Musica
Jake La Furia, “Fuori di qui”: un ottimo album in bilico fra Gangsta, Trap e Pop
Nel 2016 il movimento Trap italiano aveva appena un anno di nascita (secondo altri 2) e muoveva i primi passi nel mainstream. Jake con questo album rivendica di esserne il padre nobile.
Scrivere di Jake la Furia significa scrivere dei Club Dogo. Crew milanese che ha debuttato con un album bomba come “Mi Fist” nel 2003, ha anticipato i tempi e le mode fin dagli esordi, ponendosi come faro per molti altri artisti rap dello Stivale. Uscito l’ultimo album collettivo nel 2014 (intitolato emblematicamente “Non siamo più quelli di Mi Fist”) e sciolta la crew, Jake porta avanti il progetto di carriera solista iniziato con album in solitaria nel 2012 e accelerato una volta dismessi gli impegni con i Club Dogo. “Fuori di qui” è il suo secondo album, esce nel 2016 e mette un evidente sigillo di paternità sulla neonata Trap. Vediamo il perché.
Il primo singolo mette già tutto sulla tavola. La base non è ancora del tutto Trap, ma i topos agitati, l’uso a mo’ di napalm dell’autotune e il video con culi e ultras della curva nord dell’Inter sono un chiaro indizio. Jake si muove fra gangsta e Trap con l’abilità di chi conosce troppo bene il primo per non capire che la seconda è la sua figlioccia più grezza e ignorante. Il ritornello con la barra che recita “Scoppio al momento giusto come le bombe di Stato” ci rimanda ai gloriosi esordi dei Dogo, che non disprezzavano il conscious rap. In poco più di 4 minuti Jake riassume la sua carriera e le sue influenze aprendo una porta alla novità del momento: la Trap. Tanta roba.
Il secondo singolo estratto dall’album sembra in netta contraddizione con il primo. Gangsta old skool west coast con tanto di base con produzione volutamente vintage, feat con un eterno outsider come Egreen (nel 2016 non ancora sotto Major), testo perfettamente in bilico fra ignoranza di strada e conscious, frecciatina all’ex sodale Gué Pequeno e alle sue manie di grandezza, “Testa o croce” è brano che dimostra come Jake sia un rapper completo, capace di trovarsi a suo agio con stili, stilemi e topos molto diversi fra loro. Vale la pena di ascoltarlo.
Terzo singolo e si cambia ancora mood e genere. Il feat con Carboni crea una canzone di rap con accenni pop cantautoriali a tema intimista molto interessante. Misto di nostalgia e rabbia per un passato non sempre felice, “Fuori da qui” ripercorre dipendenze, ossessioni e fallimenti del buon Jake (sì, i Club Dogo c’entrano eccome). Non eccezionale, ma si lascia ascoltare con piacere.
Quarto singolo e cambiano di nuovo coordinate. Il feat col buon Tarducci è un brano rap old skool (qui siamo al limite del vintage hardcore) in cui entrambi i rapper rivendicano la fedeltà alle origini e il ruolo apicale nel Rap Game tricolore. Versi conscious con tanto di accenni sociali che rimandano ad altri (bei?) tempi del Rap italiano, il testo sembra perfetto per far scendere una lacrimuccia tanto ai vecchi quanto ai giovani nostalgici del rap di una volta… il problema a questo punto è: ma non sono stati proprio gente come i Dogo e Fabri Fibra a cambiare la scena portandola alla commercializzazione e allo struscio col pop mainstream? Misteri.
Usciamo un momento dalla trafila dei singoli per una canzone che apre rimpianti profondi. Il feat con Maruego è una canzone gangsta che lambisce più volte la Trap, senza sprofondarci. Il rapper italo-marocchino nel 2016 non si era ancora bruciato e sembrava essere l’astro nascente della Trap tricolore, ruolo come sappiamo poi toccato ad altri. Jake con il fiuto estetico (e commerciale) di sempre l’aveva notato, e se lo porta dietro nella sua avventura solista… poi come sappiamo Jake continuerà ad essere un jolly con le mani in pasta negli ambienti rap che contano, mentre Maruego si avviterà in un percorso in caduta libera di popolarità ed autoesclusione dal giro mainstream. Peccato.
Che altro dire? Un album che sembra una raccolta di singoli. Canzoni che spaziano dal gangsta al pop alla trap, che si assestano tutte fra il carino e l’ottimo. Feat di peso come piovesse, versi ben scritti e flow della madonna, Jake è un rapper completo, lo sa e ci tiene a farcelo sapere. Il limite non è tanto musicale, ma diciamo di “contesto”: Jake si è costruito un’immagine dove si sommano il duro di strada, il rapper conscious, l’artista capace di raccontare con poesia il suo intimo, il boss del rap game tricolore, l’eterno ribelle al mainstream. Troppi ruoli in contraddizione tutti assieme, soprattutto per uno che proviene dalla classe media milanese e da quasi 2 decenni sta nel giro discografico che conta. Se questa (piccola?) contraddizione non vi interessa, “Fuori da qui” è un ottimo album. Se dal t/rap oltre che buone basi e versi ben torniti volete anche coerenza, questo album vi farà alzare ripetutamente il sopracciglio.
VOTO: 7,5/10
AGGETTIVO: antologico
TRACKLIST
- El Chapo – 4:11
- Zombie – 2:58
- Bello – 3:29
- Fuori da qui (feat. Luca Carboni) – 3:17
- Qualcuno (feat. Emis Killa) – 3:53
- Ali e radici (feat. Fabri Fibra) – 5:17
- Mandami fuori – 4:40
- Notte in città – 3:32
- Me gusta (feat. Alessio La Profunda Melodia) – 3:14
- Reality (feat. Maruego) – 3:47
- Non so dire no – 3:33
- La vita è così – 3:31
- Testa o croce (feat. Egreen) – 4:37
- Ho trovato te – 4:18
ALBUM: FUORI DI QUI
ARTISTA: JAKE LA FURIA
ANNO: 2016
ETICHETTA: UNIVERSAL
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