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Meghan Markle non è una di noi
Meghan Markle non è una di noi. “With love, Meghan” fallisce nel tentativo di rebrendind di Meghan, ma ricuce i rapporti con la Royal Family.

Passata un mese dal lancio della serie “With love, Meghan”, è ora di bilanci. Nonostante la settimana del lancio abbia fatto il botto, rientrando nei contenuti più visti in metà della nazioni occidentali, già la seconda settimana è scomparsa dai radar. Allo smacco del numero di streaming si devono aggiungere le recensioni negative di stampa e utenti, che hanno stroncato il programma. Secondo rumors interni alla dirigenza Netflix, la multinazionale sarebbe intenzionata a far andare in onda la seconda stagione, per poi scindere o rinegoziare al ribasso il contratto con la Duchessa di Sussex. Insomma si paventa un secondo affaire Spotify. Vediamo che succede.
Meglio lasciar stare Lady D.
Prima di descrivere cosa accade con “With love, Meghan” dobbiamo fare un veloce recap della situazione. La Markle sposa Henry duca di Sussex nel 2018, entrando così nella casa reale inglese. La sua idea di rinnovamento dell’immagine pubblica della Royal Family britannica è semplice: continuare il lavoro interrotto da Lady Diana e rendere più pop e accessibile la veneranda istituzione britannica. Scegliere di raccogliere il testimone di Lady D. non è semplice: la compianta principessa infatti era riuscita a creare un fenomeno unico, in cui il personaggio recitato davanti alle telecamere, la persona che lo recitiva e il mezzo in cui il tutto veniva registrato (la tv) si fondevano perfettamente. Un progetto ambizioso insomma, il cui successo non è garantito, e infatti
Instagram qui non prende
E infatti le magagne risultato evidenti fin da subito. Meghan replica il personaggio Lady D. adattandolo all’epoca dei social, e trasformandolo da diva a influencer. Cosa poteva andare storto? Beh tutto: il un membro della casata reale è una figura istituzionale e politico, con il compito di essere superpartes e di rappresentare tutti gli inglesi, cosa che mal si concilia con il protagonismo divisivo dell’influencer. Se a questo si aggiunge che Meghan è statunitense, la questione si fa complicata: gli inglesi pretendono dalla royal family la perfezione delle proprie virtù nazionali, cioè compitezza, sobrietà, educazione, discrezione; esattamente l’opposto del carattere nazionale statunitente rude, diretto ed esibizionista, e Meghan è tremendamente statunitense.
Epic fail
Non si può dire che Meghan non ci abbia provato. La sua riscrittura del personaggio di Lady D. è stata portata avanti per due anni, segnati da polemiche, scandali ma soprattutto dalla rapidissima discesa di popolarità presso gli inglesi. Lo smacco è tale che Meghan fallisce non solo nel voler emulare Diana, ma perde il confronto persino con Kate Middleton. Visto il disastro in termini di popolarità, Meghan e consorte scelgono di abbandonare l’Inghilterra per la più accogliente e familiare America, ma qui iniziano altri tipi di magagne
Gli USA non sono una monarchia
Sulla carta il ritorno negli USA è un’ottima mossa. Meghan è ricordata come star della serie di successo Suits, conosce pubblico e cultura, in più si porta dietro il titolo di Duchessa di Sussex che fa molto aristocratico ed esotico. Meghan però non calcola un particolare: l’identità nazionale statunitense si è costituita sull’odio per la monarchia e la nobiltà inglese, contro cui è stata combattuta la guerra d’indipendenza. Il suo chiassoso ritorno con tanto di titolo nobiliare, pretese di voler intervenire nel dibattito politico, nonché le polemiche che la casata reale che creano imbarazzi diplomatici fra USA e UK, le alienano fin da subito una buona parte del pubblico USA. Meghan voleva tornare a casa per riprendere il personaggio di donna emancipata ed impegnata socialmente dell’epoca Suits, e si ritrova ad essere percepita come un’avida arrivista piantagrane.
“With love, Meghan” poteva essere il riscatto, e invece
Dopo un podcast dai risultati altalenanti per Spotify, Meghan ottiene un contratto faraonico con Netflix per produrre una serie a tema lifestyle. Sulla carta in “With love, Meghan” doveva essere un’operazione chirurgica di rebrending, un modo per chiudere definitivamente con l’esperienza inglese pur mantenendo i vantaggi (il titolo nobiliare), e nel contempo riconquistare il pubblico USA eliminando l’aura da aristocratica parvenu. Dal set prescelto, agli abiti utilizzati, passando per stoviglie e arredamenti tutti rigorosamente quite luxury, fino agli ospiti invitati rigorosamente USA-cosmopolita nel midollo, sembrava tutto perfetto. Invece fin dalla prima puntata si vede chiaramente che qualcosa non funziona
Qui tutto non quadra
Il format scelto è un misto mare fra il reality, il video Instagram di cucina e lifestyle (che dura però 50 minuti invece di 2) e il trend USA della trade wife, ossia della donna laureata ed emancipata che sceglie volontariamente di fare la casalinga. Di fatto quel che viene fuori è una sorta di fantasy sulle classi sociali: per 6 puntate Meghan tenta di convincerci d’essere diventata una felice casalinga e devota madre e moglie, intenta a godersi le gioie della vita comune. Casalinga middle class che però esibisce abiti di lusso, una casa mastodontica con orto e giardino di ettari vicino ad un rinomato parco nazionale in California (!!). Il tutto immerso in un mare di melassa, con continui complimenti telefonati fra lei gli ospiti, fra lei e la troupe e strizzate d’occhio al pubblico da casa.
L’impegno c’è
Non si può dire che Meghan non s’impegni. Fa di tutto per sembrare modesta e gentile, umile e alla mano, e ci prova veramente a farci credere che quello che stiamo vedendo è la vita che qualunque donna di classe media potrebbe fare, se solo lo volesse. Il problema, e paradossalemente l’unico punto interessante, è che l’aver incorporato nella formula il reality fa saltare l’idillio: dai sorrisi imbarazzati quando l’ospite spande una goccia di miele sul piano cucina firmato (e sponsorizzato), al piccato ricordare che lei e sì umile e alla mano ma è pure la duchessa di Sussex, nelle 6 puntate la maschera del personaggio si crepa e lascia intravedere una persona completamente diversa, che sta recitando, cioè lavorando, proprio quello che la trade wife non fa e aborre.
Il corto circuito del successo
I paradossi della serie si riflettono sul paradosso dei risultati in termini di audience. La serie è stata in cima ai programmi più visti su Netflix per una settimana, per poi scomparire nel dimenticatoio. E’ stata massacrata dalla critica, ma ancor peggio dal pubblico: solo il 10% degli utenti l’ha apprezzata. Eppure i vestiti e l’arredamento mostrati da Meghan hanno avuto impennate di vendite, al contrario dei cibi senza marca che utilizzava, che non sono piaciuti. Il problema è che questi cibi sono i prodotti del suo personal brand As Ever che è stato lanciato subito dopo la serie, brand ci cui è partner pure Netflix, e che non pare abbia sfondato. La nota positiva è che sulla serie si è espressa positivamente la casa reale, per bocca di Kate Middleton.
Il futuro
Per Meghan il futuro è incerto. Secondo i ben informati Netflix non è stata contenta dei risultati, ma soprattutto delle stroncature impietose di pubblico e critica. Nonostante questo la serie ha aggiustato i rapporti fra lei e la Royal Family britannica, che vede di buon occhio la svolta depoliticizzata e più sobria della Markle. La seconda stagione della serie è stata girata (e pagata) insieme alla prima, e Netflix ha deciso che la manderà in onda in autunno, nonostante i malumori dei vertici aziendali. Il marchio As Ever nonostante non abbia ancora nulla in vendita, ha già problemi societari e d’immagine, e per di più è stato stroncato dalle riviste specializzate in lifestyle. Il futuro di Meghan è in salita, e dipenderà molto da come andrà la seconda stagione di “With Love, Meghan”, e se As Ever riuscirà a fatturare. Non ci resta quindi che sederci ed aspettare.