Recensioni
“7” è il nuovo album dell'(ex?) rocker di Correggio Ligabue
“7” | LA RECENSIONE
Cantautore, regista, scrittore, produttore discografico e sceneggiatore, il nostrano Luciano Ligabue, celeberrimo “rocker di Correggio”, da impeccabile Re Mida non ne sbaglia una e nonostante la sua sfavillante carriera abbia passato le trenta primavere, continua a trasformare in oro tutto ciò che pubblica.
A solo un anno dal penultimo album in studio fuori per la Warner nel marzo del 2019 dal titolo “Start”, sempre per la notoria etichetta è uscito lo scorso 4 dicembre “7”, tredicesimo lavoro in studio di Ligabue anticipato dai fortunati singoli “La ragazza dei tuoi sogni” e “Volente o nolente”, che vede la collaborazione della collega Elisa e che, nel giro di un attimo, è stato certificato Disco D’Oro, con oltre venticinquemila copie vendute.
Sette come i brani che l’artista reggino tira fuori da chissà quale calderone impolverato e riarrangia con una formazione che, come è consuetudine per Ligabue, fa invidia a molti: da Cesare Barbi, Roberto Pellati, Ivano Zanotti e Eugenio Mori alla batteria passando per Antonio Righetti, Luciano Ghezzi e Guglielmo Galliano al basso, fino agli amici di sempre Niccolò Bossini, Federico Poggipollini, Max Cottafavi, Fabrizio Barbacci, Mel Previte e Stefano Tiranti alle chitarre, Luciano Luisi al piano, Luca Pernici alle tastiere e Fabrizio Simoncioni con Marina Santelli ai cori, “7” è, senza dubbio, un punto di arrivo di colui che, come nessun altro, ha saputo raccontarci la coltre ambigua e profonda in cui soccombeva la provincia, sprofondava la realtà giovanile, nuotavano gli affetti, si sgretolavano le certezze; nessuno come Ligabue ha saputo riscrivere un linguaggio così sui generis, ridonando nuova linfa e celata veste al vocabolario italiano con la verve degna dei più acclamati poeti europei contemporanei.
Nonostante qualche reminiscenza del magistrale racconto dell’eros e thanatos dei nineties sia vagamente percepibile in “Volente o nolente” (scritta, non a caso, oltre quindici anni fa in concomitanza con la bella “Gli ostacoli del cuore”) e “Oggi ho perso le chiavi di casa”, quel quid indefinibile che lo ha reso glorioso unicum della nostra discografia sembra, in questo album ma già da un bel pezzo, essersi miseramente perso nei meandri di una scrittura, musicale e testuale, che invece favorisce spesso, ahinoi, la banalità, l’ovvio, la ripetizione, il caso e non di rado la superficialità. In “7” manca quel guizzo di una volta in tutto, nei riff di chitarra, nelle parole scelte con meno cura, nel sound piatto e raggrinzito, nell’originalità dei temi, da sempre raccontati da un’angolazione del mondo meravigliosamente inter pares e mai super partes, che ha fatto di Ligabue un narratore scrupoloso, originale ed attento della realtà. La speranza, purtroppo sempre più sbiadita, è che il rocker di Correggio ritorni a fare, prima o poi, il rock.
VOTO: 7/10
AGGETTIVO: MEDIOCRE
TRACKLIST:
- La ragazza dei tuoi sogni
- Mi ci pulisco il cuore
- Si dice che
- Un minuto fa
- Essere Umano
- Oggi ho perso le chiavi di casa
- Volente o nolente (feat. Elisa)
ALBUM: 7
ARTISTA: LUCIANO LIGABUE
ANNO: 2020
ETICHETTA: WARNER BROS
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