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Concerti

Concerto Primo Maggio 2023, Promossi & Bocciati: resta solo la retorica (e il resto scompare)

Va in archivio una delle edizioni più sterili della storia del Concertone. Non una controversia, non una frase fuori posto. Persino Piero Pelù si è calmato. Musicalmente invece lo spettacolo è stato prevedibile, con buoni momenti e terribili quarti d’ora. Scopriamo i promossi e i bocciati

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Concertone 2023
In foto i cantanti del Concertone 2023. Crediti: Andrea Butera/OA Plus

Concerto Primo maggio 2023, le pagelle di OA Plus. Anche la trentatreesima edizione del Concertone del Primo Maggio 2023 è andata agli archivi, confermando un mutamento di una rassegna che, ormai da diverso tempo, ha perso per strada le band storiche “da combattimento” lasciando spazio a una sorta di grande Sanremo en plein air.

Con una scaletta discutibile (far suonare i Baustelle prima di Mr Rain, con tutto il rispetto, è da denuncia penale) e con una retorica insopportabile (soprattutto nella sezione del pomeriggio) della maggior parte degli artisti coinvolti, ci siamo ritrovati al cospetto di una delle annate più sterili da un punto di vista sociale e musicale che la nostra memoria ricordi.

Come già detto in queste pagine dai tempi di Fedez, il palco di Piazza San Giovanni ha senso di esistere solo se chi ci sta sopra è in grado di veicolare determinati tipi di messaggi, a costo di risultare scomodi e controversi. Ma dalle bocche dei protagonisti non è uscito mai nulla di particolarmente eversivo. Anzi, a dirla tutta è stato tutto un “Che belli che siete sotto la pioggia“e  un”Ohh che emozione, rimanete sempre voi stessi“. Un Festival del luogo comune molto preoccupante visto la presenza di uno dei Governi più a destra della storia della Repubblica. Contenti loro, contenti tutti. Evidentemente si ruggisce solo a convenienza.

Tuttavia, in barba all’assenza di “ciccia”, lo spettacolo ha registrato un ottimo consenso in termini di ascolti, raggiungendo la bellezza dell’11,4% di share, il dato più alto addirittura dal 2009. Gremitissima anche la piazza, piena in ogni ordine di posto fin dalla mattina (i varchi sono stati chiusi alle 17:15) malgrado le condizioni di meteo proibitive.

Il cast, da un punto di vista tecnico, non ha offerto particolari spunti di riflessione, proponendo dunque momenti più o meno buoni.. Andiamo quindi a scoprire le pagelle, o meglio i nostri promossi e bocciati, del Primo Maggio 2023.

PRIMO MAGGIO 2023: PAGELLE (Promossi e Bocciati)

PROMOSSI

Rose Villain 

In un Primo Maggio con poca presenza femminile – e con la poca presenza femminile che non ha certamente espresso il meglio delle proprie possibilità (lo vedremo più avanti) – Rose Villain malgrado un set scarnissimo ha fatto capire di essere l’artista su cui puntare nel 2024. Sembra una Patty Pravo contemporanea, il suo declamato è a tinte scure e avvolgente. Amadeus la chiamerà al prossimo Sanremo e la ragazza del Viper spiccherà il volo. Chiamateci Nostradamus.  7

Mille 

Forse la scoperta più bella di questa edizione. L’ex voce del gruppo Moseek ha sposato un bel percorso che filtra con il pop rock, terreno non tanto battuto in Italia, combinando delle trame melodiche irresistibili al servzio di una prestazione energica, forte e non ridondante. Un grande, grandissimo sì. 9

Napoleone

Una bella scoperta anche live, complice una voce sottile ma ben strutturata che, come universo, riecheggia alla lontana anche alcune intuizioni di Pino Daniele. Aspetto non banale 6+

Paolo Benvegnù

Paolo Benvegnù non si giudica. Paolo benvegnù si rispetta. In religioso silenzio. 8

Fulminacci

In un pomeriggio sonnacchioso il padrone di casa è l’unico a proporre qualcosa di veramente interessante, proponendo un suo suono, un suo stile, una sua caratura. Un miraggio. 8

Aiello

Il Re della carnalità (perché la carnalità è anche maschile, non dimentichiamolo mai) a differenza dei suoi colleghi ha sfruttato il contesto alla perfezione, lanciandosi in uno show calibratissimo (“Arsenico” e “Vienimi a ballare”) sfruttando lo spazio a disposizione per sciorinare l’ultimo singolo “Aspettiamo mattina“, davvero notevole. 8+

Baustelle

A dir poco maltratti, collocati poco prima del tg delle 19:00 e soprattutto prima di una sequela di colleghi della sera senza arte né parte. Si presentano sul palco con una formazione quasi nuova di zecca con cui sono appena partiti per il tour. Perfetta “Contro il mondo“, con tanto di belle armonizzazioni. Più incasinata “La guerra è finita“. Ma li si ama anche per questo. Stiamo parlando, Signori, della band italiana con la scrittura più poeticamente tagliente degli ultimi trent’anni. Rispetto.

Levante

Una sicurezza; anche se il suo set non lascia il segno risulta davvero difficile bocciarla. Peccato non aver portato sul palco “Mater“, il pezzo più bello del suo ultimo album. 6

Lazza

Ora, pur non sapendo i dettagli circa l’ingaggio di ogni singolo protagonista ci chiediamo: ma è mai possibile fare suonare all’artista più importante del momento in termini di riscontri discografici soltanto tre pezzi? Detto questo, quello andata in scena a San Giovanni è stata la grande celebrazione del milanese. La sua striminzita scaletta parte con il banger “Panico“, per poi passare a “Uscito di galera” e terminare ovviamente con “Cenere“, cantata da tutta la Piazza a gran voce. Poteva provare il colpo ad effetto, portando sul palco altre mine assolute ( pensiamo ad”Ov3rture” o la leggendaria “Morto mai“) che forse avrebbero accalappiato ancora quel pubblico che conosce il nostro soltanto per il passaggio sanremese. Peccato

Tananai

Davvero incredibile, ma lo avevamo notato già ai tempi di Sanremo 2023, quanto Tananai sia cresciuto da un punto di vista d’intonazione (anche se “Sesso occasionale” presenta ancora alcuni patemi). Un set ben studiato, composto da due ballate (“Abissale” e “Tango“) intervallate dal successo figlio di TikTok “Baby Gooddaman” e appunto “Sesso occasionale“. La Piazza impazzisce con la hit festivaliera. Ha avuto ragione lui. 7

Emma

Sarà che ci siamo rimbambiti dopo ore e ore di luoghi comuni, sarà che come dicono i Baustelle a una certa arrivano i “Gravi stati di allucinazione”, sarà che dopo Aurora avevamo bisogno di una botta d’energia ma possiamo tranquillamente affermare che, alla fine della fiera, Emma ha fatto un buono show. Malgrado un po’ di casino nel medley, dove la nostra in alcune parti ha un po’ arrancato, la salentina ha dato a San Giovanni quello che era giusto dare: un po’ di vita e di sano bordello. Azzeccata la scelta dei pezzi, compreso il nuovo singolo collocato alla fine. Ci sono stati momenti decisamente peggiori. 6+

Carl Brave

Carlo Coraggio appartiene a quella fascia di cantanti completamente divisivi. In pratica, o lo detesti con tutte le forze oppure lo ami alla follia. Ma a prescindere dai gusti, lo show proposto al Primo Maggio convince principalmente per l’audacia nella compagine orchestrale, con una formazione di ampio respiro funzionale per risaltare il suo stile sonoro che, volente o nolente, appare caratteristico e originale. Peccato invece per la resa vocale, non delle migliori. Interessante l’inedito “Lieto fine“, seppur da riascoltare.  6

Francesco Gabbani

Gabbani è uno di quei casi da studio. Ad oggi infatti il toscano si presenta come ultimo cantautore della cosiddetta fascia di mezzo, apprezzatissimo dal pubblico in larga scala ma rispettato anche dall’ascoltatore più con la puzza sotto il naso. Il live proposto ha confermato questa tendenza, complice uno stile mainstream ma decisamente identitario. Nel bene e nel male, nessuno scrive come lui. Inoltre cavalca la scena con maestria e regge il palco benissimo in un momento non facile, dopo un uno-due micidiale firmato da Lazza e Tananai. Bravissimo.

Geolier 

Che bomba! Questo è davvero un colpo da biliardo per l’organizzazione, abile a chiamare a rapporto l’esponente più significativo dell’hip hop partenopeo. Il rapper di Secondigliano non delude le aspettative, anzi, dimostra di saper destreggiarsi alla perfezione anche in un contesto così tanto ampio, cantando bene, scandendo alla perfezione le parole delle sue strofe e portando sul palco un rap molto fluido, in grado di muoversi su più canali rimanendo però molto coerente. Il duetto finale insieme a Lazza potrebbe essere la fotografia di questa edizione. Bravo davvero. 9

Coma_Cose

Signori, qui siamo davanti a una delle crescite organiche più belle degli ultimi anni. Sul filone de “Un meraviglioso modo di salvarsi” California e Fausto dimostrano di essere particolarmente a proprio agio con questo impasto di sound più ruvido ed elettrico, sfoggiando una sicurezza e una precisione sul palco decisamente più grande rispetto agli altri anni. Set studiato nei minimi dettagli, con tanto di citazione a “Il mago di Oz” di Fleming con un costume da leone, perfetta metafora della paura in rapporto al coraggio. Occhio perché “Agosto morisica“, il nuovo inedito proposto in coda alla scaletta, sarà uno dei pezzi dell’estate, molto vicino al proprio stile ma più aperto al mainstream. Attenti a quei due.

Nota di merito

Camilla Magli: la sua performance non è andata in onda in diretta televisiva. Ma la nostra beniamina, come testimoniano numerosi video presenti in rete, si è resa protagonista di un grande show, convincendo facendo perno su suoi punti di forza: la timbrica e l’attitude. Il prossimo anno la vogliamo nel cast principale!

Ginevra: ha avuto l’ingrato ruolo di salire sul palco proprio a inizio rassegna, per cui è stato molto complicato per lei trasportare il suo mondo ovattato e a tratti magico in un contesto molto chiassoso e distratto (complice anche la pioggia). Resta senza dubbio una delle personalità più interessanti della scena indipendente.

Giuse The Lizia: che bello ascoltare Giuse, sempre. Tra l’altro il suo set ha dato un sapore quasi vecchio stampo al concertone, divertendo e facendo muovere la folla. Doveva essere a Sanremo 2023 quest’anno, arriverà il suo momento.

Johnson Righeira: in molti sono rimasti basiti nel vedere I Righeira in formazione singola. Ma il live di Johson merita di essere visto semplicemente per un motivo: sentire cantare “L’estate sta finendo”, a maggio, sotto un diluvio universale e incessante. Una vera e propria poesia.

Matteo Paolillo: l’impatto di “Mare fuori” sta diventando davvero un fattore nella pop culture italiana. Si presenta per primo aprendo il segmento serale, Piazza San Giovanni va in delirio. Un fenomeno da approfondire.

BOCCIATI

Neima Ezza

Il promettente rapper milanese per questa occasione ha deciso di adottare il cosiddetto protocollo Rhove: ovvero quello di non cantare, lasciando l’incauto compito alla base e sparando qualche frase qui e lì. Una non performance. 3

Wayne 

Appare ripulito l’ex Dark Polo, abile a presentarsi sul palco di Piazza San Giovanni con un brano dalle tinte 80’s. Con i pischelletti dark il punto vincente era il situazionismo. Adesso è arrivato il modo di collocarsi anche da un punto di vista performativo. Lo rimandiamo. 5

Alfa 

Siamo oggettivamente troppo vecchi per poter trarre qualcosa da Alfa. Il suo set è energico e dignitoso, ma il target è fin troppo fanciullesco (e lui si adagia su questo). 5–

Gaia

Questa non ce lo aspettavamo, saremo onesti. Differentemente dagli altri contesti la performance di Gaia è apparsa molto piatta e sprovvista, al netto di alcune imperfezioni vocali, di quell’appeal che spesso accompagna le sue esibizioni dal vivo. Un passo falso nel momento sbagliato. 5–

Ligabue [per la frase pronunciata sul retropalco]

Cosa vogliamo dire musicalmente a uno che nella vita cavalca folle molto più gremite e ampie rispetto a quelle di Piazza San Giovanni? Ma siccome siamo in vena di polemiche (almeno noi le facciamo) bocciamo il Liga per una buccia di banana presa alla grande nel retropalco riportate dall’agenzia di stampa ANSA: “Il Primo maggio resta sempre la festa di tutti i lavoratori e come tale è sempre una delle mie preferite. E se faccio fatica a chiamare ‘lavoro’ lo scrivere canzoni e cantarle su un palco – sottolinea nell’intervista – è pur sempre vero che nei miei anni fra i venti e trenta, di ‘lavori veri’ ne ho fatti parecchi e magari la mia passione per questa festa si è formata proprio lì.” E no caro Ligabue non va bene. Nel 2023 questi messaggi non devono passare. Scrivere canzoni è un lavoro, essere artisti è un lavoro e richiede impegno, concentrazione, dedizione, rischio. Fare il musicista è un lavoro, così come è un lavoro creare contenuti sul web. Non facciamo passi indietro, grazie. 0

Aurora [per il contesto] 

Si fa davvero fatica a comprendere il reale motivo che ha spinto gli organizzatori a coinvolgere un’artista come Aurora, sì bravissima ma totalmente fuori contesto. Il suo set – sofisticato, complesso e per giunta sprovvisto dei suoi principali cavalli di battaglia – raffredda l’atmosfera di una platea che da lì a poco si sarebbe scatenata per Emma (non per Jimi Hendrix, per Emma). Una sbavatura della direzione artistica. S.V

Ariete

Il contrasto tra la musica da cameretta proposta dalla cantautrice di Anzio e la folla di Piazza San Giovanni stride sempre abbastanza. Ma la verità è che l’artista deve ancora crescere molto dal punto di vista meramente performativo. Una difficoltà assolutamente normale, specialmente per una personalità esplosa durante la pandemia, con uno scenario tutt’altro che semplice. Rimaniamo fiduciosi. Bella però l’idea di proporre “Spifferi“, per dispersione il brano più bello del suo repertorio. 5

Mr Rain

Volendo usare l’ironia, potremo tranquillamente affermare che per quanto visto in questa rassegna Mr Rain è apparso l’artista perfetto per il contesto. In un Primo Maggio costellato da luoghi comuni, da figure retoriche e da frasi sentite mille volte proprio lui, che altro non è che un Juke Box di ovvietà, ha creato la quadra ideale per fotografare l’edizione di quest’anno. Cori di bambini ovunque, formule solite, una tortura da Zecchino D’oro proposta in diretta televisiva. C’è chi dice no. Ovvero noi. 4

Mara Sattei

L’artista sta vivendo un anno molto importante, complice anche la presenza all’ultimo Festival di Sanremo 2023. Tuttavia la performance dal vivo ha bisogno di più spinta. Il fraseggio di Mara, arzigogolatissimo e complesso da eseguire, non convince ancora live, apparendo molto scarico. Il fatto di essersi presentata anche da sola, dunque senza band (non sappiamo se volutamente o per causa di forza maggiore) non ha certamente aiutato. Serve una smossa, possibilmente veloce. 5-

Piero Pelù con Alborosie

Ma che delusione! Ore e ore ad aspettare il ragazzaccio con la speranza che pronunci, finalmente, qualcosa di veramente controverso e invece…niente. Stavolta non ci sono stati condom inseriti nei microfoni, né sfuriate contro il politico di turno, bensì un simpatico omaggio a Mattarella proposto in versione rock nella sua t-shirt. Se pure Piero Pelù è diventato rassicurante significa che l’umanità ha fallito. Carino il brano con Alborosie in un set non indimenticabile. 5

 

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Crediti Foto: Andrea Butera/OAPlus

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