Attualità
Ennio Morricone e il pop italiano? Secondo Morgan un legame da cui ripartire
6 luglio 2020 e l’Italia piange la perdita del suo musicista e compositore più rivoluzionario: Ennio Morricone. Più che un maestro, un genio. Negli anni ’60, incrociando la musica classica alla forma canzone della musica pop, scoperchia un nuovo mondo, emozionale e artistico. Merito anche di un discografico come Vincenzo Micocci, appassionato di jazz, che appena diviene il direttore della casa discografica RCA Italiana lo assume come arrangiatore. All’epoca Morricone ha più di 30 anni ed è diplomato al Conservatorio Santa Cecilia di Roma. Il primo 45 giri che realizzerà è cantato da Edoardo Vianello: lato A Pinne fucile ed occhiali, lato B Guarda come dondolo (1962). Seguiranno Abbronzatissima, sempre per Vianello, Sapore di sale per Gino Paoli (1963), Il mondo per Jimmi Fontana. Nel 1966 compone e arrangia Se telefonando per Mina, tutti brani che diventeranno tormentoni senza tempo e che creeranno il sound degli anni ’60 italiani. Altre dive della nostra canzone per cui lavorerà, oltre a Mina: Milva e Ornella Vanoni. Più recentemente ha riarrangiato La solitudine per Laura Pausini (2013) e composto Ancora a qui per la colonna sonora del film di Quentin Tarantino con la voce di Elisa (2014). Sinfonia, canzone, cinema, originalità, audacia, gusto, genio, tutti pezzi di puzzle che compongono il mito di Ennio Morricone.
Morgan: “Morricone non aveva paura della dissonanza”
Cantautore, musicista e personaggio televisivo, ma anche grande conoscitore della musica italiana. Morgan dedica, su Instagram e Facebook, un post al Maestro nel giorno della sua scomparsa, evidenziandone l’importanza storica e musicale e auspicando per il pop italiano di oggi apporti così innovativi.
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«È morto Ennio Morricone… Ennio Morricone è stato senza dubbio il più grande musicista ‘italiano nel mondo’ della nostra epoca. Perché è riuscito a sfondare? Perché ha trovato l’equilibrio perfetto tra la musica classica e il pop senza mai rinunciare all’una per l’altra. Nella musica di Morricone c’è audacia, il suo approccio gli ha permesso di maneggiare sia la ‘canzonetta’ – trasformandola in un gioiello (Il cielo in una stanza, Se telefonando, Cuore, Il barattolo…) e sia il grande sinfonismo – rendendolo fruibile per tutti. Tutto il cinema Americano degli ultimi 50 anni deve qualcosa a Ennio Morricone così come la musica leggera, soprattutto per gli arrangiamenti degli anni sessanta che sono stati ispiratori di molte correnti musicali pop/rock internazionali come il triphop, l’acid jazz, tutto il suono chiamato ‘lounge’, che discende dalla schiera di autori delle musiche da cinema italiani (Piccioni, Trovaioli, Carpi, Piovani…) di cui Morricone è considerabile il capostipite.
La sua lezione deve servire a questa Italia di oggi pavida e incapace di innovare, di ricercare e portare stili e generi mai sentiti. Morricone non aveva paura della dissonanza, questo è il principale problema che invece coinvolge la quasi totalità della musica italiana odierna».
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Crediti Foto: LaPresse