini di presenza scenica, catalizzando l’attenzione non solo con outifit da urlo e beauty look da sogno, ma proprio con la gestualità e il carisma. Il brano scorre via che è una meraviglia, accompagnato da un claim che sta già facendo scuola (“Le cose sono due, o lacrime mie, o lacrime tue“) su un tappeto pop soul (con spruzzata di Daft Punk qui e lì) che in poche sanno maneggiare così bene.
MR. RAIN, Supereroi 3
Vi vediamo lì nei vostri device a spippolare questo brano a destra e manca e, lo scriviamo in capslock, VOTARLO. Lo avevamo anticipato. “Supereroi” – nostro malgrado – è ufficialmente il guilty pleasure di quest’anno. Ma la vostra euforia non ci scalfisce. Chiederemo ad Amadeus per il prossimo anno di inserire nel regolamento il divieto assoluto di far partecipare bambini vestiti da angeli (e, lo scriviamo di nuovo in capslcok CON LE ALI) in supporto di un artista, proponendo inoltre di cassare d’ufficio tutte le canzoni arrivate alla Commissione che al suo interno presentano un coro di voci bianche. Un giorno ci ringrazierete.
GIORGIA, Parole dette male 7
Pezzo in evidente crescita rispetto alla prima uscita, impreziosita anche da una performance da urlo. L’incipit dell’inciso è la parte che rimane più in testa. Il pezzo, come già detto ampiamente, non era pensato per questo palcoscenico, lei però riesce a tirare fuori il meglio e il massimo possibile. Perché? Perché è una Dea. E attenzione perché domani con Elisa potrebbe risalire.
COLLA ZIO, Non mi va 7
La stampa li ha premiati e ha fatto benissimo. I Colla Zio rappresentano infatti la vera rivelazione di questo Festival nonché una delle scommesse di Sanremo Giovani vinte per davvero. Il pezzo è più un aforisma, appena due minuti e trenta, imbastito dalla gioia del collettivo di godersi il momento, stare sul palco e intrattenere gli spettatori con un turbo funk strappa mutande a cui è impossibile resistere.
MARCO MENGONI, Due vite 9½
Una conferma. Questo è il vero pezzo di questo Festival, forse l’unico – ma lo scopriremo soltanto sabato – davvero in grado di unire generazioni e classi sociali diverse, come solo le vere canzoni nazional popolari riescono a fare. Alla seconda uscita la interpreta ancora meglio, arrivando quasi stremato alla fine della prova. Sembra un predestinato. Se siete scaramantici iniziate a fare gli scongiuri del caso. Intanto il pubblico gli regala la prima standing ovation.
COLAPESCE E DIMARTINO, Splash 9
L’aspetto più bello di “Splash” è che, rispetto alla sempre troppo traballante “Musica leggerissima“, la resa dal vivo di Lorenzo e Antonio è semplicemente perfetta. Inutile dire che saranno loro a vincere un meritato Premio della critica per quel sano pop d’autore intriso di buon gusto e malinconia. Sono loro la quota raffinatezza di questo Festival.
COMA_COSE, L’addio 6½
Proprio oggi California e Fausto hanno annunciato il loro matrimonio (auguri!). I Coma_Cose sono tra i pochi artisti divisivi di questa rassegna: o li ami alla follia oppure li detesti anche con una certa ferocia. Noi in questo caso rimaniamo democristiani, riconoscendone la particolarità ma rimanendo con alcuni punti interrogativi sul motivo di tutto questo chiasso quando si parla di loro, specie in passaggi come questo (Nel loro ultimo disco ci sono un paio di gioiellini nettamente migliori del brano in gara)
LEO GASSMANN Terzo cuore 5–
Anche in questo caso una conferma; è un pezzo gradevole ma nettamente più grande di lui. L’aspetto più complicato è Che Gasmann rincorrere tutte le mille colorature che il testo propone. Il risultato è dunque un tipo di interpretazione un po’ troppo sterile e farraginosa. Un grande boh.
I CUGINI DI CAMPAGNA, Lettera 22 6-
Possiamo dire che l’inciso è uno dei migliori del Festival? Forse sì. Eppure dopo la sorpresa iniziale, il brano si lascia scivolare nel cosiddetto plateau. Lo ascolti, canticchi il ritornello (ripetuto però troppe volte) per poi farti dimenticare tutto subito dopo. Una buona parentesi che però, in rapporto con altri pezzi, risulta non avere particolare presa malgrado la firma autorevole de LRDL
OLLY, Polvere 5
Prosegue il dubbio. Una parte buona da prendere nel brano c’è, ed è rappresentata dal bridge in falsetto, straniante quanto fascinoso. Il resto non lascia il segno. Ma c’è una cosa da dire: se il pezzo di Sanremo Giovani era un pastrocchio che attingeva a piene mani da altri talenti della trap nostrana, in questo passaggio il nostro Olly ha virato su qualcosa di più personale. Meglio di niente.
ANNA OXA, Sali (Canto dell’anima) 8+
Anna Oxa come sempre fa il suo, proponendo il suo viaggio ancestrale e mistico con la solita, incredibile, interpretazione e con un uso della voce inteso come strumento, appunto come sorgente. La canzone alterna momenti completamente inaccessibili ad improvvise aperture melodiche e rabbiose. A prescindere di quello che si possa pensare, in Italia c’è solo un’artista che è in grado di confezionare qualcosa del genere: lei. E non è poco. Oggi ancora meglio di martedì. Una bomba.
ARTICOLO 31, Un bel viaggio 5
Vogliamo sbilanciarci. Questo brano, presentato in questo contesto, è intollerabile. Gli Articolo 31 cadono dove Paola & Chiara non sono cadute, scivolando nel rapidissimo abisso della nostalgia e della malinconia – argomento già ampiamente trattato da Ax in alcune sue produzioni anche recenti -celebrando la reunion con un episodio introspettivo di cui però siamo già a conoscenza di tutto. Parlare dopo è sempre facile, sia chiaro, ma sarebbe stato davvero un sogno vedere il duo all’Ariston con una mina delle loro, come se il tempo non fosse passato. Occasione mancata.
ARIETE, Mare di guai 6½
In radio già vola, e oggi lo canta decisamente meglio con tutta la delizia e la dolcezza del caso. Ci vuole pazienza con Ariete, tra le più imprecise del debutto, ma la canzone arriva nella sua semplicità quotidiana e nella sua quadratura generale. Anche se non si tratta di una caratteristica prettamente vocale, è notevole la presa di fiato del ritornello, tutto fuorché semplice da eseguire.
SETHU, Cause perse 6
Le good vibes del debutto -malgrado una stecca clamorosa nelle prime battute – sono state confermate anche al secondo giro. Non stiamo certamente parlando della decima di Mahler, ma almeno Sethu ha avuto il merito di riportare un po’ di pop punk nella città ligure con una canzoncina che ti entra in testa senza farti troppo male. Malgrado il brano proposto per Sanremo Giovani non fosse nulla di che, ascoltando questo si capisce perfettamente la scelta di Ama.
SHARI, Egoista 7
Challenge: chiudete gli occhi e pensate a questo pezzo interpretato da Giusy Ferreri. Shari Segue il suo mondo, il suo stile, la sua inclinazione. Ed è perfetta così (no, non stiamo citando Aka7even, lo pensiamo davvero). Il pezzo tra l’atro riecheggia in qualche modo la cadenza de “Sottovoce“, il brano che le ha consentito di approdare all’Ariston, complice una seconda strofa sincopata e di trasporto. Nel suo.
gIANMARIA, Mostro 7½
Forse tra il folto lotto di Sanremo Giovani (Ama, sei canzoni sono decisamente assai) quella di gIANMARIA è la canzone costruita meglio. Non era facile architettare una dinamica nella tessitura vocale del cantante, spesso monocorde. Ma l’artista insieme al suo team (dove figura anche Antonio Filippelli, di certo non l’ultimo arrivato) è riuscito in una impresa non scontata. Avrà vita anche fuori dalla Liguria
MODÀ, Lasciami 5+
Rimangono le perplessità della prima volta; è davvero un peccato che, così per come è eseguita, la canzone non riesca a raccontare la storia del frontman, incentrata su un momento depressivo. Il problema sta tutto nel pacchetto, ricolmo di formule già trite e ritrite che abbassano la soglia dell’attenzione fino a non farti sentire più niente.
WILL, Stupido N.C
Non vogliamo inferire. Da sempre ci siamo schierati contro la presenza di questo comunque bravo artista, non per partito preso ma perché reputavamo la sua canzone di Sanremo Giovani non all’altezza delle altre. Non condividendo la scelta del Direttore Artistico di promuoverlo tra i big (soprattutto con questa canzone) ci rifugiamo nel più sicuro No Comment.
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Crediti Foto: LaPresse