Musica

Musica Italiana, Recensioni. Greve & Croma, “Amaro”: il ritorno della vecchia scuola

Pubblicato

5 anni fa

16 Gennaio 2020

A due anni dall’ultima collaborazione i due rapper tornano assieme per rivendicare la loro presenza sulla scena

Greve e Croma sono due veterani della scena tricolore. Greve è anche un ottimo e prolifico beatmaker internazionale, e ce lo ricorda ad ogni canzone. A due anni dall’ultima collaborazione i due rapper tornano assieme per rivendicare la loro presenza sulla scena ed il diritto di fare la cara “old shit”, e il produttore dell’operazione non poteva che essere Bassi Maestro.

“Manicomio” è composto da una base epica distrutta dal duo con un flow velocissimo. Un ottimo biglietto da visita per il resto dell’album

Con “Vida loca” l’impressione è confermata, ma sorgono anche i primi dubbi. La base è una mina vecchia scuola, Greve in questo è una garanzia, ma… il comparto testuale è datato. Una volta inanellata la trecentesima stoccata alla scena trap, rimane una critica consciuos al sistema e alle sue ipocrisie ormai trita e ritrita. Greve e Croma sembrano impermeabili al rinnovamento lirico che altri mostri sacri hanno fatto per adattarsi ad una società profondamente mutata dopo la crisi del 2008, la liquefazione dei partiti, la trasformazione del mondo in un immenso spettacolo di influencer disposti a tutto pur di piazzare i brand che li sponsorizzano.

“Veleno” è la prova del 9 del discorso fatto sopra. Un brano che vorrebbe essere di “risveglio” delle coscienze ed invece è un mettere in fila con un’ottima metrica una serie di stereotipi della mala politica detti e stradetti da 10 anni a questa parte. Il problema non è quindi il rivendicare con orgoglio di fare la “vecchia merda” nel 2020, ma l’essersi fermati ad una visione del mondo e dei suoi problemi ormai datata.

Il resto dell’album offre all’ascoltatore le stesse caratteristiche: ottime basi, flow micidiale, testi drammaticamente obsoleti soprattutto quando vogliono essere attuali. Quelle del duo, nonostante la giovane età, è un’operazione nostalgica apprezzabile dal punto di vista tecnico, ma di dubbia utilità se l’obbiettivo è dirci che l’old skool ha ancora qualcosa da dire sul mondo di oggi.