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MEI, Rubrica. FRAMMENTI DI UN DISCORSO MUSICALE. La musica è al collasso: serve un piano Marshall per salvarla

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Rubrica Frammenti di un Discorso Musicale Puntata N. 20

di Giordano Sangiorgi

LA MUSICA E’ AL COLLASSO: SERVE UN PIANO MARSHALL PER LA MUSICA ITALIANA ALTRIMENTI TUTTO IL SETTORE CHIUDE I BATTENTI 

 

Mentre sui social si diffonde sempre di più l’hashtag #iorestoacasa e si moltiplicano le iniziative musicali degli artisti coi live in streaming e con iniziative comuni come #lamusicanonsiferma, sono tantissimi i messaggi di solidarietà e le iniziative degli artisti per invitare a rispettare le disposizioni governative e per trovare insieme nuove modalita’ di intrattenimento on line.

La musica dal vivo è stata tra i primi settori dello spettacolo a muoversi per stare vicino al pubblico e gli artisti che fanno concerti in streaming sono tra gli elementi più in grado di creare più collante fra la gente, a riprova del fatto che non si sono scordati del loro pubblico. La nostra musica ha un grande impatto socio-culturale e lo sta dimostrando l’apporto che i nostri artisti stando dando a questa campagna di sensibilizzazione, attuata grazie a vari metodi di comunicazione sulla rete.

Al fine di sottolineare l’importante ruolo svolto dall’intera filiera in questo particolare frangente serve ricordare che praticamente la totalità degli organizzatori di spettacoli di musica contemporanea, continua a monitorare i dati relativi all’impatto reale, per il settore, delle disposizioni adottate dal Governo per affrontare la diffusione del Coronavirus in Italia e segnala una situazione drammatica.

La situazione dei concerti live in Italia è vicina al default.  In questo momento circa 3000 concerti sono stati rinviati o cancellati, Dalle stime fatte in questi giorni ci troveremo ad affrontare una perdita di circa 40 milioni, dal periodo dell’inizio delle ordinanze fino al 3 di aprile. Uno scenario che non ci fa ben sperare, visto il forte rischio che la situazione si prolunghi ancora nel mese di aprile. E tutto questo senza contare che verrà a mancare tutto l’indotto generato nei territori dai nostri eventi, che ammonta a circa 100 milioni di euro. Ma altre indagini segnalano perdite ancora piu’ rilevanti e di maggiore ammontare.

Serve quindi ribadire l’importanza di un intervento tempestivo e portare avanti alcune soluzioni in grado di favorire la ripresa. Ad essere maggiormente a rischio sono proprio le piccole e medie aziende e i lavoratori stessi, molto spesso non inquadrati in nessuna categoria, in quanto appartenenti a cooperative o lavoratori a chiamata ed e’ a rischio , tutta la filiera creativa musicale di questo settore composto da produttori e promoter, agenze e booking, artisti e musicisti, autori ed editori, festival e contest, uffici stampa e videomaker, scuole di musica e social media manager, scuole di musica, fotografi, tecnici, rider e roadies e tantissime altre figure, tutte ad altissimo tasso di fragilita’ economica ma ad altissimo tasso di innovazione per il nostro paese e punta avanzata del Made in Italy culturale, economico, sociale e occupazionale in Italia.

Gli organizzatori di spettacoli di musica popolare contemporanea sono un po’ come quel popolo delle partita IVA dimenticati troppo spesso eppure facciamo camminare l’industria culturale del Paese.

L’augurio e’ che il Presidente Conte e i Ministri Franceschini e Gualtieri insieme a Ministri Catalfo e Spadafora e tutti quanti coinvolti possano tenere in considerazione misure di reale aiuto agli organizzatori di concerti e spettacoli di musica e a tutta la filiera musicale, ormai allo stremo, e soprattutto non considerino che lo spettacolo dal vivo sia soltanto quello finanziato con i contributi pubblici dal FUS.

Per questo tutti la filiera creativa musicale chiede un Piano Marshall per la musica  con la massima urgenza  con un primo stanziamento immediato per il settore dello spettacolo dal vivo per recuperare quanto perduto in questi tre mesi di lavoro cancellato da suddividere equamente tra cinema, teatro e musica tutti e tre bisognosi di interventi attivi e immediati, con la musica popolare contemporanea certamente più fragile attingendo meno a i sostegni pubblici. Per poi pensare tutti insieme a un intervento strutturale e a piu’ lungo termine.

 

Giordano Sangiorgi, patron del MEI

 

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