Mei/Indipendenti
Rubrica, MEI. MUSICA IN GIALLO di Roberta Giallo. AGNESE VALLE
Di Roberta Giallo
“LA TERRA SBATTE: AGNESE VALLE CE LO RICORDA CON UNA CANZONE “COLLETTIVA”
Incredibile la sin-cronicità.
Incredibile che io mi ritrovi a scrivere del nuovo singolo di Agnese Valle, “La terra sbatte”, proprio adesso: quando ieri notte alle 4.37 del mattino ho avvertito una scossa di terremoto a Bologna.
Incredibile è anche che l’epicentro di quella scossa sia stata a Mugello, dove mia cugina si è appena trasferita per lavoro, proprio a partire da ieri mattina.
Giuro che non l’ho deciso oggi, di scriverne, volevo farlo prima ancora di sentire “la scossa” e prima ancora di sapere dell’uscita di questa sua canzone. E Agnese lo sa. Può confermarlo. Certo è che un paio di settimane fa abbiamo deciso di rimandare questo articolo al martedì successivo, cioè ad oggi, dal momento che intendevo allegare il videoclip di “La terra sbatte”, venuto al mondo solo ieri; e proprio ieri c’è stato quel terremoto, quello che ho sentito io (e forse, vostro malgrado, anche alcuni di voi).
Sarà un segno? Solo una coincidenza?
Forse un segnale da cogliere: il terremoto è qualcosa di “eterno”, lo conosceva l’uomo preistorico, ma ancora oggi è tremendamente attuale. Più attuale che mai! Qualcosa che non possiamo ignorare. Qualcosa che ci ricorda la nostra piccolezza e la nostra impotenza. Proprio come fa la paura, altro tema “scottante” della canzone.
E fuori dal tempo, ma anche attualissimo (date le circostanze), è questo singolo di Agnese Valle, che io definisco “collettivo”, per almeno due motivi.
Il primo è che la produzione è stata affidata ad una collettività: partita da Agnese ha poi coinvolto un insieme di persone unite da elementi di condivisione, in questo caso direi l’amore per la musica e lo studio della musica. Sto parlando della Piccola Orchestra di Tor Pignattara, composta di ragazzi e ragazze immigrati di seconda generazione diretta da Pino Pecorelli, coinvolta sia nella registrazione del brano che nel videoclip.
Un’orchestra di giovani dai 18 ai 23 anni, che come ha detto Agnese, “Contrariamente ad altre orchestre che si riuniscono sotto il titolo di multietniche, fanno la loro musica, la musica della loro età, la musica di questa città e di un quartiere multietnico che risente di tutte le influenza che vi circolano. Hanno una marcia in più, una cultura che è un insieme di culture.”
Il secondo è che i proventi della vendita di questo singolo saranno devoluti a “Gli Angeli di Amatrice”, Onlus attiva nelle zone colpite dal terremoto, così come il crowdfunding del nuovo album della cantautrice romana, “Ristrutturazioni”, che sosterrà con una quota aggiuntiva l’operato di questa associazione. Vi consiglio fin da ora di approdare ai profili web dell’artista, dove tutto è spiegato per filo e per segno.
Due motivazioni importanti niente-affatto disimpegnate, che necessariamente hanno a che fare con il carattere e la personalità della musicista. E in questo caso non uso a caso o approssimando la parola musicista, perché Agnese, prima ancora che cantautrice, è davvero una musicista; una che la Musica l’ha studiata, e che la pratica ancora studiandoLa e insegnandoLa, con tanto di diploma in clarinetto.
Dicevo, queste due motivazioni ne definiscono le intenzioni e gli obiettivi, anch’essi di duplice natura: umana e artistica.
In effetti che Agnese fosse una persona dotata di arte e artisticità lo avevo già colto quando la vidi esibirsi la prima volta, circa un anno fa, al Premio Dei Premi Del MEI (incredibile come “tutti”, prima o poi, passino di qua…) cantando un bellissimo pezzo, “Come la punta del mio dito”, con tanto di clarinetto e con accanto, al piano, un elegante, auto-ironico e teatrale Pino Marino, coautore del brano.
Ricordo che i miei complimenti le arrivarono allora da “una timida me”, nei camerini, che appunto, mostrando timidezza ne avvertì dall’altra parte altrettanta. Rapido ed essenziale fu quel primo incontro. E anche se presentavo “spavalda” la serata (sul palco per me la timidezza non esiste), in quel camerino _ lo ammetto_ ne provai un po’. E lo so bene, si trattava di quella timidezza che spesso mi limita e mi impedisce di dire qualcosa di più, proprio quando riconosco in qualcuno qualcosa di bello e desidererei farglielo presente.
E così, comme d’habitude, nel complimentarmi con lei e con Pino Marino, mi chiedo, a distanza di tempo: “chissà che avranno pensato?”.
Ma questo lo approfondiremo in altra sede; posso dire con gioia che, pur distanti, ci siamo poi ritrovati, capiti e “voluti bene”.
Torniamo alla cantautrice con la chioma più voluminosa d’Italia.
Classe, delicatezza, misura, un porsi quasi algido, in contrasto solo con una cosa, appunto, la sua chioma foltissima, riccissima e fulva-rosa: così mi è apparsa la prima volta che l’ho vista dal vivo.
E così anche la seconda, anche se la conoscevo meglio, sul palco di Officine Pasolini, in occasione di un evento tutto dedicato alle cantautrici, compresa me (alludo a “Femminile Plurale”, presentato da Cinzia Fiorato e Michele Monina, tenutosi a Roma, in quella che potremmo definire “la casa di Tosca”.)
Circostanza in cui, tra l’altro, ho avuto anche modo di apprezzare l’umanità e l’ospitalità della Valle. Ho passato qualche ora con lei a casa sua, parlando del più e del meno, e devo dire che la sensazione è stata parecchio piacevole e rassicurante: quel tipo di sensazione che non provo certo con tutti, ma che mi capita di avvertire quando parlo con una persona con cui sento di condividere diversi punti di vista, e con cui, per una questione di “simpatia”, sto bene (questa questione non è razionale).
Ecco, ho avuto modo di appurarne la genuinità d’animo, e non lo dico perché sono munita di una specie di lente che mi permette di farlo, lo dico perché questa è la mia rubrica, e l’ho detto fin dal principio: io parlerò di chi mi piace, soprattutto di quegli artisti con cui “entro in consonanza”, dicendo quel che voglio, come voglio, e scegliendo la via che più mi pare appropriata per “descriverli”, anche se, lo so, parlare dell’animo delle persone mi mette nelle condizioni di sembrare una mezza-sacerdotessa de ‘sto… pazienza! This is it.
E oggi, come una specie di sacerdotessa, mi sento serena nel poter affermare che c’è parecchia coerenza e bellezza nella donna e nell’artista Agnese Valle. E questo è un qualcosa di profondamente apprezzabile in un ambito in cui spesso l’immagine soppianta la verità della persona.
Ecco, Agnese è quella che si potrebbe chiamare lucidamente “un’artista socialmente impegnata”, non perché vada di moda scendere in piazza e battersi il petto parlando a caso di temi sociali… no! Agnese Valle è nata con l’umanità congenita, in casa.
Sono rimasta colpita quando infatti mi ha raccontato di essere figlia di medici, e che questo l’ha portata a “prendersi cura” degli altri, ad interessarsene, e a sentire con il tempo la necessità e il dovere artistico di confrontarsi con le tematiche sociali, il dovere di impegnarsi per sostenere giuste cause.
Ho letto inoltre da qualche parte che fin dal principio questa intenzione si è tradotta in realtà, infatti il suo primo singolo in assoluto era a sostegno di una campagna di Action Aid titolata “Operazione Fame”, di cui è stata testimonial.
Anche “La terra sbatte” porta con sé un urgente e nobile senso del dovere, di condivisione, e di impegno sociale. Una canzone ispirata proprio dal contatto diretto con i luoghi colpiti dal terremoto, in cui l’artista era stata invitata ad esibirsi tempo fa. Luoghi testimoni della brutalità della Natura, che Agnese ha “sentito”, portato con sé, e che l’hanno infine spinta a maturare l’idea di scrivere una canzone a tema, elaborandone lo shock, ma non solo, tentando di fare qualcosa di utile. Non limitandosi dunque alla “descrizione” di un fatto tragico e terribile, ma agendo per arginare le conseguenze di questo fatto.
Agnese ci rivela che “La terra sbatte è una canzone sull’umanità contemporanea, nella sua atrocità, nel suo spavento, nella sua capacità violenta, ma anche sulla rivolta della Natura, di fronte alla quale lo stesso uomo si trova di fronte alla sua evidente impotenza. La Natura creatrice e distruttrice, così come l’uomo potenzialmente principio e fine, si trovano qui al cospetto come in una partita a braccio di ferro.”
Atrocità, spavento, violenza, impotenza, creazione e distruzione, “La terra sbatte” ci parla della storia dell’uomo intrecciata con quella della Natura che ci ospita, talvolta benevola, talvolta terribile. Una Natura che può mostrare la sua forza bruta, violentando l’uomo che a sua volta violenta altri uomini.
No, non è questa una canzone rassicurante, è una canzone che ci riporta lucidamente ed emotivamente alla tragedia dell’umanità, in un certo senso persino filosoficamente.
Come nella tragedia greca, dove il coro racconta cantando quel che di tragico e ineluttabile accade all’umanità, così fa il piccolo coro di Tor Pignattara, la coralità e il sentimento di questa piccola grande Orchestra, con i suoi strumenti e le sue voci collettive.
In questo clima poco rassicurante, trovo ammirevole e notevole lo slancio della piccola-grande collettività coinvolta per realizzare una canzone che vuole “darsi” e spendere la sua umanità per una più grande collettività, violentata prima dalla Natura, poi dall’indifferenza dell’uomo.
Questo obiettivo fondante dietro alla canzone, che è anche una bella e intensa canzone non-classificabile in quanto “a genere” ( e direi, meglio così), fa di Agnese Valle una cantautrice moralmente impegnata, non solo nelle parole, che sono sempre importantissime, ma anche nei fatti. E questo è un non-irrilevante valore aggiunto. Chapeux.
Vi lascio con la nutrita biografia dell’artista e con il videoclip di “La terra sbatte”.
A martedì prossimo, sempre su MeiWeb, sempre con Musica In Giallo!
Cenno Biografico
Classe 1986, Agnese Valle è una giovane cantautrice e clarinettista romana con alle spalle numerosi riconoscimenti:
Premio Panseri 2018.
Premio della critica al Bianca d’Aponte 2017.
Il suo primo album, “Anche oggi piove forte” viene inserito tra i 30 dischi candidati alla Targa Tenco “Opera prima” 2014.
Nel 2015 è semifinalista al Premio Fabrizio De Andrè.
Nel 2016 il suo secondo lavoro discografico, “Allenamento al Buonumore”, guadagna nuovamente la nomination alle Targhe Tenco, questa volta nella categoria “album assoluto”.
Dal 2014 è docente presso la Casa Circondariale Femminile di Rebibbia per CO2, un progetto di educazione all’ascolto nelle carceri ideato da Franco Mussida della PFM.
E’ diplomata in clarinetto al Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Il suo strumento lo troviamo anche nella colonna sonora del film di Edoardo Leo “Buongiorno Papà”; nel video “Se non ora quando” a cura di L.Savino e C.Comencini; in “Cancao do mar” con Francesco Di Giacomo e nell’album “Il fischio del vapore” di Francesco De Gregori e Giovanna Marini.
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