Attualità
Inchiesta mascherine irregolari, interrogato l’ex commissario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri
E’ indagato per abuso d’ufficio e peculato
L’ ex Commissario per l’Emergenza Covid, Domenico Arcuri, è stato ascoltato dalla Procura di Roma in merito all’ inchiesta sulle mascherine anti Covid provenienti dalla Cina, nell’ambito della quale è indagato per i reati di abuso d’ufficio e peculato. E’ quanto comunica l’ufficio stampa dell’ex Commissario, secondo cui “è stato così possibile un confronto e un chiarimento che si auspicava da molto tempo con l’Autorità giudiziaria, rispetto alla quale sin dall’origine dell’indagine Arcuri ha sempre avuto un atteggiamento collaborativo, al fine di far definitivamente luce su quanto accaduto”.
L’ex capo della struttura commissariale venne iscritto anche per il reato di corruzione, fattispecie per la quale i pm capitolini, coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Ielo, hanno sollecitato l’archiviazione.
L’INCHIESTA. Su disposizione della Procura di Roma sono state sequestrate dalla Guardia di Finanza oltre 800 milioni di mascherine provenienti dalla Cina risultate “non regolari”. “L’esame fisico/chimico delle mascherine e dei dispositivi di protezione acquistati, compiuto tanto dall’Agenzia dogane di Roma” che da “consulenti nominati” dai pm ha dimostrato che “gran parte” dei dispositivi per i quali si è disposto il sequestro “non soddisfano i requisiti di efficacia protettiva richiesti dalle norme Uni En” e “addirittura alcune forniture sono state giudicate pericolose per la salute“. Lo scrive la Procura di Roma nel decreto di sequestro.
I Dpi in questione, sia mascherine chirurgiche che Ffp2 e Ffp3 o Kn95, non hanno passato gli esami all'”aerosol di paraffina” ed “aerosol al cloruro di sodio”. Nel documento i magistrati scrivono che “appare necessario procedere al sequestro probatorio di tutte le mascherine chirurgiche e di tutti i dispostivi di protezione attualmente giacenti. Sia di quelli appartenenti a partite giudicate inidonee, sia quelli appartenenti a partite non esaminate – potenzialmente inidonee o pericolose – non essendo stato possibile, in base alle informazioni ottenute dalla Struttura Commissariale, distinguerli da quelli di partite esaminate con esito regolare al fine di garantire la possibilità della perizia, evidentemente necessaria per la prova di responsabilità penale e per l’accertamento di idoneità”.
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Crediti foto: LaPresse