Cinema
Cinema, PUNTI LUCE di Chiara Sani. E’ piu’ facile comunicare con gli alieni o coi terrestri?
Di Chiara Sani
Il film INCONTRI RAVVICINATI DEL TERZO TIPO (1977) parla di un uomo comune, padre di una famiglia come tante, in cui i problemi di comunicazione non mancano e la tensione spesso arriva alle stelle…
… E UN GIORNO, PROPRIO DALLE STELLE ARRIVA LA RISPOSTA: un contatto, una vera comunicazione, di quelle che toccano il cuore in un modo così profondo da cambiare per sempre la vita del protagonista.
‘Incontri Ravvicinati del terzo Tipo’ è uno dei più grandi capolavori del cinema di fantascienza e propone un modo molto personale dell’immaginario narrativo del regista sul possibile contatto con gli extra terrestri, in una chiave fiabesca, misteriosa e volta ad un messaggio di speranza.
Il protagonista di questa storia è ROY NEARY (interpretato da uno degli attori preferiti del regista, Richard Dreyfuss, interprete anche de ‘Lo Squalo), un’elettricista dell’indiana che dopo un incontro con un UFO diventa ossessionato da un’immagine che gli martella di continuo nella mente: una montagna misteriosa, che comincia a disegnare e riprodurre con tutto ciò che gli capita a tiro (con le matite, col cibo, con la creta) in modo ossessivo e spesso imbarazzante. Come lui si comporta un altro personaggio del film, la bella JILLIAN GUILER, il cui figlio viene rapito dagli alieni in una delle più suggestive e famose scene del film.
Spielberg fece scritturare come attore uno dei suoi registi preferiti, il francese FRANCOIS TRUFFAUT, nel ruolo di CLAUDE LACOMBE, uno scienziato che indaga per conto del governo su misteriosi segnali e indizi di presenze aliene sulla Terra.
Lacombe riesce a interpretare e decifrare UNA STRANA MELODIA EMESSA DAGLI UFO e capisce che gli alieni vogliono comunicare con gli umani alla TORRE DEL DIAVOLO (la montagna misteriosa), uno spettacolare blocco di colonne di basalto realmente esistente in Wyoming. Ed è li che approderanno tutti i personaggi del film che avevano provato un’attrazione inspiegabile nei confronti di quel luogo.
STEVEN SPIELBERG scrisse e diresse ‘Incontri Ravvicinati del Terzo tipo’ dopo aver realizzato soltanto due film per il cinema (‘Duel’ e ‘Lo Squalo’), oltre che una solida esperienza televisiva. Ma lui era un piccolo genio e la sua carriera iniziò con un super 8 quando aveva solo sette anni…
Questo suo terzo film consacrò il suo particolarissimo modo di inquadrare gli attori: lento movimento di camera in avvicinamento verso il viso degli attori, con espressioni stupefatte e incantate, per creare un impatto emotivo nello spettatore, ancora prima di scoprire l’oggetto di questa fortissima emozione.
Questo film è eccezionale, perché esprime in modo (probabilmente) inconscio da parte di Spielberg, tutto il suo vissuto travagliato negli anni della sua difficile adolescenza, quando i genitori cominciarono ad allontanarsi inesorabilmente l’uno dall’altro al punto da divorziare.
La mamma di Spielberg era una pianista professionista, mentre il padre era un ingegnere elettronico terribilmente introverso. Come se non bastasse, il giovanissimo Spielberg subiva continuamente angherie da parte dei compagnia a scuola. Tutto questo patrimonio di sofferenza è il cuore della filmografia di questo grande regista e nel film Incontri Ravvicinati, pulsa più che mai.
Se la mamma pianista e il papà ingegnere non riuscivano a comunicare tra loro, Spielberg trovò un modo tutto suo per ricreare una comunicazione fantastica attraverso questo film: alieni e umani comunicano tra loro attraverso il suono di una tastiera computerizzata. In pratica, Spielberg riuscì a mettere in contatto due realtà così diverse e lontane, di milioni di galassie, attraverso i mestieri dei suoi genitori. Lo scienziato Lacombe studia i dati, perché la matematica è il linguaggio universale di tutti nell’universo… ma Spielberg aggiunge un pizzico di creatività e ricrea, per il contatto tra gli alieni e gli umani, un LINGUAGGIO FATTO DI SUONI E LUCI, CHE IN REALTA’ NON SONO ALTRO CHE LA STESSA ESSENZA DEL CINEMA!
“TUTTO MI FACEVA PAURA QUANDO ERO BAMBINO…”
Queste esperienze hanno permesso al grande regista di RACCONTARE IN MODO PROFONDO E TOCCANTE L’INFELICITA’ DEI BAMBINI. Il suo legame complicato con il padre e la sofferenza che provò quando questi lasciò la famiglia lo segnarono per sempre:
“I FILM SONO STATI LA MIA TERAPIA!”
Proprio per questo INCONTRI RAVVICINATI DEL TERZO TIPO è un film da vedere (o rivedere) assolutamente: è un film di fantascienza tra i più belli mai realizzati perché E’ DIVERSO, parla di persone comuni che soffrono come tutti e che cercano disperatamente di essere capiti, ascoltati e amati.
GLI ALIENI DI SPIELBERG SONO A META’ TRA GLI ANGELI E I BAMBINI, trasmettono purezza e candore, in una narrazione fiabesca ma anche realistica e drammatica, perché i personaggi di questo film sono persone semplici e sole: un elettricista che decide di smascherare l’ipocrisia e le menzogne della società e un’artista solitaria che vive da sola con il figlio in una fattoria.
IL FINALE DEL FILM racchiude una messaggio universale e attuale oggi più che mai: l’incontro dell’alieno (che sembra un piccolo angelo) con lo scienziato francese Lacombe (Truffaut). Il primo incontro ravvicinato tra umani e alieni estremamente identici in un contesto così paradossale, più unico che raro, MA RICCO E PROFONDO per entrambe le parti.
Incontri Ravvicinati tocca il cuore, fa sognare e soprattutto fa sperare in un modo più semplice e profondo di comunicare con tutti… ma proprio tutti! NON CI SONO LIMITI PER CHI APRE IL CUORE E ALZA GLI OCCHI VERSO LE STELLE…