Mei/Indipendenti
Mei, Rubrica. MUSICA IN GIALLO. ”Fedez, il rivoluzionario non privo di contraddizioni di cui ha bisogno quest’epoca contraddittoria, feroce, velocissima, social – dipendente: chi non ha peccato o scagli il suo dislike!
Di Roberta Giallo
Carissimi/e, inizio oggi con una premessa: non dovete essere tutti d’accordo con me. Non lo pretenderei mai né me l’aspetto. Ci mancherebbe.
E aggiungo anche: non vi chiedo d’esser “senza macchia”, senza peccato, senza qualche contraddizione palese o segreta.
(Segreta… esiste ancora l’amata privacy?).
Da un’epoca contraddittoria al massimo, che viaggia alla velocità della luce, dove chi più inquina poi predica la vita sana, dove chi pratica lo zen e il distacco dalle cose materiali poi è social-dipendente e magari vende on-line a carissimo prezzo i suoi corsi di yoga o di empowerment, dove chi ti invita ad amarti per come sei poi è tutta/tutto un botox, un lifting, una liposuzione, dove, riassumendo, spesso chi predica benissimo poi razzola maluccio… cosa vorremmo pretendere, e da chi?
Vado avanti: in un tempo in cui spesso ce l’abbiamo con le multinazionali ma abbiamo “tutti” bisogno (o siamo “tutti” dipendenti) da telefonini/tablet/pc, e ancora, da netflix/amazon prime, da apple music o dal più gettonato spotify, da instagram/Facebook/twitter…
Dove per avere nuove dal mondo, che si tratti di moda/politica/fenomeni di costume/musica/arte/sport/ cibo/etc. anziché leggere il giornale e i suoi approfondimenti ci connettiamo più spesso di quanto poi realmente frequenteremmo concerti, mostre, sfilate, palazzetti, ristoranti (causa pandemia ancor meno di prima…).
E ancora, in un’epoca che ti invita continuamente a tenerti in forma e poi produce junk food come se piovesse quotidianamente il diluvio biblico, che ti rintrona quotidianamente insegnandoti che tenere il cellulare vicino alla testa fa male, ma allo stesso tempo ti obbliga e ti seduce in tutti i modi possibili perché tu ci stia attaccato; e ancora, in un’epoca in cui destra e sinistra “sono morte” e galleggiano rievocando le ideologie seduttive del passato che pochi conoscono/studiano bene…
Allora, in un’epoca così contraddittoria, davvero vogliamo andare a radiografare la vita di Fedez per riuscire a denigrare “in toto” il suo intervento fatto sul palco del primo maggio, dopo “secoli” che non succedeva una cosa simile e capace di generare interesse pubblico e, nello specifico, in favore di noi lavoratori dello spettacolo e di una parte della società che ancora oggi spesso subisce violenza e/o non si sente tutelata a sufficienza?
E mi permetto di dire, a chi ce l’ha tanto avuta sia con la sua presenza, sia con quel che ha detto lì sopra: vi pare che la RAI abbia proposto, in occasione della Festa dei lavoratori, artisti diversi dai “soliti noti”, favorendo magari di più quelli che forse in questo periodo hanno avuto più difficoltà economiche?
A chi ha accusato Fedez di classismo, di imperdonabile incoerenza, di lavorare con Amazon e poi di occuparsi sul palco del 1^ maggio “dei problemi dei poveri lavoratori dello spettacolo quando lui è un ricco che fattura milioni di euro”; a chi è andato anni e anni indietro a tirar fuori dei testi definiti “omofobi” non considerando scuse su scuse e spiegazioni sopraggiunte più e più volte, e neanche il fatto che alla comunità LGBT al momento non pare dispiacere la sua persona… dico: ma le contraddizioni continue e totali di tutto e di tutti, comprese le nostre, le vediamo o no?
L’era della digitalizzazione non prevede grandi coerenze, purtroppo!
Detto questo, Fedez non è il mio idolo, ma l’ho apprezzato, devo dire che mi ha stupita molto positivamente, soprattutto negli ultimi tempi. Ed è chiaro, non pretendo siate d’accordo con me, ci mancherebbe! Lo ribadisco
come un mantra.
Sono qui per suscitare domande,
per mettere l’accento sulle sfumature infinite del discorso. Sapete, ho studiato filosofia e ho imparato che porsi più domande possibili fa bene all’intelletto e alla coscienza; quindi chiedo soltanto che si rispetti ogni opinione garbata, e soprattutto ogni opinione motivata, ragionata.
Magari mi direte la vostra.
Faccio un respiro e vado avanti.
Le persone risolte, serene, tolleranti, sanno rispettare anche chi la pensa diversamente su qualcosa, ed è meraviglioso incontrarle, anche sui social.
Fortunatamente non siamo fatti con lo stampino, e fortunatamente mi ritengo una libera pensatrice.
Per questo parlo: parlo, penso, scrivo.
Certo è che non mi auto-censuro quando sento di dover dire qualcosa che ho a cuore, solo per paura che qualcuno possa non seguirmi più; del resto stimo e rispetto tante persone con cui non concordo su molte cose.
Perciò, serenamente eccomi qui a toccare ancora meglio l’argomento divisivo del giorno.
Sotto un post di Repubblica che mostrava un video dove compariva Fedez in conflitto con la RAI, giorni fa ho scritto:
“Fedez sembra essere il rivoluzionario di cui ha bisogno questo tempo, conosce i meccanismi della comunicazione, ha coraggio, consenso, e grande spirito d’iniziativa, oltre a credere in quel che fa con manifesta convinzione.
Qualcosa di non banale e sensato è finalmente accaduto su quel palco stanco e addormentato, in questo anomalo tempo.”
Questo commento nel bene e nel male ha scatenato un vero e putiferio, non privo, com’è duopo, di apprezzamenti e insulti beceri e gratuiti, di sessismo spicciolo, anche da parte di donne, ahimè, come potete notare in foto…
Devo dire, che Fedez, per quel
che ne so e per quel che penso, per me ha fatto cose “giuste” e altre “forse meno giuste”: ma chi sono io per giudicare? Una che non ha mai sbagliato? Una che, pur difendendo la musica indipendente di cui sono anche portavoce ed esponente, non ha mai ascoltato artisti su spotify/apple music e compra i dischi che ama sempre sempre? (tanto per dirne una…).
Ogni artista/uomo di spettacolo, (Fedez compreso), vive di piccoli e grandi compromessi, ma non solo ogni artista, direi anche ogni lavoratore, ogni sposo e ogni sposa, ogni convivente.
L’importante è fare quelli che si possono “sostenere” quelli, aggiungerei, che non ti portano a diventare un maledetto Dorian Grey…
(Quelli che puoi perdonarti tu, e che potrebbero perdonarti anche gli altri).
Allora, se dovessi cercare il pelo nell’uovo troppi ne troverei, ma io indico il sole, non il dito…
Alle offese e agli insulti sotto al mio commento non ho risposto (è tempo sprecato), ma a chi formulava domande o elencava i peli nell’uovo di Fedez ho risposto così:
“è uno, è un uomo, non è “Gesù”, “Troppo non si può chiedere a nessuno”; “Tra ciò che passa il convento in questo momento, momento assai particolare, inedito, contraddittorio della storia umana (un po’ come sempre, ma ancor di più), a me non sembra male, migliora”; “nel complesso, secondo me sta agendo con cognizione di causa e per un fine “giusto”; “può piacervi o meno la sua musica, ma qui entriamo in una questione di gusti e ognuno, come è giusto che sia, ha i propri”; “tutti i ricchissimi e uomini di potere appaiono classisti in un certo senso, dipende poi che senso diamo alla parola classista; ma almeno Fedez fa beneficenza e spesso mette l’accento su problemi che riguardano gli ultimi. Lo fa “da primo”, ma lo fa… fammi il nome di un ricchissimo e potentissimo e influente che vive da eremita, con due stracci e facendo l’autostop. Poi certo, il mio mito è Gesù Cristo, ma la politica è altra cosa, ed è cosa pratica!”
Chi non ha peccato scagli pure il suo dislike, oggi io a Fedez ho messo un pollicione in su!
E detto questo, a martedì prossimo con altra Musica In Giallo…
Ecco il link al post di Repubblica dove troverete il mio commento, e tutto il putiferio scatenato:
LEGGI QUI L’ARTICOLO ORIGINALE SUL SITO DEL MEI.
Laureata in Scienze Filosofiche, Roberta Giallo è cantautrice, autrice, performer, pittrice etc. Si definisce un “ufo” o “un’aliena perennemente in viaggio”.
Ha già scritto di musica per Vinile e All music Italia. Musica in Giallo è la sua prima rubrica musicale per MeiWeb.
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Crediti Foto: Mei