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Salute e influencer: Fedez è utile o pericoloso?

Salute e influencer: Fedez è utile o pericoloso? Gli influencer che parlano di salute psico/fisica si moltiplicano, generando malattie immaginarie e autodiagnosi infondate. Problemi che riducono i benefici della maggiore consapevolezza intorno alla malattia (in particolare psicologica), che soprattutto presso le nuove generazioni non è più un tabù da nascondere, ma qualcosa di cui parlare in pubblico.

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Salute e influencer: Fedez è utile o pericoloso? Gli influencer che parlano di salute psico/fisica si moltiplicano, generando malattie immaginarie e autodiagnosi infondate. Problemi che riducono i benefici della maggiore consapevolezza intorno alla malattia (in particolare psicologica), che soprattutto presso le nuove generazioni non è più un tabù da nascondere, ma qualcosa di cui parlare in pubblico.
Crediti Foto fedez Instagram

Fedez è stato operato d’urgenza per un’emorragia interna due giorni fa, e dopo l’operazione ha fatto un reel su Instagram in cui lancia frecciatine all’ex Chiara Ferragni, fra cui un ambiguo riferimento al fatto che adesso nessuno gli impone di fare video per TikTok mentre è ricoverato in ospedale. Fedez è stato uno dei primi influencer in Italia a parlare in maniera esplicita dei suoi problemi di salute fisica e psicologica, generando un’ondata di imitatori più o meno famosi che hanno ripreso i medesimi temi. Il problema è: il fatto che gli influencer parlino di salute fisica e mentale è un bene o un male? La risposta è molto più complessa di quanto potrebbe sembrare.

Dalla crisi del 2008 alla pandemia

Negli USA i problemi di salute mentale sono un dramma sociale da decenni, ma è solamente a partire dalla crisi finanziaria del 2008 che le celebrities statunitensi hanno deciso di farne un argomento centrale delle loro interviste. Grandi star di oggi, come Taylor Swift addirittura, sorgono durante questo periodo, proponendo il loro personaggio pubblico come portavoce e cura di un pubblico sempre più smarrito e affetto da disagio psicologico e relazionale. In Italia, il connubio tra star e discussione sul disagio psicologico è arrivato un decennio dopo con la pandemia, che ha rotto i tabù culturali legati al parlare pubblicamente dei propri problemi di salute psicologica: pionieri di questo nuovo trend furono proprio i Ferragnez che, a causa del tumore al pancreas di Fedez e della conseguente depressione legata al terrore di morire, riuscirono a tramutare un dramma personale in un nuovo filone social (e in nuovi followers).

Non solo Fedez: Giorgia Soleri

Se Fedez ha rotto il ghiaccio, è stata Giorgia Soleri a impostare il suo personaggio social come paladina degli emarginati a causa di patologie fisiche e psicologiche. I suoi post di informazione sulla vulvodinia, il vaginismo, la depressione, l’aiuto datole dagli psicofarmaci, hanno creato attorno a lei una solida community di persone affette dagli stessi problemi o con parenti con medesimi problemi, community che ne ha permesso la rapida ascesa ma che nel contempo ne ha bloccato l’ulteriore espansione. Infatti, se nell’economia del personaggio Fedez i problemi di salute erano solo una piccola parte del tutto, nel caso della Soleri i problemi di salute ne hanno modellato il personaggio social, creando la percezione presso il vasto pubblico che la Soleri sia “la fidanzata di Damiano con troppi problemi”, etichetta che ancora oggi perseguita l’influencer-modella milanese.

Il nuovo si istituzionalizza

Se Fedez ha rotto il tabù e la Soleri ha creato un modello di personaggio pubblico che si concentra sul tema salute fisica e mentale, dopo di loro il tema è diventato la norma per molti influencer e celebrities nostrane. Da Matilda de Angelis ad Andrea Pinna, passando per moltissime celebrità del cinema e della musica, non c’è intervista in cui i nostri VIP non facciano riferimenti a periodi della loro vita in cui hanno avuto problemi di salute fisica e soprattutto psicologica, raccontando (spesso in maniera enfatica) il loro percorso di caduta nella malattia e di successiva resurrezione grazie ad amici, famiglia e medici/psicologi. Questo racconto di caduta e redenzione è diventato un vero e proprio topos letterario nelle interviste, tanto che ormai è difficile distinguere quando questi racconti di disgrazie sono reali o quando sono messi dentro a forza nel proprio racconto autobiografico perché è di moda farlo.

E’ un bene che influencer e celebrityes parlino di salute psico/fisica?

Non esistono veri e propri studi scientifici che possano dare una risposta netta a questa domanda. Per ora, sia negli USA che in Italia, sono state avanzate alcune osservazioni su cui vale la pena riflettere: il fatto che gli influencer abbiano apertamente parlato dei loro problemi di salute ha contribuito ad abbattere lo stigma sulla malattia, in particolare quella psicologica. Ha anche contribuito a far conoscere al grande pubblico patologie rare e pressoché sconosciute al di fuori dell’accademia come la vulvodinia, oppure neurodivergenze come l’autismo. I problemi generati da questo aumento di conoscenza però sono altrettanto gravi: è aumentata a dismisura la tendenza all’autodiagnosi, non più basata sulle ricerche su Google ma sui reel delle celebrities e degli influencer, reel che spingono i followers a controllare se i sintomi della malattia che affligge i propri beniamini è presente anche in loro. Il problema è particolarmente grave nel caso di patologie psicologiche: molti professionisti del settore lamentano come i pazienti vadano da loro lamentando la stessa patologia (di solito bipolarismo, depressione, ansia cronica, ecc) descritta un giorno prima nel reel del loro influencer preferito.

La confusione fra malattia e il normale disagio

Un altro problema grave è la confusione generata dagli influencer fra malattia (fisica/psicologica) e normale disagio, dettato dalle difficoltà che tutti trovano nella vita. Molto spesso gli stessi influencer che pretendono di fare reel informativi su disturbi e malattie non distinguono fra problemi temporanei dettati dalle difficoltà della vita e le patologie, autodiagnosticandosi disturbi che non hanno e spingendo i followers a fare lo stesso. Facciamo un esempio pratico: molti influencer scambiano la normale tristezza dovuta ad un fallimento lavorativo o una rottura con il/la partner con la depressione, e lo fanno perché nel loro modo di pensare qualsiasi forma di malessere prolungato non può essere che una malattia, che va immediatamente curata per tornare performanti. L’idea che la vita possa riservare momenti bui, che questi momenti vadano accettati e interiorizzati, e che tutto questo richieda tempi lunghi, per il loro stile di vita e il loro lavoro è inconcepibile: per chi è costretto a fare 4 reel al giorno ed essere sempre pronto a vendere prodotti/servizi al pubblico, è impensabile poter prendersi una pausa dal video di qualche settimana o mese per riflettere sul proprio dolore (che non è una malattia!!). Molto meglio vedere in questo malessere una patologia, curabile in brevissimo tempo da uno specialista, con dei farmaci.

Cosa ci aspetta nel futuro?

Sicuramente il tema salute (in particolare psicologica) sarà sempre più presente nel dibattito pubblico e nei social in futuro. La crisi economica, la progressiva privatizzazione della sanità, le sempre maggiori difficoltà relazionali che affliggono le nuove generazioni sono tutti fenomeni strutturali che alimentano questo continuo bisogno di parlare di salute e trovare rimedi per i propri disturbi. Il problema che abbiamo evidenziato, cioè che gli influencer spesso parlino in modo poco scientifico di questioni riguardanti la salute (in particolare psicologica), è allo stesso modo destinato a rimanere invariato in futuro: gli influencer non sono né medici né psicologi, il loro parlare di salute ha il fine di fidelizzare i followers per vendere prodotti, non per aumentare la salute pubblica in generale, quindi non hanno alcun interesse a rendere la loro comunicazione più scientifica e professionale su questi temi. Detto in modo lapidario: in futuro gli influencer parleranno sempre più di salute, e lo faranno sempre peggio perché il loro obbiettivo non è farci star meglio, ma venderci cose che ci illudano di star meglio.

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