Recensioni
Musica Italiana. Recensioni. Sarà “Colpa delle favole” ma Ultimo è inascoltabile
La cosa più stupefacente di Ultimo è il suo anno di nascita. 1996. Appena 23 anni.
Strano a dirsi, perché ascoltando i suoi lavori, e nello specifico il suo più recente “Colpa delle favole”, sembra di star sentendo un ultraquarantenne. E non certamente per la maturità e l’espressività artistica.
Ultimo ha fatto semplicemente una cosa: ha preso la sacra Canzone Italiana à la Fabrizio Moro – che a sua volta l’aveva presa da Tiziano Ferro – e l’ha riproposta assolutamente identica. Per riassumere come slogan: Ultimo è il Fabrizio Moro della generazione z.
Forse per questo il suo successo è ecumenico e incontenibile, e per questo era dato come vincitore assoluto del Festival di Sanremo 2019, con conseguente secondo posto e reazione stizzita e cafona nei confronti di tutti i giornalisti e i critici.
La verità è che uno come Mahmood sembra venuto da un’altra dimensione, messo vicino a Ultimo. Diamine, Ultimo è talmente retorico e posticcio che un Calcutta, perfino il più blando Tommaso Paradiso sembrano Fabrizio De André in confronto (d’altronde “Quando fuori piove” ruba i versi del ritornello da “Una cosa stupida” de I Cani, coincidenze?).
“Colpa delle favole” è ovviamente il disco di “I tuoi particolari”, l’enorme successo Sanremese di cui abbiamo già parlato e che traccia il filo conduttore di tutto l’album.
Forse anche per il suo essere un performer abbastanza scadente – come cantante è perlopiù impersonale e piatto – tutto sembra finto e forzato. Non aiuta neanche il suono: il disco è infatti sovraprodotto, operazione necessaria per puntare agli stadi, dove la botta di volume è indispensabile, ma sembra proprio indifferente a qualsiasi innovazione avvenuta negli ultimi 20 anni, soffrendo di un horror vacui sterile e decisamente dimenticabile.
La cifra stilistica di Ultimo è quella del ragazzo de borgata che je l’ha fatta, ma che non per questo perde la testa, ma rimane invece vicino agli ultimi, ai deboli, agli sconfitti, e canta per loro.
E infatti la sensazione che pervade tutto l’album è quella dell’imbarazzo: “Fateme cantà” è imbarazzante, nel suo vago vernacolo romanesco da film Boldi-De Sica, dove si cerca lo spirito rugantiniano e si finisce per cringiare forte (come direbbero quelli della generazione z) sentendo Ultimo parlare del suo “sporco successo” e del suo cantare per barboni e padri di famiglia coraggiosi.
Ma non solo questo: anche il romanticismo spicciolo e scadente di tracce come “Piccola stella” ci fa veramente domandare se Ultimo sia una persona vera o sia stato tirato fuori dall’imballaggio solo per propinarci una lunga lista di cliché e frasi fatte che non starebbero bene nemmeno sulla più malandata Smemoranda.
Che dire invece di “Aperitivo grezzo”? Col suo incedere reggae e le frasi a cascata sembra più una parodia sfuggita di mano che un vero e proprio brano.
Ma forse il punto più basso, inevitabilmente, arriva a fine album. “La stazione dei ricordi” è una stucchevole poesiola adolescenziale che forse punta a Califano, ma ricorda più la pubblicità del Cornetto Algida (oltre ad essere un calco de “I giorni” di Ludovico Einaudi).
Come concludere? “Colpa delle favole” è un episodio piuttosto discutibile della musica italiana, e ovviamente grandissimo successo discografico. Forse il limite del pubblico italiano è di ricevere sempre quello che si aspetta, e di esserne contento. Per questo Ultimo è diventato primo.
VOTO: 4/10
AGGETTIVO: STUCCHEVOLE
TRACKLIST:
- Colpa delle favole
- I tuoi particolari
- Quando fuori piove
- Ipocondria
- Fateme cantà
- Rondini al guinzaglio
- Amati sempre
- Quella casa che avevamo in mente
- Piccola stella
- Aperitivo grezzo
- Fermo
- Il tuo nome (Comunque vada con te)
- La stazione dei ricordi
ALBUM: COLPA DELLE FAVOLE
ARTISTA: ULTIMO
ANNO: 2019
ETICHETTA: HONIRO
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