Musica
Rubrica, MEI. MUSICA IN GIALLO di Roberta Giallo. SARAH STRIDE
Di Roberta Giallo
IL MONDO UCCIDE LE PERSONE SPECIALI: SARAH STRIDE E IL FIGLIO DI GIOVE
Tendenzialmente è sempre cosa-buona-e-giusta ascoltare una canzone senza saperne nulla: per esempio senza sapere se chi l’ha scritta abbia preso spunto da un accadimento autobiografico oppure dal mondo dell’iperuranio; se l’abbia buttata giù in cinque minuti o in due anni; se l’abbia messa al mondo per sfogarsi in camera sua o con l’intento e l’auspicio mirati di confezionare la prossima hit dell’estate (magari cercando di adattarsi ai suoni e a linguaggi slang presumibilmente “più in voga”, per poi fallire miseramente e ritirarsi, oppure trasformarsi in una specie di Re Mida dei tormentoni…).
Se siete fautori di questa idea, andate subito ad ascoltare/guardare il video che trovate in fondo all’articolo e poi tornate a leggermi. Non voglio rovinarvi il brivido della scoperta senza indicazioni.
Cosa avete scelto?
Siete ancora in tempo per non farvi influenzare dagli indizi e dagli elementi che sto per porgervi.
Io, di questa canzone, la prima volta che l’ho ascoltata sapevo meno di nulla: molto male!
Ovvero, non conoscevo neanche Sarah Stride, e qui la colpa è solo mia e sempre la stessa: l’ignoranza. Non dei modi, per carità, mi reputo una persona di indole gentile e garbata; qui alludo all’ignoranza relativa alla conoscenza, che ahimè, volenti o nolenti, resterà socraticamente incolmabile in questa limitata vita mortale.
Non che voglia giustificarmi, tuttavia so bene che quando si tratta dell’oceano sterminato della musica, spesso rischiamo proprio di perderci le cose più belle, anche perché, per qualche strano meccanismo-del-sistema legato alla divulgazione, non sempre “i più bravi e i più belli” passano nei canali mainstream, diciamo così, “destinati alla massa”… tutt’altro!
No signori, il mainstream non è per forza garanzia di qualità. Spero di non sfatarvi un mito.
Spesso “i più bravi e i più belli” tocca andarli a cercare per conto nostro col lanternino o, qualora si fosse “pigri”, sperare di essere fortunati e di imbattersi per caso “nel Bello”, che per me_ badate bene_ non ha a che fare soltanto con la percezione estetica-esteriore di ciò che ci piace o rispetta certi canoni di superficie e di mercato, ma è e può essere spesso anche un fatto morale, un fatto di contenuti e di profondità, un fatto di cromosomi dell’anima invisibile, che tuttavia “dall’interno” alimentano ogni bellezza durevolmente percepibile.
Non so se mi sono spiegata. Poco importa, non è questo il punto, questo è il preambolo al punto focale.
Il punto focale è che questo brano di Sarah Stride spacca, e spacca sia perché è meravigliosamente seduttivo nella sua nobile estetica decadente (meravigliosi e in perfetta simbiosi col testo sono anche gli arrangiamenti e l’interpretazione della Stride); sia perché il percorso dell’Artista, che è poi il substrato di questa canzone, riluce di un prezioso valore morale, quello dell’attenzione e della cura rivolta agli emarginati e ai disadattati: chiamateli diversi, chiamateli ultimi, chiamateli fragili, chiamateli pazzi, chiamateli ipersensibili, chiamateli come volete… credo abbiate capito.
Sarah li chiama, anzi, Lo chiama, perché lei si riferisce ad una persona in particolare, “Il figlio di Giove”. E lo chiama così perché ha reso “un caso umano” un fatto artistico, nobilitandone il dolore e la storia. Prima di tutto accorgendosene, porgendo attenzione, interessandosene, non-trascurando. Nobilitandone l’umanità e la genialità incomprese.
E questo è qualcosa che possono fare soltanto gli artisti nobili d’animo. Cioè i veri Artisti.
E non lo ha fatto neanche adoperando il sensazionalismo di chi imbottisce le canzoni di indizi fin troppo attual-evidenti, preoccupandosi di commercializzare l’aspetto poetico-patetico del dolore, magari richiamando potenziali hashtag di tendenza. No! Non ha scelto la via banalmente semplice della strumentalizzazione sporcandone la purezza. No! Ci ha donato una poesia, che è poi una canzone, ermetica ma non troppo, una volta ricevuta la chiave di lettura, una volta che avrete saputo chi è “Il Signor X”.
La sensibile cantautrice milanese, ci ha fatto dono di una canzone che è anche un tributo ad un essere umano che nella mia testa e nel mio cuore è già il personaggio iconico di un romanzo immortale. Un romanzo purtroppo vero, verissimo, di cui Sarah ci ha reso la versione in musica e poesia, nello specifico, nella forma-canzone.
Onestamente sono felice di averle chiesto direttamente di dirmi qualcosa su “Il Figlio di Giove”, perché se è vero e risaputo che è conveniente non sapere nulla di ciò che sta dietro alle canzoni, prima di ascoltarle (così da poter viaggiare con emozioni e fantasie personali intatte…), in questo caso vi chiedo uno sforzo: non dobbiamo essere egoisti e temere che le nostre sensazioni vengano scalfite o alterate dalla storia importante che ha questa opera; dobbiamo preoccuparci di conoscerla per un dovere di elevazione morale, di sensibilizzazione: per non dimenticarci dell’Umanità che il mondo organizzato “sedicentemente-civilizzato” umilia ogni giorno, a partire proprio dalle persone speciali.
La parola ora va a Sarah, che ci parla anche di Simona Angioni, che insieme a lei ha scritto un testo potentissimo:
“Esistono uomini speciali che portano dentro di sé lo spaesamento dell’altrove. Abitano in mondi visionari perché la vita qui è troppo piccola per loro. Il Figlio di Giove, era uno di loro e quando dal suo pianeta della follia ci è passato accanto, tutto è cambiato. Grazie a lui abbiamo iniziato a scrivere questo disco, perché le cose che non si possono cambiare vanno almeno raccontate e perché una canzone, non è mai un posto troppo piccolo.”
Da diversi anni mi occupo di Arte Terapia in ambito psichiatrico (attraverso la musica e la voce così come le forme di espressione corporea e le arti figurative). Durante un percorso all’interno di un ospedale psichiatrico, feci la meravigliosa conoscenza del Sig.X. che si dichiarava appunto “Il Figlio di Giove”. La sua storia, come purtroppo molte altre, era stata fortemente segnata dall’impossibilità di essere aderenti alla propria vera natura per adeguarsi alle aspettative e alle richieste di un mondo che non accetta e si difende dalle diversità, dalla possibilità “dell’estraneo” che può arrivare a sovvertire un ordine fittizio e precario che non accetta il lato in ombra delle cose. Mi innamorai immediatamente dell’incredibile mondo del Sig, X, mondo che era riuscito a costruirsi, e che i più chiamano solo follia, ma nel quale finalmente tutto ciò che profondamente era, era concesso.Qualche anno dopo seppi della sua morte da un amico che lavorava nella comunità in cui era accolto.
Io e Simona avevamo appena iniziato a scrivere insieme i testi del mio ultimo disco e la stessa sera in cui appresi la notizia decidemmo di scrivere un brano dedicato a lui che sarebbe poi diventato la nostra “Guida” per la stesura dell’album intero.
Normalmente sono molto meticolosa e abbastanza lenta nella stesura dei testi, che sono per me il nucleo fondante di ogni canzone, questa invece è stata la prima volta in cui un brano si è scritto da sé, con una velocità senza paragoni, come se fosse già lì per noi, pronto per essere raccolto.”
Credo che ora abbiate molti degli elementi utili per poter comprendere meglio e sfatare un certo mito comodo al sistema-del-business: qualche volta, non è vero che le canzoni sono e perciò devono continuare a restare “solo canzonette.” A volte le canzoni sono “qualcosa di più”.
Segue il testo, in questo caso importantissimo, e poi un cenno biografico per saperne di più su Sarah, che oltre ad essere un’artista poliedrica e assai stimata, lavora anche a contatto con “molti figli di Giove”, occupandosi dell’arte-terapia in ambito psichiatrico. Sono ammirata.
Se a questo punto della lettura non avete ancora ascoltato il brano, forse è il momento giusto per farlo! E sentitevi fortunati se non lo conoscevate già, a scoprirlo oggi.
Io lo sono stata quando, per colpa diun certo Andrea Baldinazzo, sono stata chiamata a vestire i terribili e temibili “panni di giurata” in un prestigioso premio del Web, L’Italian Music Festival, (abbreviato IMF). Ebbene, tra le varie canzoni selezionate per la “gara” c’era anche Il Figlio Di Giove, che tra l’altro vinse quell’edizione clamorosamente!
Non tutti i mali vengono per nuocere, e se ormai per colpa di Andrea, di questo premio sono una specie di giudice a tempo indeterminato, d’altro canto, grazie ad Andrea, scopro ogni volta canzoni e artisti di cui ignoravo l’esistenza; lui ha un vero talento per andare a scovare le canzoni speciali che a volte hanno vita meno popolare, non certo per loro intrinseco demerito o per demerito dell’artista, ma solo perché viviamo in un mondo meraviglioso ma un po’ maledetto, che ha la brutta abitudine di far fuori tutti i figli di Giove…
Non facciamolo noi, però.
Noi che ci ritroveremo come le star martedì prossimo con il quinto appuntamento con la mia rubrica “Musica in Giallo”, e di chi vi parlerò al momento è un mistero anche per me…
IL FIGLIO DI GIOVE | TESTO
Tieni tieni tieni tieni nascosto
Metti metti metti metti da parte
Dagli dagli dagli dagli quello che vogliono
Quello che vogliono
Resta resta resta resta nell’ombra
Fuma fuma fuma fino alle dita
Nega nega nega quello che sei
Esplodono i vetri e ti piove in casa
Guarda guarda fuori dalla finestra
Non c’è posto per te, non c’è posto per te
Tieni tieni tieni tieni nascosto
Nega nega nega quello che sei
Esplodono i vetri e ti piove in casa
La mente fradicia esce per strada
Esplodono i vetri e ti piove in casa
La mente fradicia esce per strada
Uno due tre quindici passi
Sette otto nove salta le righe
Diecimila parole dette a nessuno
Dette a nessuno
Conta le macchine rosse che se no muori
Ecco le voci ecco le voci a comandare
Dietro ai cappotti gli alieni ti stanno a guardare
Devi obbedire
Devi obbedire
Esplodono i vetri e ti piove in casa
La mente fradicia esce per strada
Esplodono i vetri e ti piove in casa
La mente fradicia esce per strada
Il figlio di Giove è pronto a volare
Ci lascia per terra in un giorno normale
Il figlio di Giove è pronto a volare
Ci lascia per terra in un giorno normale
Crediti:
Sarah Stride: Voce
Alberto Turra: Chitarre
Kole Laca: Pianoforte – Sintetizzatori – Drum Programming
Produzione Artistica: Kole Laca – Manuele Fusaroli
Testo: Sarah Stride – Simona Angioni
SARAH STRIDE | BIOGRAFIA
Sarah Demagistri in arte Sarah Stride è una cantautrice milanese, attiva sulla scena indipendente con album, performance, live, video arte, happening e piece teatrali, ricerca, pubblicazioni e laboratori nel campo dell’arte-terapia in ambito psichiatrico, pubblicità e collaborazioni sia dal vivo sia in studio con artisti italiani e internazionali tra cui Ivano Fossati, Aldo Nove, Carlo Boccadoro, La Crus, Renato Garbo, Masbedo, Howie B, e altri ancora.
Oltre ai numerosi album del panorama indipendente italiano per i quali ha collaborato, “Sarah Stride” è primo album solista (Cramps-Edel), pubblicato nel 2012 e che ha attirato l’attenzione della stampa di settore per l’imponente personalità vocale. Nello stesso anno viene pubblicato “Canta Ragazzina” (FB22records) un album di celebri brani maschili anni ’60 riarrangiati in chiave alt-rock.
L’intensa attività live, proposta in varie declinazioni (da quintetto a duo) ha portato la formazione ad aprire importanti concerti di artisti italiani e internazionali tra cui Eugenio Finardi, Rokia Traoré, Erlend Oye (King of Convenience), Television…
Nel dicembre del 2016 esce “Il Figlio di Giove” in anteprima per SentireAscoltare, primo estratto dall’album previsto per la primavera 2018 nato in collaborazione alla produzione di Kole Laca (Il Teatro degli Orrori, 2Pigeons) e Manuele Fusaroli (The Zen Circus, Nada, Andrea Mirò), e Simona Angioni per i testi, lavoro che abbandona le consuetudini alternative rock dei precedenti per affidarsi all’elettronica più minimale e violenta del nuovi produttori artistici.
Sempre come anticipazione del nuovo album, nell’aprile 2017 in anteprima per Rockit esce “Schianto” il nuovo EP di 4 brani scritti insieme a Simona Angioni, lavoro che incuriosisce e interessa molto la stampa di settore, dove vengono messi in connessione mondi decisamente diversi, quello della melodia italiana con una serie di riferimenti sonori e melodici che vanno indietro fino agli anni ’60 e ’70 di voci storiche come Nada, Mina, Mia Martini, Antonella Ruggiero (periodo Matia Bazar) ed il mondo dell’industrial rock, dark-wave, un sound decisamente inedito, che a prima vista può forse sembrare inconciliabile ma che in realtà, grazie all’astute scelte di produzione dei nuovi produttori artistici rende tutto straniante ma confortevole.
Sempre tratti dall’ep Schianto, nel 2017 sono usciti altri due singoli: I Barbari in esclusiva per Rockerilla e Megasentimento per Rolling Stone.
Nel giugno 2017 è vincitrice del primo premio giuria del concorso nazionale Musica da Bere.
Con la formazione attuale nel 2017 è arrivata tra gli 8 finalisti del Premio Buscaglione, è tra i 16 finalisti di Musicultura, e sta aprendo i concerti di importanti artisti nazionali ed internazionali (Morgan, Morcheeba, Joan As Police Woman…)
Il 23 novembre 2018 è uscito il suo ultimo album “Prima che gli Assassini” che sta ricevendo grossi consensi nella stampa di settore. I primi due singoli “I Pensieri Assassini” e “L’Uomo d’Oro” sono stati presentati in anteprima rispettivamente da Billboard Italia e Rumore.
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