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Recensioni

Mosè Santamaria: l’esperienza al servizio dell’itpop

Avere esperienza significa anche prendere un genere usurato come l’itpop filtrandolo attraverso la propria lente d’ingrandimento. Mosè Santamaria lo fa benissimo in “Come cani per strada”

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Mosè Santamaria
Front cover dell'album "Come cani per strada"

COME CANI PER STRADA| LA RECENSIONE

Come ormai sappiamo da tempo il 2015 è stato uno degli anni più importanti della storia della musica pop italiana recente, complice l’esplosione totale, dopo alcuni piccoli e sparuti colpi di assestamento, del genere indie, oggi riconosciuto a gran voce come Itpop. Una vera e propria rivoluzione cha portato in auge diversi profili di enorme rilievo insieme all’immancabile carrozzone di cloni o presunti tali, pronti a seguire il trend per tentare fortuna. Ma oltre i tanti progetti di poco conto (divenuti sterili a causa di un effetto carta carbone davvero inaccettabile) altri sono riusciti a sfruttare il fenomeno come mera ispirazione, cercando di declinarlo a modo proprio: tra questi spicca Mosè Santamaria che, lo scorso 9 dicembre 2022, ha pubblicato “Come cani per strada“, terzo album in studio rilasciato per La Cantina.

Si tratta di un lavoro particolarmente interessante in quanto si tratta di un cantautore di esperienza, classe 1983, dunque di un musicista che ha vissuto a pieno anche la cosiddetta ondata del “vero indie” italiano di inizio anni 2000 (oggi indicato da molti come alternative). Un’influenza, forse indiretta o forse no, che si sente soprattutto nell’approccio vocale del nostro, in questo contesto abile a confezionare un disco estremamente in target ma che riesce a non stancare l’ascoltatore, ammaliato da un timbro particolare e da un approccio testuale molto oculato.

Come spesso capita con produzioni di questo genere, al centro della canzoni gravita il tema della quotidianità, qui proposto soprattutto in “Come un Buddha sotto un fico“, in cui si indaga sul concetto di felicità con un buon tiro e un sound coinvolgente; ottima anche la riflessiva “Skinny“, pezzo che tratta della dipendenza più tossica, quella legata all’amore.

Echi nostalgici piombano invece in “Festivalbar“, passaggio che cerca di andare (malgrado il titolo) molto più in profondità rispetto a quanto si possa credere, caratteristica che si ripete in realtà in tutto il long playing, dove convivono senza schiacciarsi i piedi superfice e abisso, lasciando a chi ascolta il compito di scegliere quale strada percorrere. Una scelta particolare e vincente.

VOTO: 7

AGGETTIVO:  INTERESSANTE

ARTISTA: MOSE’ SANTAMARIA
ALBUM: COME CANI PER STRADA
ANNO: 2022
ETICHETTA: LA CANTINA

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