Br1 Venturelli
Italia in Pandino, Liguria on the road sulla mitica quattro ruote
I viaggi in Pandino, da sempre, sono sinonimo d’avventura. Scopriamo insieme il fascino delle Regioni italiane a bordo della mitica 4 ruote. Fratelle e sorelli d’Italia, pandisti di tutto lo “Stivale” benvenuti in questo nuovo articolo! Oggi vi porto in Liguria…
Quando s’intraprende un viaggio on the road, in Panda, esistono dettagli imprenscindibili e inconfutabili. Vorrei potervi dire che un’esperienza come questa è alla portata di tutti, ma così non è. Conoscenze meccaniche, acume tattico e strategia, sono elementi che devono caratterizzare l’intera vacanza. Comprendere, ad esempio, la differenza tra freno e acceleratore è indispensabile…
Il “bolide” in questione è una “Panda Hobby“, mezzo tra i più desiderati del XXI secolo. Un gioiello in grado di garantire il “massimo comfort” su ogni tipo di tracciato: dall’asfalto allo sterrato più impervio. Un’opera ingegneristica, su quattro ruote, nata per competere con le Ferrari…
Ok, in realtà è una semplice macchina 1100cc, ma lasciatemi romanzare un pò il racconto, no?! Proseguo…
E’ una calda giornata di luglio. Le prime luci dell’alba “illuminano il cielo” sopra il Pandino, lasciato fuori dal garage (appositamente) per poter iniziare con queste parole il mio racconto. Maglietta a maniche corte, pantaloncino da trekking, calze tecniche e scarpe da trail-running. Serve forse altro per “domare” un purosangue di metallo in un afoso giorno estivo?!
Si beh, avevo pensato anche io alle infradito, ma poi ho preferito evitare!
Le strade di Maranello (MO) sono ancora deserte, le serrande dei negozi chiuse. La mia città è affascinante come non mai! Giungo al cospetto del monumento-simbolo: il cavallino rampante della “Ferrari”. Due “giri” intorno alla statua e poi via, in direzione del “Passo del Cerreto”. Uno stormo di oche scatenate “starnazza” sulla mia pelle: più mi avvicino ai monti, più l’aria che entra dal finestrino rinfresca. Poco male, godrò della temperatura “briosa” abbandonando la calura della “Pianura Padana”. Dopo alcuni chilometri di marcia, ecco apparire in lontananza la sagoma della “Pietra di Bismantova”, intenta a “fendere l’orizzonte” reggiano. Basti pensare che il “sommo poeta” Dante Alighieri, meravigliato dalla silhouette del “colosso di pietra”, decise di associarla al “Monte Purgatorio” della “Divina Commedia”. Ammiro, per un pò, la natura circostante; poi il moto inesorabile delle lancette mi costringe a riprendere il viaggio. Supero il centro abitato di Castelnovo nè Monti e imbocco la strada verso la Liguria (La Spezia). L’asfalto nero taglia il mondo a metà, la città alle mie spalle è l’ultima frontiera della civiltà. Il mio motore starnutisce un pò (queste frasi le ho già sentite in qualche canzone) mentre percorre il tracciato di montagna, formato da numerose curve e ripidi tratti in salita. La temperatura diminuisce ancora di qualche grado.
PASSO DEL CERRETO
Nuvole grigie come la cenere, oscurano il Sole. Incombe la seria minaccia dI un temporale. Il termometro, questa volta, registra un drastico calo: i denti iniziano a battere all’impazzata. Come nelle migliori “cuevas” di Granada, dove le nacchere scandiscono il ritmo delle serate andaluse, nella vettura sono i molari a produrre la “cacofonia musicale”. Devo ammetterlo, FORSE una giacca avrebbe fatto comodo! Ma poco male, approfitterò del climatizzatore bi-zona dell’auto…in pratica tiro su (a manetta) la levetta dell’aria calda! Raggiungo il “Passo del Cerreto” (diviso tra Reggio Emilia e Massa Carrara), abbandono l’Emilia Romagna e “vengo accolto” dalla Regione Toscana.
AULLA
La “spia arancione” della riserva conquista la mia attenzione, mentre le nuvole cariche di pioggia (fortunatamente) sembrano dissolversi. Supero, uno dopo l’altro, alcuni borghi davvero fantastici: uno su tutti Fivizzano (MS). Ecco apparire l’insegna luminosa di un benzinaio, non ci penso due volte: “disseto” il serbatoio del mio mezzo. Raggiungo Aulla (MS) e a “filo gas”, ne attraverso il territorio comunale ammirandone l’architettura. Il meteo, per buona sorte della mia dentatura, migliora nettamente. Il Levante ligure è vicino, l’odore di salsedine inizia a propagarsi all’interno delle mie narici.
LA SPEZIA
Agglomerato urbano della città di La Spezia. Il Sole cerca di palesarsi, prepotentemente, creando lo spazio necessario, al passaggio dei raggi, tra le nubi. Piacevole sensazione di calore, specialmente per chi (proprio come me) ha deciso di mettersi in viaggio, a bordo di una quattro ruote, indossando “abbigliamento da spiaggia”. Il bitume sotto gli pneumatici e gli edifici cittadini, scorre come una pellicola cinematografica 35mm nello “schermo” del parabrezza. Giungo nella periferia Ovest della cittadina, più precisamente nel quartiere di “Fabiano Basso” (zona stadio) e finalmente “imbocco” la famosa “SP 370” (Strada Provinciale 370 Litoranea delle Cinque Terre) che attraversa, neanche a dirlo, il “Parco Nazionale delle Cinque Terre”. Il tracciato inizia subito ad inerpicarsi lungo le alture della città. Supero alcune piccole frazioni (davvero graziose) e osservo, in distinti punti panoramici, notevoli scorci sul “golfo spezzino”. Tutto davvero incantevole!
CINQUE TERRE
Lo spettacolo visivo, offerto dal paesaggio della costa, è superlativo. Inutile dilungarsi troppo sulla bellezza dei cinque piccoli borghi, adagiati alla perfezione fra mare e monti, divenuti oramai un simbolo del nostro Paese. Da Est a Ovest, le “cinque perle” sono rispettivamente: Riomaggiore, Manarola, Corniglia, Vernazza e Monterosso. Dal 1997, fanno parte della lista dei “Patrimoni dell’Umanità UNESCO”.
Decido di effettuare due fermate prima di proseguire il viaggio. Abbandono la strada provinciale e inizio la lunga discesa verso Riomaggiore. Gran parte dei parcheggi sono riservati ai residenti, ragion per cui, quando quelli a pagamento sono esauriti, la carreggiata che conduce in direzione del paese potrebbe essere temporaneamente “chiusa al traffico”. Fortunatamente la mia Panda non necessità di uno spazio eccessivo e quindi, trovando un piccolo pertugio libero nell’area di sosta, non ho particolari difficoltà nell’identificare un luogo (legale) nel quale lasciare il mezzo. Una passeggiata fino al mare, “piedi a mollo” per qualche minuto (rimanendo incantato dalle barchette in balia delle onde) e poi via, verso la tappa successiva. Salita fino a imboccare nuovamente la “SP 370”, qualche chilometro di marcia ed ecco apparire lo svincolo utile per raggiungere la seconda (e ultima) tappa delle “Cinque Terre”: Manarola. I colori pastello delle case, incastonate sul costone roccioso che si protende sul mare, “regalano” una delle cartoline più famose del mondo. Mi concedo una leccornia tipica della zona: la farinata di ceci. Soddisfo le papille gustative ammirando il panorama e infine, una volta terminato il pasto, mi “rimetto in sella”.
GOLFO DEL TIGULLIO
Affronto, “curva dopo curva”, il tracciato. “Gas a tavoletta” infilo, una dopo l’altra, tutte le traiettorie. Sono letteralmente “”inarrestabile””. Il campo visivo, che traspare dal lunotto, stringe sempre di più. Fatico a deglutire, la tensione è alta. In discesa, ovviamente, il brivido aumenta. Poi, d’un tratto, un ciclista mi supera con “fare disinvolto”. Faccio il mio ingresso nel territorio comunale di Santa Margherita Ligure e successivamente nel “Parco regionale naturale di Portofino”. Il pittoresco villaggio di pescatori fa rima, da sempre, con vacanze esclusive, yacht e VIP da tutto il mondo (e da Pozza di Maranello). Fotografia ricordo. Riprendo la strada principale ma la fame torna a “bussare” al mio stomaco. All’improvviso, ecco la soluzione al problema: Camogli!
MA NO! NON IL PANINO DELL’AUTOGRILL! Camogli il paese. Da queste parti è famosa la focaccia, col formaggio, di Recco.
Seguo le indicazioni fino a raggiungere il centro storico del borgo dove, a fatica, trovo un punto di sosta. Passeggio lungo “Via Garibaldi”, un rettilineo che s’insinua tra il mare e le tipiche abitazioni color pastello, ammirando la “Basilica di Santa Maria Assunta”. Quest’ultima, divenuta uno dei simboli della regione grazie alla struttura simile a una costruzione di sabbia, regala alcune delle cartoline più suggestive d’Italia. Divoro una fetta della tanto agognata e già citata pietanza, mentre passeggio sul bagnasciuga immergendo in acqua, di tanto in tanto, i piedi. Lo scorrere inesorabile delle lancette non consente, però, ulteriore sosta.
GENOVA
Dopo aver percorso 26 chilometri, l’antico borgo di Nervi “apre le sue porte” alla “Superba”. Turisticamente troppo spesso trascurata, Genova è una delle città più affascinanti d’Italia e il suo splendore è rimasto invariato nel corso dei secoli. Questa storica “Repubblica Marinara”, visto il glorioso passato, merita assolutamente una visita. “Zena”, che diede i natali a Cristoforo Colombo, è rinomata (tra gli amanti della cucina) per una delle più famose salse italiane: il pesto. Imperdibili i “Palazzi dei Rolli”, Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, che rappresentano il primo esempio di progetto e pianificazione urbana in Europa. Supero, con lo sguardo estasiato, “Boccadasse” (un quartiere caratterizzato da case tinte a pastello e lambito da una piccola spiaggia di ciottoli) poi il “Porto Antico”, la “Sopraelevata” e infine il “vanto cittadino”: la “Lanterna”. Questo, per me, rappresenta un “check point” importante: mi trovo al cospetto del faro che, per secoli, ha “illuminato la via” ai viaggiatori.
SAVONA
Cala il buio, voglio fermarmi e riposare. Non prima, però, di aver raggiunto Savona e quindi varcato il confine col “Ponente ligure”. Riesco nel mio intento, trovo alloggio presso uno dei pochi alberghi a disposizione e dopo una stupenda doccia rigenerante, mi abbandono tra le braccia di Morfeo…
NO NO, non l’ex giocatore dell’Atalanta! Mi addormento, meglio così?!
Sveglia presto. La giornata promette bene. Il Sole, infatti, ha completamente scacciato le nubi e le poche gocce di pioggia, della sera precedente. Attraverso la città, ammirandone pregi e difetti, alla ricerca di una “location d’impatto” nella quale consumare la colazione. La strada, a questo punto, costeggia nuovamente il mare. La “via Aurelia” si manifesta in uno dei tratti più spettacolari della sua intera percorrenza. Ecco la nota “Baia dei Saraceni“: una delle spiagge più belle d’Italia.
ALASSIO
Appaiono, all’orizzonte, l’agglomerato urbano di Alassio e la “Gallinara”: l’isola a forma di tartaruga. Lo sguardo del “rettile di terra” controlla, da lontano, ogni mio movimento. Non mancate di visitare, in paese, il “muretto di Alassio“, quello che ha ispirato il celebre concorso di “Miss Muretto”. Proprio in questo Comune, inoltre, la Nazionale italiana di calcio organizzò il ritiro pre-mondiale che diede il via alla “lunga cavalcata” verso la “Coppa del Mondo 1982”.
SANREMO
Scopro, alle porte d’Imperia, un dettaglio interessante impresso su un cartello stradale: quest’ultima è considerata la città col clima migliore d’Italia. Costeggiando il mare e ammirando un panorama mozzafiato, continuo la mia “corsa” fino a giungere nella “capitale” della “Riviera dei Fiori”: Sanremo. Questa è la località più famosa del “Ponente ligure”. Proprio qui si svolge, tutti gli anni, il “Festival della canzone italiana” presso il “teatro Ariston”. Molti conoscono questa località per lo sfarzo e le luci scintillanti ma, come in quasi tutti i borghi di questa stupenda Regione, è possibile visitare un meraviglioso dedalo di caruggi: il quartiere storico “Pigna”. Sono ormai vicino al traguardo; acquisto un pò di cibo (presso un discount) e viaggio, sempre più determinato, verso il confine francese distante, oramai, pochi chilometri.
FINE DEL VIAGGIO
Rocce dal color rossastro, a picco su un mare cristallino, attribuiscono il nome al luogo che sto per raggiungere: i “Balzi Rossi“. Questi, sono uno dei siti archeologici più importanti del Mediterraneo, per eccezionalità del luogo e valore storico dei reperti rinvenuti. Una terrazza panoramica fornisce il luogo ideale nel quale consumare il pranzo acquistato in precedenza. Vista la particolarità del luogo, ne approfitto per “immortalarmi” con la mia fantastica compagna di viaggio: la frontiera con la Francia, a pochi passi di distanza, rappresenta la fine del mio itinerario.
Arrivederci al prossimo articolo!
Dal testo alle immagini, ecco il video del mio Pandino
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Crediti Foto: Venturelli Bruno