Musica
Accadde oggi: dieci anni fa ci lasciava Lou Reed
Quando il 27 ottobre del 2013 muore Lou Reed se ne va un protagonista indiscusso della storia della musica rock e non solo
La morte di una leggenda
Può succedere che alcuni artisti suscitino in noi emozioni talmente autentiche da essere capaci di trasformare quelle figure in nostri idoli per sempre. È il caso di Lou Reed, personalmente uno dei miei musicisti preferiti. In occasione del decennale dalla sua morte ho quindi deciso di condividere con voi un articolo che sia anche un tributo a quella figura per me (e non solo) così affascinante.
Il 27 ottobre del 2013 Lou Reed, uno dei più carismatici e innovativi artisti della storia del rock, muore a 71 anni per le complicanze derivanti da un trapianto di fegato a cui era stato sottoposto. La causa stessa del decesso ci racconta il lato più oscuro della sua vita. Lou soffriva almeno dagli anni 70′ di epatite C, contratta tramite un ago infetto e di cirrosi epatica, conseguenza di anni di abuso di alcool.
I primi anni: l’elettroshock e Delmore Schwartz
Lou Reed nasce a New York il 2 marzo 1942. Su decisione dei genitori a 14 anni è sottoposto ad una terapia di elettroshock a causa dei suoi comportamenti bisessuali e (per l’epoca) trasgressivi. Sul finire degli anni 50′ inizia ad approcciarsi alla droga, mentre nel 1960 si iscrive alla Syracuse University studiando giornalismo e scrittura creativa e vendendo alcune canzoni che compone. Proprio alla Syracuse il giovane Reed conosce la prima figura fondamentale per la sua carriera, il professore e poeta Delmore Schwartz, che avrà un impatto importantissimo nella scrittura di Lou, il quale inizia così a scrivere alcuni dei testi che suonerà con la sua futura band.
1965: nascono i Velvet Underground
Nel 1964, Reed conosce il polistrumentista gallese John Cale, musicista d’avanguardia allievo del compositore sperimentale La Monte Young. I due militano nel gruppo dei Primitives e, l’anno seguente, iniziano a suonare assieme alcuni dei brani scritti da Lou Reed come: I’m Waiting For The Man, Heroin, All Tomorrows Parties. Ai due si aggiungono poi Sterling Morrison, chitarrista studente di letteratura e la giovane batterista Moe Tucker (che subentra ad Angus MacLise). Nascono così i Velvet Underground, che suonano, nel corso del 1965, i brani composti dal duo Reed-Cale nei locali newyorkesi.
1966-1970: da Andy Warhol allo scioglimento
Durante una delle loro serate, i Velvet vengono scoperti da Andy Warhol, re della Pop Art di New York, il quale comprende le potenzialità della band. In brevissimo tempo Warhol diventa il padre artistico del gruppo, curandone l’aspetto e producendo il loro primo disco. Per l’occasione Warhol ha un’intuizione geniale: portare nel gruppo Nico, la biondissima e affascinante modella tedesca apparsa anche ne La Dolce Vita di Fellini. La figura teutonica, ma candida, contrasta in maniera superba con il vestiario scuro e cupo della band. Ma, soprattutto, la sua voce austera si incastra alla perfezione con i testi nichilisti e da Beat Generation di Lou Reed e con le sonorità sperimentali e alienanti di John Cale.
The Velvet Underground & Nico
Nel 1966 è così registrato il primo disco del gruppo, che esce nel 1967: il capolavoro The Velvet Underground & Nico. La iconica copertina realizzata da Warhol raffigurante una Banana su sfondo bianco e brani straordinari come Venus in Furse, Sunday Morning, Heroin e All Tomorrow Parties, fanno dell’album uno dei più famosi e influenti prodotti nella storia del rock. Il disco però non ha un successo immediato, ma viene snobbato dalla gran parte del pubblico al momento della pubblicazione.
Warhol e poi Cale abbandonano il gruppo
Nel corso del 1967 Andy Warhol abbandona la gestione della band, che nel frattempo registra, per pubblicare nel 1968, il secondo disco: White Light White Heat. Il disco è talmente crudo e distorto da obbligare i tecnici del suono presenti in studio a lasciare la stanza. Nel 1968 a lasciare la band è invece John Cale, in disaccordo con alcuni comportamenti di Lou Reed, il quale inizia parallelamente a far sempre più abuso di droga.
Arriviamo al 1969, quando il gruppo fa uscire il terzo disco, che vede Doug Yule al posto del fuoriuscito Cale, dal titolo The Velvet Underground e dalle sonorità maggiormente country. Lou Reed inizia però a sentirsi pronto per una carriera solista e quindi , dopo aver registrato l’album Loaded nel 1969 abbandona la band, che pubblica il disco (il più “pop” della discografia) nel 1970.
Gli anni 70 tra crisi e successo
In piena crisi interiore dopo l’uscita dai Velvet, Lou Reed torna a vivere con i genitori lavorando come dattilografo. Nel 1971 registra (e pubblica l’anno seguente) l’album Lou Reed, che si rivela un fallimento commerciale. Il successo però arriva con il disco seguente: Transformer. L’album, prodotto a Londra nel 1972 da David Bowie è uno spartiacque per Lou, il quale cambia il suo aspetto cominciando a vestirsi totalmente di nero e truccandosi il volto di bianco. Transformer ha immediatamente un buon successo grazie ad alcune delle canzoni più famose mai scritte dal newyorkese come: Perfect Day, Walk On The Wild Side e Vicious.
La droga ha il sopravvento
Nel 1973 esce Berlin, un cupo e drammatico concept album sul tema della violenza domestica. L’anno seguente è il momento di Sally Can’t Dance un disco che Lou Reed definisce tra i suoi peggiori (ma che in realtà non lo è affatto). In quel momento Reed è stravolto dalla droga e canta, tinto di biondo, in numerosi tour che immortala in grandiosi dischi live come Rock ‘n’ Roll Animal. Nel 1975 in un delirio tra l’anfetaminico e lo sperimentale-provocatorio pubblica l’inascoltabile Metal Machine Music: un’ora e quattro minuti di ininterrotto rumore prodotto da amplificatori che stridono e fischiano direttamente nel suo appartamento a New York.
Nella seconda metà degli anni 70′ Lou Reed cerca se stesso e nuove sonorità con produzioni talvolta interessanti come nel caso di Street Hassle, a volte sciape come in Rock ‘n’ Roll Heart.
Gli anni 80 tra alcol e ritorno al rock
Nel 1979 (anno di uscita del pesante disco The Bells) Reed decide di smettere con la droga. Tale scelta lo getta però nel vortice dell’alcol, a cui dedica brani come The Power Of Positive Drinking e Underneath The Bottle, presenti rispettivamente nei dischi Growing Up in Public (1980) e The Blue Mask (1982). In questa fase Lou trova però nuova linfa vitale grazie alla collaborazione con altri musicisti, tra i quali spicca il chitarrista Robert Quine. Il suono dei suoi dischi è ora prettamente rock. Dopo il bel The Blue Mask pubblica Legendary Hearts (1983) e New Sensations (1984), due produzioni interessanti che mostrano un nuovo Lou Reed meno pessimista e più maturo. Nel 1986 arriva quello che è considerato il peggior disco della carriera di Lou Reed: Mistrial. Nell’album trova largo spazio quella batteria campionata molto in voga in quel periodo ma che poco c’entra con lo stile di Reed.
1989: l’album New York
Si arriva così al 1989. Quell’anno esce il più bel tributo di Lou alla sua città: New York. Il disco, dalle sonorità che finalmente tornano a ricordare quelle dei Velvet, è un grande romanzo in musica sulla città e i suoi protagonisti. Alle chitarre elettriche decise e grintose si affianca un cantato estremamente minimalista, una calda voce narrante che accompagna l’ascoltatore nelle strade della Grande Mela.
Anni 90: Songs for Drella e la Reunion
Nel 1987 muore Andy Warhol e Lou Reed e John Cale si ritrovano assieme per scrivere e comporre un disco in omaggio al loro padrino artistico che esce nel 1990 col titolo di Songs For Drella (Drella, crasi tra Dracula e Cinderella, era uno dei soprannomi dell’artista). Il disco è registrato in presa diretta e vede esclusivamente la presenza dei due musicisti. Il processo di riavvicinamento tra i due (che non collaboravano dal 1972) culmina nella reunion del 1992, quando con Sterling Morrison e Moe Tucker si esibiscono in tre date parigine come Velvet Underground. L’evento viene immortalato in un disco live pubblicato nel 1993 intitolato Live MCMXCIII. Di fatto, con l’album dal vivo, i Velvet fanno un enorme regalo ai numerosi fan che nel corso dei precedenti venti anni hanno nel frattempo scoperto la loro discografia.
Con la reunion, a mio avviso, si chiude a tutti gli effetti un ciclo nella vita di Lou. Dopo aver abbandonato i Velvet ed aver esplorato tutti i campi della musica, l’artista fa finalmente pace con se stesso. Torna nostalgicamente a suonare con i suoi ormai cresciuti compagni per compiacere, oltre se stesso un pubblico di autentici fan.
Due strofe della sua canzone Cremations (ashes to ashes).
Will your ashes float
like some foreign boat
or will they sink absorbed forever
Will the Atlantic Coast, have its final boast
nothing else contained you ever
Now the coal-black sea waits for me-me-me
the coal-black sea waits forever
When I leave this joint at some further point
the same coal-black sea will it be waiting
Crediti foto: pagina instagram loureedofficial