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Recovery Fund: arriva la risposta dei Paesi del Nord Europa

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Dopo la proposta di Francia e Germania su come implementare il Recovery Fund non si è fatta attendere la risposta dei Paesi del Nord, i cosidetti “Paesi frugali” come li ha soprannominati il Financial Times. Austria, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia non avevano – infatti – apprezzato la proposta di Parigi e Berlino che parlava di 500 miliardi raccolti dall’emissione di bond sul mercato e destinati agli Stati dell’Unione Europea più colpiti dall’emergenza sanitaria.

Il cancelliere austriaco Sebastian Kurz era già stato chiaro. Nessun aiuto a fondo perduto, ma solo prestiti per aiutare chi ha più risentito dell’impatto della pandemia. E di prestiti parla – infatti – la risposta dei quattro Paesi del Nord Europa inviata a Bruxelles. Austria, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia pensano all’istituzione di un fondo di emergenza limitato a due anni. Una “tantum” che dovrebbe basarsi su “prestiti a condizioni favorevoli” come si legge nel documento. Lo scopo sarebbe quello di limitare il rischio per gli altri Stati-membri. Un approccio ben lontano dallo spirito di condivisione che ci si aspetterebbe emergere da un’unione non solo monetaria ed economica.

“Non possiamo concordare sulla creazione di strumenti o misure che portino alla mutualizzazione del debito e a significativi aumenti di bilancio” continua il documento. Quello che i Paesi del Nord propongono è dunque un “supplemento” al pacchetto di misure da 540 miliardi già messe in campo dall’Ue. Ma con una forte partecipazione della Corte dei conti europei, della Procura europea e dell’Ufficio anti-frode a controllo dell’erogazione dei prestiti. I Paesi frugali insistono poi sulla necessità di riforme che preparino gli Stati-membri ad affrontare altre crisi in futuro. In altre parole, i fondi erogati sottoforma di prestiti dovrebbero andare a potenziare i settori di ricerca e innovazione, accelerare la transizione verso la digitalizzazione e un futuro più ecosostenibile, oltre che per garantire “una maggiore resilienza del settore sanitario”.

Aver convinto la Germania a schierarsi con i Paesi del Sud Europa, i più colpiti dall’emergenza e di conseguenza favorevoli ad aiuti a fondo perduto, non è bastato. Il blocco del Nord si è compattato elaborando una proposta opposta a quella franco-tedesco. A quattro giorni dalla presentazione del piano sul Recovery Fund della presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen. Lo storico accordo su una risposta comune alla crisi da Covid-19 rischia così di diventare sempre meno storico, perdendo parte della sua carica. L’Europa è ancora una volta spaccata e viaggia a due velocità. E nessuno vorrebbe trovarsi al posto di Ursula Von der Leyen.

 

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Crediti foto: LaPresse