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Musica Italiana, Recensioni. Enzo Dong, “Dio perdona io no”: l’epica dell’identico

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L’ormai 30enne Enzo Dong ha una carriera invidiabile. Figlio della Napoli sottoproletaria collocata fra Secondigliano e Scampia, comincia a rappare a 15 anni, ma il successo arriva con “Secondigliano regna” nel 2015, brano inserito nell’ormai mitologica serie tv “Gomorra”. Da lì il suo rap italo-napoletano diventa un marchio di fabbrica che fattura, intersecando la sua strada con la Trap, di cui incorpora quel tanto che gli basta a rendere i suoi brani più appetibili alla nuova generazione. “Dio perdona io no” è un album pensato a Secondigliano e rifinito a Milano, il sunto di una fusione rap-trap con forti influenze latino-napoletane a suo modo unica in Italia.

Il brano d’apertura è un misto fra la presa diretta di una rapina alla old gangsta rap e la presentazione dell’album che fa molto annuncio pubblicitario a là Gomorra. Questa è anche la cifra del resto dell’album: un misto inestricabile di rap che vorrebbe essere presa diretta dell’inferno di Napoli, basi trap (con echi neomelodici) a sostenere il flow, la messinscena perenne dell’ex criminale di strada divenuto ora stimato artista che fattura. Il tutto fatto con indubbia professionalità, passione non indifferente, ma… c’è un piccolo neo: la monotonia.

“Bandito” in feat con la Dark Polo Gang da l’idea di come Dong si senta a suo agio a dialogare con i massimi esponenti della nuova scena. La canzone racconta l’ascesa del rapper napoletano dalla strada allo star system, l’orgoglio di avercela fatta senza aver dimenticato le proprie origini. Le barre non brillano per originalità, nemmeno la base è una mina: entrambe sono funzionali alla narrazione.

“Limousine” (in feat con Tedua) e “Te quiero” parlano di solitudine, tradimento e mancanza di memoria delle origini. In Limousine ritorna persino il tema dell’alieno, che la Trap tricolore ha dismesso da almeno 3 anni. Entrambi i brani galleggiano fra un intimismo appena accennato e la descrizione di veri e presunti tradimenti fra amici (nessun dissing però). “Napoletana vera” e “Alessia” sono un inno alla donna verace da quartiere malfamato, di cui la compagnia di Dong stesso è massima incarnazione… gli crediamo sulla parola.

Che altro dire? Poco importa se i feat siano con Tedua, Fibra, Fedez, DPG, ecc il mondo estetico visuale a là Gomorra di Dong divora tutto e tutti. Una narrazione monotona fino all’esasperazione della strada da cui Dong proviene, raccontata senza mai entrare né nell’introspezione né nella nuda cronaca dei fatti, finendo spesso nel celebrare il puro e semplice flexare. Se nel 2015 questo poteva essere nuovo, a fine 2019 con l’arrivo di un driller come Speranza, il debutto di Paky, per non parlare del rinnovarsi di un peso massimo come Luchè, tutto questo suona ormai leggermente impolverato. Se siete fan di Dong comprate l’album a scatola chiusa, se non lo siete dategli un’ascoltata, non è il capolavoro che molta stampa dice di aver ascoltato.

VOTO: 6/10

AGGETTIVO: MOnotono

TRACKLIST

 

1 – Dalle Vele (prod. Andry The Hitmaker)
2 – Dio perdona io no feat. Fabri Fibra (prod. Andry The Hitmaker)
3 – Spotify (prod. Dat Boi Dee)
4 – O’Rass (prod. Madreal)
5 – Bandito feat. Dark Polo Gang (prod. Andry The Hitmaker)
6 – AK47 (prod. Legend)
7 – Limousine feat. Tedua (prod. Chris Nolan)
8 – Te quiero (prod. Luna)
9 – YouPorn (prod. Slembeatz)
10 – Dallo psicologo feat. Fedez (prod. Dat Boi Dee)
11 – Per Alessia (prod. Kid Caesar)
12 – Nuovi euro feat. DrefGold (prod. Daves The Kid & Junior K)
13 – Napoletana vera (prod. Andry The Hitmaker)
14 – Bingo feat. Gemitaiz (prod. Andry The Hitmaker)
15 – Domani si muore (prod. Andry The Hitmaker)

ALBUM: DIO PERDONA IO NO

ARTISTA: ENZO DONG

ANNO: 2019

ETICHETTA: ENZO DONG

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