Musica

Machete mixtape 4: un classico sospeso fra innovazione e fruibilità

Pubblicato

5 anni fa

8 Marzo 2020

I mixtape Machete fin dal vol 1 hanno sempre avuto il merito di anticipare tendenze, mettere in discussione prassi assodate, proporre nuovi orizzonti. Questo mixtape non tradisce la tradizione

La Machete più che una crew è un impero. Dal booking alla produzione discografica, dall’abbigliamento al marketing, non c’è un aspetto del mondo musicale e del suo indotto di cui la Machete non si occupi. Questo paradossalmente non inficia la sua capacità di innovare: in un panorama musicale in perenne stallo e carenza d’idee, è proprio una realtà ben radicata nell’humus economico-artistico del rap tricolore che continua a proporci il nuovo.

Il brano d’apertura è perfetto per capire il mood dell’album. Base che mischia riferimenti cinematografici, elettronica, old skool e testo che rivendica l’unicità e l’originalità della Machete Crew nel panorama italiano. L’inizio non poteva essere dei migliori.

Con la seconda traccia si comincia a fare sul serio. Salmo ed Hell Raton al microfono e Strage dietro alla console confezionano una mina non indifferente. Base elettro-latina che colpisce fin dal primo ascolto, testo al vetriolo che lancia frecciate alla scena Trap. Tantissima roba

Con la terza traccia i ritmi rallentano, la presenza di Tha Supreme fa virare base e barre verso un trap più canonico anche se non scontato. Niente male, ma rispetto ai precedenti non ha lo stesso impatto.

La quarta traccia prodotta da Mace sposta il tiro verso un dance estiva atipica, eppure a suo modo perfettamente funzionale. Il testo sottolinea la base musicale: brano anti hit estiva che diventa (basta guardare i numeri su Youtube e Spotify) hit estiva alternativa.

“Marylean” cambia ancora scenario. Cloud rap all’americana ben fatto, il testo narra d’amore tossico e dipendenza psicotica. Un marchio di fabbrica Machete a cui Marracash risponde in maniera consona.

“Star wars” è un piccolo gioiello. Base drill elettronica ipereffettata su cui Fibra e Massimo pericolo intessono barre gangsta di discreta fattura.

Che altro dire? E’ un album che riesce a coniugare innovazione e digeribilità nelle stesse dosi. Un lavoro collettivo in cui tutti danno il loro apporto e lo danno al massimo dello loro possibilità. Considerato fin dalla sua uscita un classico del rap/trap italiano, a 8 mesi di distanza il giudizio non è cambiato. Le basi si assestano tutte fra l’ottimo ed il superlativo, le barre dei diversi rapper che si alternano al microfono sono eccellenti, con l’unico limite di un’eccessiva monotematicità dovuta al filo conduttore dell’album: rimarcare che la Machete domina. L’unico rimpianto è che domini fin troppo facilmente: il 2019 non è stato proprio un anno di abbondanza qualitativa per il rap/trap, contando che il disco più innovativo della scena Trap del 2019 è di Tha Supreme, l’ultimo talento lanciato proprio da Machete. Ascoltatelo e riascoltatelo, è uscito da poco ma è senza dubbio un classico.