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Musica Italiana, Recensioni. Miss Keta: “Paprika”, il perfetto misto fra rap ed elettronica

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Artista anticonformista e performer apprezzata trasversalmente, Miss Keta conferma con quest’ultimo album l’ottimo risultato ottenuto con il debutto “Una vita in Capslock”. Il suo è un rap anomalo su basi di elettronica da club, prodotto per essere la soundtrack di serate ad alto tasso orgiastico. Oggetto di polemiche extramusicali roventi (quelle fra veterofemministe e nuove femministe sull’opportunità di farne un’icona queer), Miss Keta tira avanti e -più unica che rara nell’ambiente rap- fa sold out a ripetizione. Qual è il segreto della sua formula musicale? Mettendo tra parentesi l’immagine shocking, sicuramente le basi elettro ruffianissime, che già al primo ascolto si conficcano in testa all’ascoltatore e non lo mollano più. Subito appresso vengono i temi e la qualità dei testi: la Milano dei club narrata dall’artista è una perfetta metafora di un’Italia nostalgica del consumismo spensierato degli anni ’80, del sesso e della droga vissuti come liberazioni dal conformismo provinciale e non con la disperazione del “no way out” contemporaneo. Miss Keta ci illude di poter tornare -per lo spazio di una canzone o di una serata- in un tempo definitivamente tramontato, e lo fa con quel misto d’ironia post-tutto e lucida cattiveria che la rende paradossalmente più vicina al sentire trap che al rap. Non a caso quest’album vanta collaborazioni trap d’eccellenza: Wayne Santana (Dark Polo Gang), Luchè, Gemitaiz, Gué Pequeno, Quentin40 più la presenza dell’immancabile Mahmood (ovunque ci sia un album vagamente rap/trap, per contratto bisogna mettercelo), e del mitico Gabry Ponte, riesumato dal dimenticatorio e assurto ad icona musicale dei tempi dei bei party andati.

Non si può cominciare a parlare di “Paprika” se non dai suoi tormentoni: “Pazzeska” e “Le ragazze di Porta Venezia”. “Pazzeska” è un ottimo brano giocato su una base elettro con inserti simil orientaleggianti fortemente trash, una song che vorrebbe essere la musica sottofondo di un’orgia in un harem postmoderno. La presenza di Gué Pequeno è poco più di una comparsata, le sue barre sono un rifacimento nemmeno troppo velato a quelle scritte per “Lamborghini”, non aggiunge né toglie nulla all’economia del brano.
“Le ragazze di porta Venezia remix” è una canzone molto più sfaccettata, un manifesto femminista-queer con un ritornello ultramelodico, in cui la partecipazione di Elodie, Priestess, Joan Thiele dona una dimensione corale molto intrigante. Il testo gioca su più registri che s’intersecano fra non troppo serio e non troppo ironico, lasciando all’ascoltatore rimasticarlo più volte per apprezzarne la pluralità di sensi: il gergo tipico del neofascismo di strada (onore-rispetto-pugnale nel petto) viene risignificato per parlare di un gang femminile che controlla il territorio in maniera festosa, fra tacchi-diamanti-shopping e passaggi in cella (per disturbo alla quiete pubblica e oscenità in luogo pubblico, of course), ragazze e ragazzi queer alla ricerca di una svolta (l’antenato del flexare) sempre a portata di mano, perché quella è Milano, la Londra denoaltri, mica la provincia sfigata.
Altri brani degni di nota sono: “Una donna che conta remix” è molto simile all’originale presente nell’album precedente, ma si arrichisce dell’apporto di Wayne Santana, ragazzo immagine della Roma coca&keta, cantone di una Mafia Capitale cinematografica eternamente identica a se stessa. Le sue barre sono come al solito ironico-autocelebrative, ma affiancate all’elogio della Milano chic di Miss Keta prendono un retrogusto patinato-cafone inedito. “La casa degli specchi”, il feat con Gabry Ponte, è un brano da ballare dai toni leggermente cupi-ansiogeni, gradevole ma non eccezionale, dall’unione dei due artisti era lecito aspettarsi di più. Stesso discorso vale per “100 rose per te” con Quentin40 e “Fa paura perché è vero” con Mahmood, qui al minimo sindacale della creatività. Gli altri brani si assestano tutti sul gradevole.

In definitiva un album molto godevole, non un capolavoro, ma Miss Keta è un progetto che va molto oltre la musica, e la sua dimensione naturale è il live. L’album è più uno step, la pezza d’appoggio necessaria per poi costruirci attorno uno show dal vivo.

VOTO: 8/10

AGGETTIVO: LUCCICOSO

TRACKLIST

  1. Also Sprach Elenoire (feat. Elenoire Ferruzzi) – 0:23
  2. Battere il Ferro Finché è Caldo – 2:54
  3. Una Donna che Conta Remix (feat. Wayne Santana) – 3:46
  4. Main Bitch (feat. Gemitaiz) – 3:29
  5. Botox Remix (feat. Gemitaiz) – 3:28
  6. Pazzeska (feat. Gué Pequeno) – 2:46
  7. TOP (feat. Luchè) – 2:50
  8. 100 rose per te (feat. Quentin40) – 3:00
  9. Mortacci Tua (feat. Cacao Mental) – 3:01
  10. CLIQUE – 2:50
  11. Le ragazze di Porta Venezia Remix (feat. Elodie, Priestess, Joan Thiele) – 3:31
  12. B.O.N.O. – 3:06
  13. La Casa degli Specchi (feat. Gabry Ponte) – 2:58
  14. Fa Paura perché è Vero (feat. Mahmood) – 3:24

     

    ALBUM: PAPRIKA

    ARTISTA: MISS KETA

    ANNO: 2019

    ETICHETTA: UNIVERSAL RECORDS

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