Attualità
Sanzioni Ue a politici bielorussi per brogli, intimidazioni e violenze
40 tra politici e funzionari pubblici bielorussi non potranno più viaggiare in Ue, e i loro eventuali conti bancari custoditi nei paesi membri dell’Unione saranno congelati.
Questo il contenuto delle sanzioni annunciate venerdì, sanzioni che sono arrivate dall’Unione Europea dopo settimane di discussioni dei rappresentati degli stati membri e del Parlamento.
A porre il veto, finora, era stato il governo di Cipro, che chiedeva sanzioni uguali anche per la Turchia e per la sua politica imperialista nel mar Mediterraneo orientale, ma poi sembra aver cambiato idea, senza spiegazioni chiare.
Escluso Lukashenko
Così venerdì 40 uomini e donne della cerchia di Alexandr Lukashenko – il presidente bielorusso che lo scorso agosto è stato eletto per l’ennesima volta alla guida dello stato – sono stati colpiti dalle sanzioni, ma non Alexandr Lulashenko.
L’ipotesi è che all’Ue non vogliano precludere la possibilità di un dialogo diplomatico, che convinca il previdentissimo a cedere alle richieste dell’opposizione e dei manifestanti, ovvero a indire nuove elezioni anticipate.
I colpiti
Le sanzioni, tra gli altri, hanno colpito il ministro dell’Interno bielorusso, Yuri Karaev, e il comandante delle forze di risposta rapida, Alexandr Valerievich Bykov, con l’accusa di torture ai manifestanti pacifici e di aver commesso arresti arbitrari. Sanzionata anche la presidentessa della Commissione elettorale, Lidia Mikhailovna Yermoshina, accusata di intimidazioni presso la popolazione in favore del voto a Lukashenko.
In tutta risposta, Lukashenko ha ordinato sanzioni all’Unione Europea, ritirando, tra l’altro, gli ambasciatori bielorussi di Polonia e Lituania, e ha poi chiesto ai due paesi di limitare le loro missioni diplomatiche a Minsk. Il presidente ha anche annullato tutti gli accrediti di giornalisti stranieri nel paese, che ora dovranno rifare la domanda da capo – supponendo che diventerà più difficile ottenere l’accredito.
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Crediti Foto: LaPresse