Musica internazionale
“Closer”, il disco-testamento dei Joy Division compie oggi 40 anni
Quando “Closer”, secondo e ultimo disco dei Joy Division, vede la luce, Ian Curtis è morto da esattamente due mesi. Si è tolto la vita nella sua casa di Macclesfield il 18 maggio del 1980, impiccato, a nemmeno 24 anni.
“Closer” è secondo e conclusivo capitolo della breve storia dei Joy Division: due soli dischi, entrambi capolavori ed entrambi destinati a segnare per sempre la storia della musica. Ma “Closer” è soprattutto il testamento musicale di Ian Curtis: è un disco se possibile ancora più cupo di “Unknown pleasures”, un viaggio nelle viscere del malessere del frontman fino all’inevitabile, tragico schianto finale. In copertina, su sfondo bianco, la fotografia della tomba della famiglia Appiani al cimitero di Genova Staglieno realizzata dal fotografo francese Bernard Pierre Wolff: un’immagine che è il perfetto biglietto da visita del disco.
Nelle nove tracce che compongono il disco, non c’è spiraglio per la luce e la speranza. “Athrocity exhibition”, la traccia che apre il disco ispirata dall’omonimo libro di James G. Ballard è l’invito che Curtis rivolge agli ascoltatori ad entrare nel suo inferno fatto di salute cagionevole e pessimismo cosmico, che diventa paradossalmente punto di osservazione privilegiato su un Mondo fatto sempre più di violenza e degrado. Gli stessi temi che si trovano ad esempio in “Colony”, mentre “Passover” è di fatto la firma nero su bianco della volontà di allontanarsi per sempre e in maniera definitiva dalle sofferenze che la vita terrena gli provoca.
Una vita che è eterno conflitto fra l’anima e il cuore, che si protrae finché una delle due componenti non si brucia. E proprio “Heart and soul” è la canzone che apre il trittico di pezzi più cupi del disco, il cui culmine è senza dubbio “The eternal“, vera e propria marcia funebre scandita da un pianoforte malinconico a dipingere un quadro a tinte di grigio e pioggia scrosciante. A chiudere il disco un altro brano chiave della discografia dei Joy Division, ma anche il saluto finale di Ian Curtis. “Decades” è una sorta di balletto spettrale, il congedo del cantante da quella generazione di “giovani uomini” da cui si è definitivamente distaccato.
Da quel 18 luglio del 1980 sono passati esattamente 40 anni. E tanta acqua è passata sotto i ponti: i superstiti compagni di avventura di Curtis hanno proseguito la loro avventura musicale come “New order”, mentre le note di “Closer” hanno ispirato tantissimi artisti diventando una delle pietre miliari della musica internazionale degli ultimi anni. E ancora oggi continuano a suonare meravigliosamente attuali. Come conviene a tutto ciò che assume il nome di “classico”.
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