Il concetto di competizione può avere un’accezione positiva o negativa a seconda delle sfumature e del livello di intensità.
Quando è sana e funzionale, la competizione può essere utile per migliorare le incertezze ed i propri limiti. Un atteggiamento positivo può spingere l’individuo a misurarsi con sfide sempre più importanti ed a perfezionare le sue abilità in uno o più campi specifici.
Al contrario, quando è esagerata e disfunzionale, porta con sè effetti negativi, gettando il soggetto verso lo sconforto e la frustrazione.
Gli ambiti in cui solitamente viene manifestata sono la scuola, lo sport ed il lavoro. Gli individui competitivi, tendono a voler primeggiare a tutti i costi, a sfidare i propri limiti ed a misurare le proprie capacità in vari settori dell’esistenza.
A volte, però, la competizione può essere aggressiva e manifestarsi con un atteggiamento esasperato che fa emergere il lato negativo di un atteggiamento mentale di per sè neutro. La tendenza ad autoingigantire le proprie capacità ed a denigrare gli altri sono fattori associati con la competitività cattiva.
L’automiglioramento, invece, è associato alla sana competitività. Quando i livelli di attitudine a migliorarsi raggiungono livelli elevati e disfunzionali, è opportuno rivolgersi ad un terapeuta cognitivo comportamentale per ritrovare l’equilibrio necessario a se stessi ed alla sfera delle proprie relazioni interpersonali e sociali.
Dott.ssa Alessandra Bisanti, Psicologa, Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
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