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Venezuela: verso la riconferma della coalizione di Maduro

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Dopo le elezioni amministrative per rieleggere l’ìAssemblea Nazionale (277 seggi) di domenica, in Venezuela, con il 98,63% dei voti scrutinati, si avvicina sempre di più la riconferma della coalizione filogovernativa Gran Polo Patriótico, la coalizione fondata nel 2011 dall’allora presidente Hugo Chávez, e di cui l’attuale leader è il presidente Nicolás Maduro.

Il Gpp è infatti in testa con il 68,43% dei voti a favore, mentre la principale coalizione d’opposizione è formata da AD, Copei, Cambiemos e AP, che raccolgono complessivamente il 17,51% dei voti. I restanti voti sono suddivisi fra un’altra coalizione di opposizione, il Partito Comunista del Venezuela e altri partiti minori. Il dato che ha lasciati perplessi tutti è l’affluenza alle urne: 6.251.008 i cittadini che hanno votato, con una affluenza alle urne del 30,50% degli aventi diritto.

Il segretario di Stato Usa Mike Pompeo ha già dichiarato che le elezioni non sono credibili, e che per gli Stati Uniti il vero presidente venezuelano è il filostatunitense Guaidò, mentre il Comitato Nazionale Elettorale di Caracas conferma la vittoria di Maduro, da sempre anti-imperialista, anti-neoliberista e per forza di cose anti-statunitense.

Anche l’alto rappresentante Ue Josep Borrell ha dichiarato che “I ministri degli esteri Ue in modo unanime hanno concordato” che le elezioni venezuelane del 6 dicembre 2020 per l’assemblea nazionale “non hanno rispettato gli standard internazionali minimi per un processo credibile per mobilitare il popolo venezuelano a partecipare”. Insomma, la riconferma al governo fa discutere tutto l’occidente, che si vede sottratti possibili interessi economici politici dalla riconferma del presidente Maduro.

L’Ue chiede ai legislatori Venezuali di uscire da una fantomatica crisi politica “nell’interesse del popolo venezuelano”, ovvero andando a nuove elezioni controllate dall’esterno, che garantiscano la possibilità, per i paesi Ue, di garantire gli aiuti finanziari necessari alla popolazione, per riprendersi dall’enorme crisi economica aggravata anno scorso dall’embargo made in Usa.

Sembra quasi che l’occidente faccia buon viso a cattivo gioco.

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Foto: LaPresse