Cinema
Cinema, rubrica. PUNTI LUCE di Chiara Sani: ‘NESSUN POSTO E’ BELLO COME CASA MIA’
Di Chiara Sani
Nel 1939 uscì un raggio di luce nel panorama cinematografico mondiale: IL MAGO DI OZ, interpretato dalla stella nascente JUDY GARLAND (mamma di Liza Minnelli) e diretto da Victor Fleming. Questa pellicola riscontrò un successo talmente incredibile che ancora oggi viene inserito tra i più grandi capolavori della storia del cinema
Il romanzo per ragazzi da cui era tratto il film s’intitolava IL MERAVIGLIOSO MAGO DI OZ, scritto da L. Frank Baum e pubblicato per la prima a volta a Chicago il 17 maggio 1900.
Ed ecco l’antefatto: All’inizio del libro, DOROTHY GALE è nella sua casa in Kansas insieme agli zii affidatari, Em ed Henry. Siamo nel 1847.
“Quando ero venuta a vivere qui, zia Em era una sposa giovane e graziosa. Sole e vento avevano cambiato anche lei. Le avevano tolto quel guizzo dagli occhi, lasciandoli di un grigio mesto; le avevano tolto il rosso da guance e labbra, così anche queste erano diventate grigie. Era sottile e magra, adesso, e non sorrideva mai. (…) Zio Henry non rideva mai. Lavorava sodo dalla mattina alla sera e non sapeva cosa fosse la gioia. Anche lui era grigio, dalla lunga barba fino agli stivali sformati, aveva un aspetto severo e solenne e parlava di rado“.
Poco dopo questo inizio un po’ mesto, un ciclone porta via Dorothy all’interno della sua casa, in compagnia del fedele cagnolino TOTO’. La casa atterra in un luogo lontano e, nello schianto, uccide la strega cattiva dell’est. La strega buona del Nord, intervenuta, indirizza Dorothy al cospetto del GRANDE E TEMIBILE MAGO DI OZ. Dorothy intraprende il viaggio lungo la strada lastricata di mattoni gialli, alla volta della Citta’ di Smeraldo… per chiedere a OZ di ricondurla in Kansas.
La piccola Dorothy quindi è costretta a compiere un lungo viaggio mistico per ritornare a casa, nel Kansas (“Nessun posto è bello come casa mia”). La trama di questo film e il viaggio di Dorothy rappresentano una metafora della vita assolutamente attualissima, riguarda tutti, nonostante questa ‘fiaba’ sia stata scritta nel 1900 e il film abbia compiuto quest’anno 80 anni!
Infatti, in senso metaforico, Dorothy deve trovare sé stessa e il suo vero centro spirituale: IL VIAGGIO DI RITORNO A CASA E’ IL VIAGGIO INEVITABILE CHE TUTTI NOI COMPIAMO NELLA VITA, sia che ne siamo consapevoli oppure no.
Come la maggior parte delle fiabe (per es. quelle dei Fratelli Grimm) c’è qui una doppia lettura, che riesce a raggiungere il pubblico di tutte le età e di tutte le epoche. Lo avevano capito bene i maghi dell’industria Hollywoodiana, che studiarono a tavolino questo progetto cinematografico, rendendolo corale da un punto di vista creativo e produttivo, per farne un grande film.
Dopo il successo della Disney nel 1938 con BIANCANEVE E I SETTE NANI, il produttore LOUIS B. MAYER decise di cavalcare l’onda dei film per ragazzi e creò un gruppo di lavoro riunendo i migliori sceneggiatori in circolazione, con l’obiettivo di individuare la storia giusta da lanciare!
Così venne scelto il romanzo ‘IL FAVOLOSO MAGO DI OZ’, che venne riadattato per il cinema non solo dagli sceneggiatori che lo avevano proposto, ma anche da altri loro colleghi di supporto, molti dei quali non comparvero nemmeno nei titoli.
La regia venne attribuita ufficialmente a VICTOR FLEMING (regista anche di VIA COL VENTO), che girò la maggior parte del film. Ma non fu l’unico regista a lavorare sul film. Prima di lui, avevano cominciato a girare IL MAGO DI OZ sia Richard Thorpe che il grande GEORGE CUKOR. Quando Victor Fleming venne chiamato a completare VIA COL VENTO, dovette abbandonare questo progetto, così venne sostituito dal regista KING VIDOR che lo portò a conclusione…
Possiamo quindi affermare che questo film fu il risultato di una vera e propria staffetta di sceneggiatori e registi, più numerosi di una squadra di calcio… compresi i panchinari!!!
La tecnica di regia seguì degli espedienti espressivi molto interessanti, per descrivere al meglio l’ambivalenza del mondo reale e di quello interiore, cioè l’inconscio. La differenza del Kansas e del mondo di Oz vennero realizzate girando le scene del mondo reale in un bianco e nero seppiato, mentre il Mondo di Oz fu ‘raccontato’ con colori scintillanti. E’ interessante notare che all’epoca, dagli anni Trenta fino agli anni Sessanta, il colore nel cinema veniva usato esclusivamente per i film di genere fantastico. Per il film IL MAGO DI OZ venne utilizzato il livello più alto di technicolor e di effetti speciali disponibili all’epoca.
Il film fu un trionfo e lanciò una giovanissima e talentuosissima JUDY GARLAND, a cui Hollywood ha recentemente dedicato un film sulla sua vita.
Celebre è la scena di inizio film, quando Dorothy canta la indimenticabile canzone ‘OVER THE RAINBOW’… Lei, ancora adolescente, sogna di trovare oltre l’arcobaleno un posto dove non cacciarsi nei guai, un luogo tranquillo, oltre i propri limiti. Ma proprio mentre sta per fuggire da casa per evitare che le portino via il suo cagnolino, sulla fattoria e su tutto il Kansas si abbatte un terribile uragano…
Questo film sottolinea i valori dell’amicizia, solidarietà e soprattutto IL CONTINUO MIGLIORAMENTO DI SE’ STESSI, come percorso a ostacoli sì, ma per superarli e ritrovarsi più forti e rinnovati di prima.
In effetti sembra quello che a volte capita a tutti noi, quando cerchiamo una zona di confort che ci protegga dai cambiamenti della vita, inevitabili, dolorosi ma sempre e comunque costruttivi. Sul più bello, quando pensiamo di aver creato per noi il ‘piano perfetto’ per stare tranquilli… tutto si stravolge e i nostri ‘riferimenti’ saltano per aria! Tutto sembra perduto ma invece non è vero: verrà tutto ritrovato, in un modo bizzarro, inaspettato e mai da soli!
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