Food
Food. Il menù di Santo Stefano secondo la cucina del riuso
Chi l’ha detto che a Santo Stefano bisogna preparare una altro mega-pranzo?
Dopo il cenone della Vigilia e il pranzo di Natale, non è forse ora di riposarsi un po’ e di preparare un pranzo furbo riutilizzando in maniera eccelsa gli avanzi delle feste?
Se vi è avanzata della pasta, potete pasticciarla con besciamella e ragù e metterla in forno oppure per fare qualcosa di diverso, potete prendere in prestito dagli amici napoletani la frittata di pasta che si ottiene mescolando la pasta avanzata a uova, sale, pepe, un pochino di latte, formaggio grattugiato e qualche noce di burro, procedendo poi alla normale cottura in forno o in padella. La stessa cosa si può fare anche se avanzano le patate.
Se ad avanzare invece è del riso, oltre ai classici arancini di riso, derivanti dalla cucina siciliana, si può preparare anche un bel tortino di riso. Sarà sufficiente imburrare uno stampo da forno, riporvi il riso mescolato con gli ingredienti preferiti, avendo accortezza di aggiungere anche ingredienti che leghino come uova o formaggi, e poi via nel forno sino a doratura.
Se vi è rimasta della carne, potete trasformarla in involtini di verza, tritandola, amalgamandola poi con parmigiano grattugiato, qualche cucchiaio di pane grattugiato, uova, prezzemolo, aglio e sale e avvolgendola in foglie di verza. Poi il tutto va tirato in padella con burro, salvia, sale e pepe, bagnando ogni tanto con un pochino di brodo.
Se il giorno prima non siete riusciti a finire il pane, potremmo stare qui ore ed ore a scrivere i mille modi di riuso del pane ma oggi vediamo come trasformarlo in dolce secondo una ricetta del Trentino Alto Adige, il “panmuez”. Tagliare a dadini 1 kg di pane raffermo e metterlo in una ciotola con del latte ad ammollare. Aggiungere 75 gr. Di zucchero, 2 uova, 100 gr. Di uva sultanina ed un pizzico di sale. Rosolare il burro in un tegame e versarvi l’impasto cuocendo a fuoco lento sino a creare una crosticina in superficie. Girarlo come si fa con la frittata e farlo rosolare anche dell’altro lato.
Et voilà, buon appetito, buon Santo Stefano e buona cucina consapevole.
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