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Interviste

Rubrica, MEI. #NEWMUSICTHURSDAY di Marta Scaccabarozzi. STEFANO RACHINI

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Di Marta Scaccabarozzi

 

Oggi la #NewMusicThursday incontra Stefano Rachini, talento del pianoforte di origini toscane e attualmente residente in Olanda, che ci racconta in anteprima il nuovo disco “Where the Spirit”, disponibile da domani, venerdì 15 novembre, in digital download e in streaming.

 

1 – Ciao Stefano, benvenuto sul sito del MEI. Presentati ai nostri lettori.

 

Sono un’anima nomade. Sono toscano di origine e mi sento molto legato alla mia terra ma sono sempre in movimento. Quando torno in Toscana è un apprezzamento totale. Vivo in Olanda, un paese che è molto avanzato per molti aspetti, la cultura liberale, egalitaria e possibilista. Penso che per apprezzare veramente quello che ti appartiene devi qualche volta distanziartene. Ho viaggiato e viaggio molto ancora per conoscermi e conoscere, per aprire nuovi orizzonti, per vedere le cose in diversa prospettiva. La musica non ha sempre fatto parte della mia vita per lo stesso motivo. Credo che prima ancora del musicista conti l’essere umano e nell’essere umano è molto sottostimato l’aspetto spirituale. Sono arrivato ad un punto della mia vita in cui ho sentito l’esigenza di condividere le mie vibrazioni e lo faccio con il mezzo che ritengo più vicino al mio modo di sentire che è la musica. E nella musica per me la massima rappresentazione è l’improvvisazione, come del resto penso in genere nella vita, tutto ciò che è spontaneo si avvicina al sublime.

L’improvvisazione musicale è considerata abitualmente una prerogativa del Jazz, ma sebbene io ami il Jazz, trovo la categorizzazione musicale limitante. Quindi credo di mettere nella mia musica e nella mia improvvisazione la mia storia, che è fatta di studi classici ma anche di blues, R&B e pop. Spero che ascoltandola si possa cogliere il mio tentativo di essere autenticamente me stesso. Questo è il mio obiettivo presente e futuro, il mio sviluppo di musicista legato a quello di essere umano e viceversa.

 

 

2 – Domani, venerdì 15 novembre, esce il tuo nuovo disco WHERE THE SPIRIT, dieci brani strumentali da te composti e suonati al pianoforte. Di questi, quattro sono improvvisazioni. Ci racconti come è nato questo lavoro?

 

E’ nato quasi spontaneamente alla fine dello scorso anno. Durante un mio viaggio in solitaria in Nuova Zelanda ho sentito una particolare centratura, una connessione profonda con me stesso. Al ritorno mi sono messo al piano e le mie emozioni uscivano con grande fluidità nelle mie improvvisazioni. Ho capito che era il momento di rientrare in studio di registrazione. Avrei potuto registrare un intero album di sola improvvisazione ma aldilà del rischio che comporta un lavoro simile, l’impossibilità di esprimere una vasta gamma di emozioni nel tempo limitato che avevo a disposizione in studio, ho pensato che portare alcuni brani già strutturati poteva facilitare l’ascolto ad un pubblico più vasto. Quindi le improvvisazioni si sono condensate in vere e proprie composizioni. Inizialmente l’album era pensato per solo piano ma dopo aver ascoltato le tracce registrate in studio mi sono accorto che molte delle tracce si prestavano ed anzi necessitavano una rielaborazione orchestrale. Devo molto in questo al mio amico compositore Michiel Mensingh che mi ha dato molti suggerimenti ed ha lavorato personalmente all’arrangiamento di tre delle sei tracce orchestrali.

 

 

3 – WHERE THE SPIRIT non è solo un esercizio di tecnica ed esecuzione perfette, ma ha anche un messaggio concettuale importante: la ricerca dello Spirito, inteso come “il proprio lato infinito”. Portare un messaggio, utilizzando solo l’energia della musica e senza le liriche, può essere difficile, ma il tuo lavoro riesce a farlo già dal primo ascolto. Come ci sei riuscito?

 

Per me il musicista è solo un canalizzatore, un’antenna che riproduce delle vibrazioni che esistono nell’etere e trasforma queste vibrazioni in forme energetiche comunicabili ad altri. Chiunque può fare musica se si avvicina alla disciplina con cuore aperto. Per me lo Spirito è proprio questo, quella forma inafferabile con cui entriamo in contatto quando siamo nel flusso, quando il pensiero svanisce. Più si riesce in questo esercizio più ci si avvicina alla forma pura, nella musica come in qualunque altra forma d’arte. La musica anzi più delle parole è uno strumento potente. Io ho semplicemente cercato di canalizzare questo flusso. Il risultato ha sorpreso anche me, quando riascolto i pezzi, specialmente le improvvisazioni, mi sembra di ascoltare qualcun’altro. Forse lo Spirito?:)

 

 

 

4 –  Questo disco arriva dopo due anni dal procedente REFLECTIONS. Cosa è cambiato in te tra un disco e l’altro? E come questo cambiamento si riflette sulla tua produzione musicale?

 

Sono cambiate molte cose. In primis un percorso di maturazione personale. Una focalizzazione sulle mie intenzioni, nella vita come nella musica. Reflections è stato un esercizio appunto di riflessione personale, è un disco più intimo, meno elaborato. In Where the Spirit ho sentito l’esigenza di condividere un messaggio più ampio, che supera l’ambito del dialogo interiore per raggiungere una dimensione più spirituale. Che sia chiaro, per spirituale non intendo religioso. Intendo il rapporto che ognuno ha con il trascendente. E questo può anche essere rappresentato da un giro in moto per le strade di Scozia come ho realizzato per la clip di Another Road To Take.

 

 

5 – Hai in progetto di portare WHERE THE SPIRIT sui palchi? Immaginiamo sarebbe un’esperienza quasi mistica ascoltarlo dal vivo

 

In effetti, a parte il piacere della creazione e della condivisione dell’album, una delle mie intenzioni era di farmi conoscere ed utilizzare l’album come biglietto da visita per l’organizzazione di eventi live. Comincerò in Olanda con alcune house performance per un pubblico limitato. Da li vedrò come muovermi. Sto valutando delle collaborazioni con altri strumentisti per le parti orchestrali. Intanto sono felice dell’uscita dell’album e naturalmente curioso dei feedback. Quello che ne verrà, qualunque cosa sia, sarà benvenuto.

 

 

Clicca qui per leggere l’articolo originale sul sito del MEI, Meeting degli Indipendenti

 

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