Musica
SANREMO 2020. Le origini trap e la deriva horror rap di Junior Cally
Junior Cally macchierà il Festival di Sanremo di horror rap? Scheda artista e considerazioni
Junior Cally (al secolo Antonio Signore) è un rapper e produttore romano classe 1991. Emerso con l’affermarsi commerciale della Trap, rispetto al genere in questione è un’artista che preferisce collocarsi in disparte, rimarcando ascendenze rap. Il singolo che l’ha portato alla ribalta nel 2017 è già un programma:
Base dichiaratamente Trap, gioca con una nenia da cartoon infantile trasfigurandola in un racconto realistico di fuga dalle forze dell’ordine. Il video rende perfettamente il marchio estetico del nostro: maschera antigas dal design e logo fashion (in questo caso Supreme), sfondi e movenze alla DPG con inserti disturbanti presi dall’opera del controverso trapper USA Ghostemane. La cifra del nostro fin dalle origini è quindi un riadattamento orecchiabile dell’horror rap, genere underground i cui massimi esponenti sono i vecchi Insane Clown Posse, i 3 Six Mafia, Bones e più recentemente Ghostemane. In Italia tale genere è stato coltivato dalla vecchia Truceklan, il primo Salmo e artisti ultraunderground come Vashish e Felce.
Inquadrate le origini del suo stile, avviciniamoci ai motivi della polemica che l’ha visto protagonista involontario a Sanremo. “Capelli rossi” è una ballata trap che racconta un amore “complicato” fra il rapper e una non meglio definita partner: alla prima ascoltata sembra una relazione difficile fra molte altre, ma ad una seconda si intuisce che c’è qualcosa di più… è la descrizione di una relazione d’amore fra due psicotici. Il video replica l’ambiguità del testo: squarci da stories romantica su Instagram, maschere antigas, allusioni a minacciosi scatti di violenza alternati a dichiarazioni d’amore.
Tenendo conto di quanto scritto sopra, arriviamo dunque alla canzone che fa da prequel a “Si chiama Gioia”, accusata di avere un testo sessista che incita alla violenza di genere. “Strega” è puro horror trap con una base ultra orecchiabile: un esperimento originale, con un precedente che Junior Cally rimarca reverente… “Yoko Ono” di Salmo, un piccolo gioiello uscito nel 2011 che racconta in prima persona di un sociopatico che uccide donne tacciate di essere egoiste, vuote, stupide dopo averci fatto sesso.
“Si chiama Gioia” non è che lo sviluppo più mirato di “Strega”, nonché un riadattamento aggiornato all’epoca Trap di “Yoko Ono” di Salmo. La base richiama il reggaetton e la latino trap più danzereccia, velocizzandole e inserendoci sopra un testo inquietante. La storia narrata dal testo è semplice per chiunque abbia dimestichezza con gli stereotipi Trap: Gioia è una trap girl che sfrutta gli uomini per ottenere soldi, vestiti di marca, aumentare i followers su Instagram. Conosce in una serata in discoteca (la base evoca quell’ambiente) il rapper psicotico, lo abborda e lo usa per i suoi fini, ma al contrario di quanto vorrebbe il classico svolgimento dello stereotipo trap, per cui il trapper dovrebbe far finire il racconto o sostenendo di non essersi fatto fregare ed invece di essere stato usato dalla ragazza è lui che ha usato la ragazza, oppure maledicendo la Trap Girl egoista, opportunista, traditrice, Junior Cally inscena fa finire il tutto con un efferrato omicidio. Il testo turba appunto perché fa leva su eventi e istinti reali, che vogliamo reprimere, relegandoli agli articoli di cronaca nera. Questa canzone è quindi un esempio emblematico di ciò che è l’horror (t)rap: l’evocare paure per liberarsene, esattamente come l’horror inscena all’infinito il nostro terrore per il malato mentale, lo straniero, il sesso, l’ignoto.
La presenza di Junior Cally al festival non poteva che essere controversa: massimo esponente di un genere di nicchia, arrivato al successo commerciale grazie al passaparola e ai video su Youtube, approdato recentemente a Sony che ha scelto di promuoverlo presso un target (quello del Festival di Sanremo) che non è il suo e non ha gli strumenti per comprenderlo, la sua partecipazione sembra essere al momento in bilico, date le quantità di proteste di cui è subissata la Rai.
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