Interviste
Mei, Rubrica. #NEWMUSICTHURSDAY. Intervista a Zerella
Di Marta Scaccabarozzi
Da qualche settimana è disponibile su tutte le piattaforme digitali “All’una con te”, il nuovo appuntamento discografico del cantautore irpino Zerella con una scena che lo vedeva assente da ormai diciotto mesi. In barba al bonton e all’educazione “borghese”, Zerella tira fuori dal cilindro un singolo (il primo per l’etichetta spezzina Revubs Dischi, che tanto si sta facendo notare nel panorama underground) che sà di napalm e tritolo, piazzato alla base delle certezze di tutti nel tentativo di farle esplodere attraverso un sapiente gioco di citazioni, rimandi e caustiche invettive – per quanto espresse attraverso l’eleganza ed ironia che da sempre contraddistingue la scrittura della penna avellinese. Insomma, un ottimo ritorno che si fa conferma della qualità alla cui assenza Zerella ci ha fatto abituare con la forza, e senza successo. Zerella ci è mancato, e “All’una con te” era lo speed date (fin troppo “speed”!) che buona parte della scena aspettava davvero da tempo. Per questo, vista l’occasione, non ci siamo lasciati sfuggire la possibilità di fare due chiacchiere con l’artista.
Benvenuto nella #NewMusicThursday del MEI, Zerella. Partiamo dall’inizio, ovvero dal 2018. Disco d’esordio, concerti e manifestazioni importanti a cui hai partecipato. Tre istantanee che ti va di regalare ai nostri lettori di altrettanti momenti che hanno segnato i tuoi ultimi due anni e mezzo.
Esce “Sotto Casa Tua” e riusciamo a portarlo, totalmente da solo con la mia band in giro per l’Italia. Gli anni in realtà sono proprio tre da quell’esordio, il disco uscì ad Aprile, quindi ci siamo (quasi). Il concerto più emozionante resta quello del 2017, in piena pre-produzione del disco quando ho avuto il piacere di aprire un live dei Marlene Kuntz che sono stati degli idoli musicali durante la mia adolescenza.
Quanto ti senti cambiato da allora? E in cosa?
Sono cambiato io e sono cambiate le persone che ho al mio fianco. Due cose sono rimaste uguali: il basso di Gigi al mio fianco e il mio essere irrequieto di natura.
Poi arriva “Tutta Bianca”, e il pubblico si allarga. Sembrava l’inzio di una fase più “Itpop”, invece ti fermi per un anno e mezzo. Perché? Che è successo a Zerella?
Premetto che se non ho niente da dire discograficamente, è difficile che pubblichi qualcosa tanto per. Sicuramente, oggi, star fermi un anno e mezzo è diventato un atto di coraggio che molti mi stanno riconoscendo, io non l’ho fatto di proposito, semplicemente è stata una naturale conseguenza delle cose successe al mio progetto – sia belle che meno belle – ma che scorrono e che spesso ci illudiamo di poter controllare.
Marzo 2021, finalmente “All’una con te”; un pezzo caustico e dolcissimo, che mescola rabbia e sudore, sangue e carezze, amore e politica (facendo tra l’altro nomi e cognomi). Perché proprio questo orario, sulle lancette? Vogliamo risalire all’origine dell’idea.
Il brano è un esperimento “crossmediale” come mi piace sostenere. È nato partendo da una foto fatta al cellulare che avevo rinominato proprio “All’una con te”. Ha cambiato più volte forma e struttura, sono abituato a ritornare sui miei brani ma qui c’è stata quasi una riscrittura e credo ne sia valsa la pena!
Nel tuo brano, sostieni che non esista alternativa a tante cose che ci avvelenano il quotidiano – tra cui Donald Trump. Oggi la cronaca sembra averti smentito, la Storia no: di leader carismatici quanto pericolosi continuano ad essercene fin troppi. Biden e Putin si litigano ancora un mondo che, con il passare del tempo, sembra sempre più appartenere a nuovi poteri; la pandemia disegna davanti a noi scenari apocalittici e l’economia mondiale è al tracollo, con la solita sperequazione di ricchezza che ammala ancor più i poveri ingrassando sempre meno ricchi, ma sempre più potenti. La musica continua ad essere leggera (anzi, leggerissima): tentavi di rimozione, o dobbiamo solo aspettare che esploda davvero la fine, per tornare a cantare canzoni che sappiano di qualcosa?
Avrà anche vinto Biden (che ha comunque diversi lati oscuri, semplicemente Trump era troppo peggio per non appoggiare l’ex vice di Obama) ma ci restano comunque leader come Bolsonaro, Orbàn, Narendra Modi ed altri in ascesa attualmente magari alle opposizioni che rischiano di decidere le sorti del mondo. Ci resta l’alta finanza coi suoi meccanismi spesso opachi e classisti, la nuova crisi causa covid che stiamo già vivendo, quelle di valori e di umanità che ahimè, permangono. Trump è solo l’emblema nella canzone, oggi probabilmente si fa festa sul cadavere di Trump ma ritenere sconfitto mi sembra troppo ottimista.
Sì, c’è una tendenza al ribasso nei contenuti e nelle canzoni da ormai tanti anni ma c’è anche tantissima qualità da scoprire in autonomia e che può imporsi anche a livello “nazionalpopolare”.
Tre “alternative” che pensi potrebbero salvarci dalla deriva dell’umanità. Difficile, eh?
Più attenzione verso il nostro Pianeta, un uso consapevole dei social e lottare per i diritti delle minoranze (la quarta, scontato da dire è l’arte).
Ma adesso? Ci tocca aspettare altri due anni prima di ascoltare qualcosa di tuo?
Vi prometto che non farò passare di nuovo 18 mesi. Ora mi godo questo singolo ma nella testa c’è il pensiero di farne uscire un altro sicuramente entro l’estate.
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Crediti foto: Mei