Seguici su

Attualità

Nuovo lockdown in Regno Unito, ma non riguarda Londra

Pubblicato

il

Un’impennata di casi nel Regno Unito ha portato ad un nuovo lockdown nelle zone del Nord-Est, incluse le aree di Manchester e Birmingham. Qui i casi di Covid-19 sono compresi tra i 70 e i 103 per 100mila abitanti. Per il momento Londra è esclusa, ma si teme che possa essere la prossima. Dalla mezzanotte di ieri quasi 10 milioni di persone (circa un sesto della popolazione della Gran Bretagna) si confronteranno con nuove misure restrittive, in seguito ad un aumento sensibile dei contagi con 4mila nuovi casi registrati in 24 ore solo qualche giorno fa.

Solo la settimana scorsa era stato imposto il divieto di riunirsi in più di sei persone in tutto il Regno Unito. Da adesso, inoltre, nelle aree interessate sarà consigliato viaggiare sui mezzi pubblici solo in casi strettamente necessari, pub e ristoranti chiuderanno alle dieci e non si potranno frequentare persone al di fuori del proprio nucleo familiare.

In questo modo il premier Boris Johnson punta a salvare il Natale, come lui stesso ha dichiarato nel suo appello a rispettare le regole. Se nel giro di qualche settimana il numero dei contagi non dovesse rientrare, infatti, potrebbe scattare un nuovo lockdown a livello nazionale. A quel punto chiusure e smart working potrebbero danneggiare ulteriormente l’economia britannica, già provata dalla prima ondata di Coronavirus e dall’imminente uscita dall’Europa. Il numero dei contagiati e dei ricoverati in ospedale resta ben lontano dai livelli registrati a marzo e aprile, ma nessuno vuole correre gli stessi rischi di qualche mese fa.

La tendenza è quella di un aumento dei casi in tutta Europa. In Francia, ad esempio, il numero dei ricoverati in terapia intensiva sta crescendo. Mentre, in Germania i nuovi casi hanno superato la soglia di 2mila in un giorno. “Oltre la metà dei Paesi Ue ha registrato aumenti di oltre il 10% e in sette Paesi l’aumento dei casi è stato pari a più del doppio”, ha ricordato Hans Kluge, direttore regionale dell’Oms per l’Europa. Un “trend allarmante”, ha aggiunto, che si verifica proprio in concomitanza con la scelta di alcuni Paesi di ridurre il periodo di quarantena di due settimane.

 

Clicca qui per seguire OA PLUS su INSTAGRAM

Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nosta PAGINA OA PLUS

Crediti foto: LaPresse