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MEI, Rubrica. MUSICA IN GIALLO. Ludica e rituale. Ecco la giostra catartica di Adel Tirant
Di Roberta Giallo
LUDICA E RITUALE. ECCO LA GIOSTRA CATARTICA DI ADEL TIRANT
Non sono giorni facili. Proprio per nessuno. Neanche per la musica.
Neanche per chi, grazie alla musica, che l’ascolti o che la faccia, spesso riesce a superare momenti difficili, perché, si sa: la musica può confortarci, può distrarci, può intrattenerci, può divertirci, può accarezzarci… e può, talvolta, persino salvarci.
Ecco, chiedendomi a chi avessi potuto dedicare questo martedì, cambiando io stessa i miei piani all’ultimo, ho pensato di rimandare ad altro giorno la recensione che avevo in mente per dedicarne una “forse più impulsiva”, ma che sentivo più adatta a questo “clima”, ad un’artista, che immagino possa “alleviare” un po’ del nostro malessere.
Diciamolo, liberiamoci: sono giorni di paranoie, tenute da qualcuno più a distanza, da altri più a portata di mano. Ad ogni modo sono e resteranno per un po’ (spero davvero il meno possibile) giorni di dubbi ancestrali e di paure ataviche, giorni di angoscia e di psicosi di massa, giorni “di magra”, perché molte categorie lavoreranno meno, o ahimè, affatto. Stringiamoci empaticamente tutti. E cerchiamo di essere solidali, un po’ più umani, perché siamo tutti sulla stessa barca: una barca o un barcone, se preferite, che è poi metafora calzante di questa esistenza impietosa.
Ecco, sono giorni in cui ci gioverebbe, senza dubbio, “una cura speciale”.
E per cura hic et nunc non intendo un vaccino contro quel virus che non voglio neanche nominare (e a cui stanno lavorando persone che dedicano la loro vita per risolvere questo tipo di problemi), ma intendo “una cura per l’anima”, che allevi le nostre psicosi, i nostri tormenti, e che ci riporti nell’universo profondo del pensiero e del sentimento poetico, là, dove pescando nell’ignoto, possiamo forse ricondurci a quell’humus, che convive da sempre, eternamente, con l’amore e con la morte, perché è poi questa “la natura doppia della vita dell’umanità”.
Gli antichi greci, con l’Istituzione della tragedia, avevano cercato di superare, di comprendere, di accettare proprio questo conflitto dell’esistenza, paradossale ed eterno: la vita comprende la morte, essa convive col suo “nemico”, fin dalla nascita.
Lo abbiamo forse rimosso? Non vogliamo più accettarlo? Che cosa ci ha allontanato da queste riflessioni? La mancanza di tempo? Eppure la tecnologia non serve forse a farcelo risparmiare questo tempo? Oppure ce lo sta rubando? E tutto questo “intrattenimento-massiccio”, ci giova o ci fa del male? Qual è la giusta quantità che non faccia di un farmaco un veleno?
(Anche io domando e non offro soluzioni facili_perdonatemi_ perché, si sappia, sono sempre stata piena di dubbi).
Ecco, questo pensiero della morte, della possibilità di una morte “più o meno imminente”, che forse oggi ci tocca di più di qualche settimana fa, perché la contingenza e l’informazione legata alla contingenza ce lo ricordano minuto per minuto… ci ammaliamo di nuove ansie, oppure “bisticciamo” per affermare la nostra idea rispetto a come evitare questo “male non irreparabile”, tuttavia possibile portatore di “un male irreparabile”, di cui la vita stessa prima o poi “si ammalerà”, perché appunto, io, come ognuno di voi, “non ho mai visto far ritorno chi è passato di là…”
E affossati da queste ansie, dalle opinioni conflittuali, dall’affanno del vivere che cerca di scansare la morte in modo più organizzato e intenzionale del solito, per far fronte ad un virus “inedito”,, io oggi sento la necessità di tirare fuori la mia cura: attenzione, non spacciandomi per un’esperta virologa, o una luminare della scienza medica! (Non sia mai, Lasciamo fare a chi di dovere, a chi possiede certe competenze la sua parte…).
Il farmaco che posso somministrarvi io è quel tipo di farmaco che può avere a che fare con la nostra parte “sensibile”: chiamatela anima, chiamatela sensibilità… dunque vorrei poter agire, come agiva la tragedia greca, sul vostro animo, per elevarlo, attraverso la drammatizzazione del dolore, non cancellandolo, non facendo finta che non esista, ma mettendolo in scena.
E non a caso, allora, scelgo una canzone di Adel Tirant, artista speciale e di rara bellezza in senso greco, che a mio avviso “drammatizza” e porta in scena delle pièce teatrali con ogni sua canzone: artista che viene da lontano, come tutti quegli artisti destinati alla gloria; non capisci mai da dove arrivino, se appartengano a questo mondo o meno: sono portatori di altre prospettive, di altri mondi…
E Adel con la benedizione e la forza degli antichi, attraverso il suo teatro-tragico, talvolta tragicomico, ci fa rimbalzare in un universo di simboli e di rituali, un universo sospeso in cui gravitano immagini e visioni, parole precise, toccanti, melodie dove il testo sfuma, per tradursi in suono della voce senza orpelli, così, come avviene in questa canzone, “LA GIOSTRA”, dove ad un certo punto resta, dopo il dolore, dopo la passione, solo una melodia straziante, che tuttavia, potrà agire come catarsi.
Colpisce davvero la drammatizzazione visuale di questa canzone, ad opera di una stretta collaboratrice della cantautrice: il suo lavoro estremamente poetico riesce benissimo in questo “approfondimento” di prospettive e di profondità; narrando, come fa il teatro, attraverso un universo simbolico di elementi scelti e precisi, che affondano le loro lame nelle nostre piccole e grandi ferite aperte, per tentare di guarirle, solo dopo averle fatte sanguinare del tutto.
E tocca ascoltare più volte, perché ad ogni ascolto il sollievo crescerà. Lo dico da tester.
Ecco perché ho scelto LA GIOSTRA di Adel: lei non ci va leggera, lei è un macigno, lei è struggente, lei pesa come gli antichi, mirando dritta al racconto del dolore profondo della vita, mirando a quella nostra parte sensibile-e-percettiva dell’anima in cui il paradosso ancestrale amore-morte, vita-morte, sta, con tutta la sua forza, a ricordarci quanto sia potente questo dissidio inevitabile, e quanto sia sacro questo posto di domande e scontri insolvibili.
E misteriosamente, augurandole di far breccia nel cuore di tutti, io vi lascio a questo meraviglioso ed epico video, che accompagna come fosse una piccola tragedia in vari atti la storia dell’amore tragico di Adel, che ha affidato la rappresentazione ad un’altra grande e visionaria artista, la regista e performer, Isabella Noseda, con la quale mi complimento vivamente.
Serve del resto del talento anche per scegliere i propri collaboratori, sopratutto se la forza della propria arte è epica: l’ “epos” è un lavoro di “squadra”, di collettività.
A martedì prossimo, augurando a tutti noi, che a nostra volta su questo pianeta dovremmo essere “dei collaboratori amorevoli”, che sia un momento più sereno e disteso di questo!
Nel frattempo laviamoci le mani, per scacciare virus e batteri indesiderati, e ascoltiamo buona musica, per ripulirci l’anima!
In chiusura, sentendomi quasi superflua nel decantare le lodi auto-evidenti di Adel _ma so che non guastano mai quando sono sentite_: profonda, visionaria, dirompente, padrona del suo talento e consapevole della sua arte… voglio lasciarla parlare direttamente del suo singolo LA GIOSTRA,
estratto dall’album d’esordio “Adele e i suoi eroi”, uscito il 5 aprile 2019 per SOTER (distribuzione Self), con la produzione del cantautore Giovanni Maria Block:
“La Giostra forse è il mio brano preferito del disco. E’ una di quelle canzoni che ti vengono di getto, come sussurrate da un altrove. Naturalmente è una canzone d’amore, un amore così grande che ti fa girare vorticosamente come quando sali sulle giostre e quando scendi sei stordito».
Il videoclip nasce dalla collaborazione di Adel con la regista e performer Isabella Noseda, conosciuta nell’ambiente dell’intrattenimento romano.
«Ho sempre apprezzato e amato la sua cifra estetica – continua Adel – e le ho dato carta bianca su tutto, perché sapevo che avrei amato il risultato. Isabella ha ricreato un immaginario quasi rituale, anzi mi ha proprio confessato che le sue creazioni finiscono per avere un significato profondo, come i riti, per chi le interpreta e infatti, se guardate bene, a un certo punto vengono tagliati dei fili rossi che partono dal mio vestito, dalle due bambine bellissime che sono parti di me: è forse arrivato il tempo di tagliare i cordoni ombelicali? Ecco ringrazio Isabella per aver celebrato questo rito in cui fili rossi vengono spezzati, fiori sparsi, ferite e proiettili e strani esseri a metà tra uomini e animali sono mie prede di cui in realtà sono preda io, ma sentimentalmente».
CENNI BIOGRAFICI
Adele Tirante, In arte ADEL TIRANT:
cantante, attrice, performer e autrice di canzoni e testi.
Il 5 Aprile 2019 esce il suo primo disco ADELE E ISUOI EROI, etichetta Soter, il disco vede la produzione artistica di Giovanni Maria Block.
Con i brani di questo progetto è stata finalista di Botteghe d’autore ,Premio Incanto e L’artista che non c’era.
Nel 2016 miglior interprete al premio Ugo Calise.
Negli anni passati finalista ai premi Gli ascolti del Tenco, Martelive , Fondiamo il talento, Musica controcorrente; Via Asiago live e Valprimomaggio (entrambi su radio rai) di Maria Cristina Zoppa, semifinalista a Musicultura.
A TEATRO ha lavorato con Stefano Genovese e Arturo Brachetti, Michele Sinisi, Giancarlo Sepe, Luciano Melchionna, Ninni Bruschetta, Micha van Hoecke, Antonio Calenda, Roberto Bonaventura, Walter Manfrè e Tino Caspanello.
Al CINEMA ha lavorato con Giuseppe Tornatore , Michael Radford , Rildey Scott e Renato De Maria.
Finalista al Premio Riccione per il teatro 2005 col testo Scantu.
LA GIOSTRA
La Giostra è un singolo estratto dall’album d’esordio di Adel Tirant “Adele e i suoi eroi”, uscito il 5 aprile 2019 per SOTER (distribuzione Self), con la produzione del cantautore Giovanni Maria Block.
Laureata in Scienze Filosofiche, Roberta Giallo è cantautrice, autrice, performer, pittrice etc. Si definisce un “ufo” o “un’aliena perennemente in viaggio”. Ha già scritto di musica per Vinile e All music Italia. Musica in Giallo è la sua prima rubrica musicale per MeiWeb.
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