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Morgan vende in Nft l’inedito “Premessa della Premessa”. 18mila euro incassati: “È la nuova epoca della musica”
Morgan ha venduto in NFT (Non Fungible Token) l’inedito “Premessa della Premessa” ed ora ha messo all’asta il manoscritto originale di “Altrove”, altro suo capolavoro. La vendita del primo brano gli ha fruttato ben 10 Ether, ovvero circa 18mila euro sulla piattaforma OpenSea.
L’ex frontman dei Bluvertigo ha venduto la proprietà digitale dell’inedito “Premessa della Premessa“, oltre a concedere all’acquirente un incontro esclusivo e le stampe originali autografate del testo del brano. Sul sito lanciato per l’occasione, incryptomorgan.com, è spiegato che si tratta del primo pezzo italiano in NFT, per questo è una premessa.
LE DICHIARAZIONI DI MORGAN
Al Corriere della Sera Morgan ha dichiarato: “È l’esperimento degli esperimenti, il gioco dei giochi è la nuova epoca della musica. L’acquirente dopo l’acquisto potrebbe delegare a un’etichetta (possibilmente indipendente) il processo di diffusione. E di fatto le etichette indipendenti si troverebbero a diventare i consulenti di questi grandi acquirenti in merito ai diritti delle canzoni, della musica, diventando quindi il braccio del grande mecenate che fa la committenza e necessita della consulenza sul processo di distribuzione. Una rivoluzione per tutto il settore musicale“.
L’ANALISI DI ENZO MAZZA
A billboard.it ha commentato la questione Enzo Mazza, CEO di FIMI, la Federazione Industria Musicale Italiana: “Gli NFT sono in grado di certificare il contenuto, ma non è detto che chi vende (o chi compra) sia davvero chi dice di essere. È certificata la catena, ma non l’origine. L’opera rimane comunque di chi l’ha realizzata. L’acquirente non ne diventa proprietario, quindi ne avrà una disponibilità parziale. Nel diritto comunitario non esiste il “diritto di seguito”: è esclusa la rivendita di un mp3, per esempio. Quindi diventi proprietario di un’opera che potenzialmente potresti anche non rivendere se non con il consenso dell’artista originario“.
L’analisi di Mazza però è scettica: “Sono anni che si parla della blockchain nel settore musicale. Ma è ancora un prodotto di nicchia. Non possiamo immaginare che questa bolla continui in questo modo. In questa fase ci sono dei numeri che sono completamente fuori mercato. Magari alla fine ti ritrovi in mano qualcosa che non vale più niente. Tornerà poi a una più normale dinamica, e a quel punto si svilupperà un mercato di lungo termine“.
La tecnologia in questo momento storico è molto apprezzata: “Lo vediamo nelle quotazioni che ha avuto Warner e anche nelle previsioni sulla quotazione di Universal. Oltre alla crescita dello streaming, le case discografiche vengono viste dagli investitori sempre più come aziende tech, tipo Spotify, invece che come aziende di contenuti e basta. Questo apre prospettive che includono scenari nuovi, fra cui gli NFT. Sui mercati finanziari, le tecnologie innovative in questo momento tirano molto“.
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Crediti Foto: Gian Mattia D’Alberto/LaPresse