Musica
Ermal Meta, insulti dagli haters razzisti a Sanremo: «L’odio è come la mer*a e non posso accettarlo»
Il cantautore di origini albanesi, terzo classificato a Sanremo 2021, parla dei messaggi razzisti ricevuti durante la sua partecipazione al Festival e decide di replicare: «L’odio è come la mer*a , riesce a inquinare qualsiasi cosa».
Sanremo 2021: insulti razzisti nei confronti di Ermal Meta
“Tornatene nel tuo paese con il barcone”, “Affondiamolo pure questo barcone”, “Ci mancherebbe che vince il cantautore albanese”, “Vai a cantare nel tuo paese”. Questi sono solo alcuni dei messaggi discriminatori che Ermal Meta ha ricevuto negli ultimi giorni e che ha deciso di riportare in un video sul suo canale Instagram per non far passare il messaggio che odiare e insultare sia una cosa “normale”.
Dopo la sua quarta avventura al Festival di Sanremo, il cantautore nato a Fier (Albania) ha ringraziato sentitamente tutte le persone che lo hanno sostenuto: «Ho sentito tutto il vostro affetto, mi è arrivato davvero tutto e sono felice per come è andata perché non avevo nessuna aspettativa. Non nei vostri confronti, ovviamente, ma ci tornavo dopo tre anni di silenzio, silenzio mediatico, e la cosa mi ha sorpreso tantissimo. E quindi per questo vi voglio ringraziare!».
Tra i tanti complimenti ricevuti e le belle parole, che ha definito come “un mare immenso che mi è arrivato addosso”, Ermal ha voluto parlare anche di alcune “parole strane” che lo hanno colpito, ma non toccato. Il messaggio è rivolto contro le persone che nel 2021 ancora discriminano e offendono per la nazionalità.
Ermal Meta: “L’odio è come la mer*a e inquina qualsiasi cosa”
Così, fa un esempio a dir poco pregnante in cui paragona l’odio alla cacca: «Se prendiamo un bicchiere d’acqua e lo versiamo sopra un pezzettino di cacca, non è più acqua, diventa merda. Se prendiamo un altro bicchiere di acqua e mettiamo al suo interno un piccolissimo pezzettino di merda, comunque non è più acqua, diventa merda: l’odio è come la merda, riesce a inquinare qualsiasi cosa!».
Il cantante di Un milione di cose da dirti precisa che certe affermazioni non sono offensive per lui, ma per chi le pronuncia. Nonostante ciò, è fondamentale non far passare per buoni certi comportamenti: «Non volevo lasciarla cadere perché, allo stesso modo di tanti altri, questo è odio ed è un odio che non posso accettare perché è molto stupido e non posso lasciare che passi il messaggio che sia una cosa normale; quindi voglio ringraziare tutte le persone che mi danno il loro sostegno».
A tutti gli altri, soprattutto giovani intorno ai venti anni che lo hanno insultato con le frasi sopra riportate, replica nel modo più giusto: «Mi fa sorridere perché io sono in questo splendido Paese da 26 anni e sono più italiano di loro perché ci sono arrivato prima qui, nonostante io sia arrivato da un’altra parte».
Discriminare non è mai legittimo, ma a maggior ragione quando non si conosce, quando si “ignora”. E così conclude: “Ringrazio chi mi segue e voglio dire a tutti gli altri che hanno scritto determinate cose che se voi sapeste un minimo della storia del mio paese sareste orgogliosi anche voi di come lo sono io delle mie radici e del mio sangue e voi sareste orgogliosi di avere un paese vicino di casa così”.
A parte il fatto che discriminazione e razzismo non sono mai giustificabili, a chi “ignora” vorremmo ricordare che si tratta del “Festival della Canzone Italiana di Sanremo” e non del “Festival dei Cantanti italiani”; e che in passato era normalissimo che interpreti stranieri, anche molto famosi, partecipassero in gara con brani scritti da autori e musicisti italiani. Forza Ermal!
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Crediti Foto: Matteo Rasero/LaPresse
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