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Mei, Rubrica. FRAMMENTI DI UN DISCORSO MUSICALE. Paolo Fresu contro le linee aeree, una dura lotta per il trolley in cabina con il proprio strumento musicale

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Paolo Fresu

Di Giordano Sangiorgi

Paolo Fresu contro le linee aeree, una dura lotta per il trolley in cabina con il proprio strumento musicale. Ecco la lettera che il musicista ha inviato ai Ministeri, all’Enac e ai Giornali. Siamo al suo fianco!

Lettera di Paolo Fresu

Attendevamo con ansia l’ultima novità sul coronavirus: quella dell’impossibilità di viaggiare in aereo con un trolley in cabina. Le nuove misure per i viaggiatori entreranno in vigore oggi, seppure siano state anticipate dal DPCM dell’undici giugno. L’Enac ha comunicato che, per motivi di sicurezza in relazione al Covid-19, portare i trolley da posizionare in cappelliera incita all’assembramento. Nonostante i viaggiatori, seduti alla distanza di un posto laterale ma anche nei posti davanti e dietro con distanze inferiori ad un metro, si assembrino ulteriormente al ritiro del bagaglio al nastro arrivi.

Nella vita faccio il musicista, seppure qualcuno continui a pensare che il mio non sia un mestiere per esercitarlo ho bisogno dei miei strumenti di lavoro. Questi sono una tromba e un flicorno con i quali mi accompagno da quarant’anni e che sono contenuti in un apposito trolley, dalle misure previste dalla legge del trasporto aereo, che li protegge. Inoltre viaggiano con me e in nessun altro modo perché sono la mia protesi, perché sono fragili e perché, dovessero essere persi in un transito come troppo spesso accade, non mi permettono di fare il concerto per il quale sto viaggiando.

Stesso problema ovviamente per tutti i musicisti che suonano strumenti a fiato, archi e corde con l’ovvia esclusione del pianoforte…
Con la differenza che alcuni di questi, in genere quelli che non possono stare in cabina per le eccessive dimensioni, hanno dei flightcase costruiti appositamente e spesso, invece che arrivare a Catania, vengono spediti a Cincinnati o Mumbai.
Resterebbe poi il problema dei costi dovuti al numero dei colli e al peso nonché quello del trasportare queste casse rinforzate all’arrivo in terra ferma.
Se siamo in tour per più giorni o più settimane tra aeroporti, stazioni ferroviarie e autostrade la vita diviene impossibile e inoltre le regole di ogni compagnia aerea sono diverse.

E se un musicista arrivasse dall’estero con una compagnia straniera dovrebbe lasciare, all’arrivo in un aeroporto italiano, i suoi strumenti personali in balia delle società aeroportuali preparandosi a fare file infinite ai “Lost & Found” per dichiarare la perdita degli strumenti o peggio ancora il danneggiamento.
Strumenti unici costruiti appositamente per noi, che ci hanno accompagnato per anni e che, come un bimbo, con noi sono cresciuti.
Lascereste un bimbo in stiva?

Dopo quattro mesi di lockdown riaprono le attività dello spettacolo.
Ne siamo felici e non vedevamo l’ora di riprendere, senza dimenticare che lo spettacolo dal vivo è stata la prima attività ad essersi fermata e l’ultima a ripartire.
Proprio ora che mi riapproprio della mia vita artistica e professionale non posso muovermi con i miei strumenti di lavoro, come non potranno viaggiare i tanti colleghi già fortemente vessati dalla difficile situazione che stiamo vivendo e che ha lasciato il nostro mondo in condizioni tragiche.
E se fosse in treno e non in aereo?
Nelle carrozze pare che i trolley si possano portare come del resto gli altri bagagli (compreso un contrabbasso) e mi chiedo quali siano le differenze tra gli assembramenti da coronavaligia.

È dalla Sardegna però che devo raggiungere il Continente e non so nuotare: un vero sardo con difficoltà di continuità territoriale?
Sì ma, soprattutto, problemi di trasporto strumenti musicali perché da oggi potranno viaggiare solo i musicisti che suonano l’armonica a bocca, l’ottavino e lo scacciapensieri.
Vista l’assurda regola, l’idiofono con la piccola linguetta metallica a forma di ferro di cavallo sarà il più suonato in tutto lo stivale e il nome non può essere più adeguato alla contingenza di ora: su un aereo scaccia i pensieri rispetto a una tromba o un violino.
Intanto ci si assembra agli aperitivi, e alle feste delle partite di calcio.
Ci assembriamo dappertutto ma gli aeroporti sono spettrali, eccetto Fiumicino e Malpensa dove si sosta in transito verso altre destinazioni.
In più si infittiscono i misteri: ad esempio il fatto che non ci sia il limone al bar, e che non ci si possa sedere per mangiare un panino ma si stia invece accalcati al bancone.

L’altro mistero è come si possa, con queste regole, pensare di incentivare il turismo in un momento in cui questa è una delle chiavi per leggere la rinascita economica delle nostre comunità.
Se chi va verso le località marittime può mettere un costume in tasca chi va in montagna cosa porta con sé come bagaglio a mano da collocare sotto il sedile, avendone peraltro uno vuoto a fianco?
Qualcuno ha parlato di tecnocrazia cervellotica.
Io parlerei di esasperata idiosincrasia e, in questo caso specifico, di poca conoscenza e rispetto per la musica e l’arte.

Paolo Fresu

Giordano Sangiorgi, patron del MEI

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Crediti foto: Shutterstock.com

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