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Perù: non terminano gli scontri. Due vittime tra i manifestanti

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Le sorti del governo peruviano sono una nebulosa caotica. 13 su 18 infatti i ministri hanno rassegnato le dimissioni assieme al presidente ad interim Manuel Merino, designato dalla maggioranza del Parlamento dopo il voto di sfiducia a Martín Vizcarra, accusato di corruzione.

Da ormai una settimana però il popolo del Perù è sceso in strada a protestare contro la scelta del Parlamento di istituire un governo provvisorio, scontrandosi in più occasioni con la polizia, che, a detta delle autorità, si sarebbe limitata a disperdere i protestanti più aggressivi con idranti, lacrimogeni e pallettoni di gomma rivestiti di acciaio, i cosiddetti perdigones. Il reparto più violento, denominato Gruppo Terna, sarebbe la fonte degli attacchi più violenti.

Sono già due le vittime delle forze dell’ordine, e non sono certo morte sotto i colpi non-letali. Nei loro corpi sono state trovate tracce di piombo, e addirittura, mentre il ministero della Salute, naturalmente, generalizza parlando di corpo estraneo, l’ente sanitario Essalud, gestore dell’ospedale dove era stata trasportata una delle vittime, Percy Pérez Shaquiama, di 27 anni, ha precisato di aver trovato nel corpo del giovane un proiettile.

Il ministero dell’Interno aveva sempre negato di aver impiegato armi da fuoco contro i manifestanti, così il ritrovamento nel corpo della vittima ha scosso ancora di più gli animi dei manifestanti, che hanno addirittura denunciato l’infiltrazione, tra di loro, di agenti camuffati, responsabili dell’utilizzo di armi da fuoco.

Tra i social e i media sudamericani girano gli appelli di persone che chiedono notizie di almeno 40 persone scomparse mentre partecipavano alle manifestazioni. Il presidente temporaneo ha chiesto di mantenere la calma, attendendo le elezioni di aprile per cambiare governo e deputati, ma non è bastato.

Per le strade di Lima si sono alzate le barricate, e da oltre sei giorni i manifestanti resistono agli attacchi delle forze dell’ordine chiedendo subito la destituzione del governo provvisorio, cui è stato affidato l’esecutivo – a detta dei protestanti – solamente per coprire le malefatte dei politici corrotti, di cui l’ex presidente Vizcarra sarebbe la punta più limpida dell’iceberg.

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Foto: LaPresse